Nei giorni scorsi, come vi abbiamo riportato, la Williams ha ingaggiato Oliver Turvey, proveniente dalla McLaren, come pilota per il simulatore di Grove. Notizia apparentemente marginale, specie nella settimana in cui il debutto di Lewis Hamilton in Ferrari ha catalizzato tutte le energie mediatiche, sia di chi fa informazione sia di chi ne fruisce.
L’acquisizione del pilota-ingegnere, invece, ha una grande valenza nell’economia del futuro della rinomata scuderia inglese, che si sta strutturando per tornare grande, come ha ammonito Fernando Alonso, il quale li vede come soggetti da tenere d’occhio dal 2026 in poi: leggi qui.
Turvey dovrebbe lavorare sul nuovo simulatore che sta per debuttare nella sede della factory inglese. Si tratta di uno strumento di vitale importanza in una Formula Uno sempre più virtualizzata, un vero e proprio asset che il gruppo Dorilton Capital, l’azionista che detiene il pacchetto di Williams Racing, ha deciso di implementare per supportare la crescita di medio-lungo periodo.
Uno sviluppo che non si può realizzare solo tramite ingegneri e piloti del calibro di Carlos Sainz, ma anche – e soprattutto – attraverso strumenti all’avanguardia in grado di accorciare, e nel tempo chiudere, il gap strutturale che la scuderia fondata da Sir Frank accusa rispetto alla concorrenza.

Williams: il nuovo simulatore è parte di una serie di interventi strutturali di ampio respiro
Si ricordi che James Vowles, appena arrivato dal super tecnologico campus di Brackley, aveva fatto notare che in Williams c’era così tanta arretratezza strutturale e organizzativa che si catalogavano ancora i pezzi con un tool come Microsoft Excel. Questa era solo la punta di un iceberg di inadeguatezza su cui l’ex Mercedes lavora giorno e notte, iniziando a produrre i primi risultati. Non è un caso che un pilota come Sainz sia stato convinto da un progetto che intende dare seguito ad ambizioni che non possono essere solo verbali.
Come Aston Martin e Haas, che sarà supportata dalla collaborazione con Toyota, la Williams si dota di uno strumento che sostituisce il vecchio e ormai datato sistema, incapace di offrire risposte credibili e di gestire alcune caratteristiche delle vetture odierne. Con un quadro regolamentare del tutto nuovo verso cui la Formula 1 si sta muovendo, è stato necessario compiere questo ulteriore sforzo per non operare più in condizioni di ritardo che negli ultimi anni hanno relegato Grove allo scomodo ruolo di nobile decaduta.
Dorilton non si limita al simulatore: sta investendo in diverse aree, senza dimenticare la razionalizzazione dei processi organizzativi interni. Il gruppo non sta lesinando risorse, ovviamente in ottemperanza alle regole fiscali della F1, che non permettono di intervenire a piacimento, ma in base a precisi vincoli normativi.
Il nuovo simulatore rappresenterà un passo in avanti deciso sia sul fronte hardware che software, con l’obiettivo di garantire che le informazioni ottenute siano il più possibile vicine alla realtà.

Oliver Turvey: un tester per calibrare il nuovo simulatore Williams
L’ingaggio di Turvey si è reso necessario per affidare la calibrazione e l’utilizzo del sistema a chi ha già esperienza con uno dei simulatori più efficienti del Circus, quello della McLaren. Ecco perché l’operazione è tutt’altro che secondaria e va letta nel contesto più ampio in cui subentrano altre dinamiche.
Gli effetti di questi sforzi potrebbero non essere immediatamente visibili, anche se a Grove non intendono considerare il 2025 come un semplice anno di transizione. L’obiettivo è consolidare la crescita portando il team al centro del gruppo in termini di valore espresso.
Non sarà semplice, poiché la concorrenza non resterà a guardare, ma gli sforzi prodotti negli ultimi anni, compresa una campagna di acquisizioni ingegneristica di alto livello, dovrebbero aiutare la Williams a uscire dalle sabbie mobili delle ultime posizioni. Se lo augura Sainz e lo sperano gli appassionati che desiderano rivedere una scuderia di tale prestigio ai livelli che le competono.
Crediti foto: Williams Racing