La F1 si appresta al suo prossimo campionato, il 75° della sua straordinaria storia. La nuova competizione, dopo anni di immobilismo, vedrà una vera e propria rivoluzione nel roster della classe regina del motorsport con ben sei caschi nuovi di zecca.
Dall’academy della Red Bull, che dopo ben quattro anni è ritornato in funzione, le novità più grosse, con Liam Lawson promosso a Milton Keynes a discapito di Yuki Tsunoda che avrà come compagno di squadra Isack Hadjar, vicecampione di F2.
In Mercedes vedremo Andrea Kimi Antonelli, un italiano in un top team, che sostituirà nientepopodimeno che un sette volte campione del mondo come Lewis Hamilton.
In Haas vedremo il talentino della Ferrari, Oliver Bearman, così come nella Stake F1 Team Kick Sauber, ultimo anno prima di cambiare denominazione in Audi, il campione del mondo di F2, Gabriel Bortoleto. Per ultimo, il figlio d’arte Jack Doohan, pargolo del campione del mondo di motociclismo Mick, che guiderà per l’Alpine.
Oltre a questi volti nuovi, il primo vero botto del 2024, che ha dato il via a tutto, è stato l’ingaggio di Lewis Hamilton da parte della Ferrari.
Non tutte queste scelte sono state apprezzate dagli addetti ai lavori, fan e appassionati della categoria. Su Hamilton in Ferrari, il parere di molti, viste le ultime non brillanti prestazioni del fenomeno di Stevenage con le decadenti Mercedes degli ultimi tre anni, contro un Leclerc nel pieno della sua carriera, è che sia una scommessa persa e che il rapporto tra l’inglese la Rossa sia puramente di natura commerciale.
Avrebbero preferito che Sainz, pilota solido con esperienza decennale, rimanesse a Maranello. Invece, il driver madrileno dovrà accontentarsi della Williams. Carlos avrebbe fatto comodo a qualsiasi dei top team in griglia, alla Red Bull e alla Mercedes in particolare, ma per un motivo o per un altro, lo spagnolo è stato snobbato.
La settimana scorsa ha fatto rumore, come citato sopra, la promozione di Lawson in Red Bull con appena 11 Gran Premi disputati. Visti i buoni numeri ottenuti da Tsunoda nella sua permanenza nel team satellite, la faentina Visa CashApp Racing Bulls, ci si aspettava di vedere il giapponese di fianco al tetracampione Max Verstappen. Ma la Red Bull, visto il termine del rapporto con la Honda, ha preferito il neozelandese, che secondo Marko e la dirigenza ha ampi margini di crescita.

La F1 è meritocratica?
La Formula 1 non è meritocratica: forse lo è stata per qualcuno che si è dimostrato un fenomeno, ma per gli altri contano i soldi che possono portare in dote. Le scuderie sono aziende private che guardano al profitto e alla propria immagine. Devono tener conto di un consiglio d’amministrazione che vota la vita o la morte sportiva di un pilota. Non sono delle onlus che realizzano i desideri di chi si dice “meritevole” di gareggiare in F1, in un determinato team, seppur abbia tutti i numeri.
Le scuderie fanno le proprie scelte, basandosi sulle proprie valutazioni e su votazioni di un consiglio d’amministrazione. Non stanno dietro alle congetture dei media o ai social. Possono far discutere e non piacere a un’ampia fetta di pubblico, ma se hanno fatto una scelta, giunge con la consapevolezza dei rischi che essa comporta.
La F1 è un mondo spietato, dove non si guarda in faccia a nessuno, figuriamoci innanzi a numeri “meritevoli”. Questa è la Formula 1, bisogna solo accettarlo.
Crediti foto: Alpine F1