Negli ultimi anni, la F1, grazie all’acquisizione di Liberty Media, ha vissuto un vero e proprio boom: di presenze durante i Gran Premi, degli ascolti televisivi e delle interazioni sui social media. Per non parlare poi del vero e proprio capolavoro rappresentato dalle numerose lettere d’interesse che la serie riceve dai Paesi desiderosi di ospitare un Gran Premio.
A Liberty Media sta molto a cuore l’immagine della Formula 1, tanto da mostrarla come un ambiente sano, dove tutti si vogliono bene. A tal fine, ha persino contattato il gigante delle piattaforme streaming, Netflix, commissionandogli una docuserie come Drive to Survive. Ma la compagnia di mass-media non potrà mai cambiare la natura spietata della F1.

F1: addii e promesse disattese
Nell’ultimo anno, il Circus ha mostrato tutto il suo lato oscuro: tra addii, rinnovi di contratto mai arrivati, legami non rispettati, licenziamenti in corsa e poche opportunità di mercato.
Basti pensare a Carlos Sainz, che aspettava il rinnovo dalla Ferrari ma è stato scaricato in favore di Lewis Hamilton. Lo spagnolo, non solo lasciato di punto in bianco, ha trovato tutte le porte chiuse da parte dei top team e ha dovuto accontentarsi della modesta Williams. Hamilton, dal canto suo, ha abbandonato facendosi pochi scrupoli la Mercedes dopo anni di trionfi e domini, non vedendo un futuro di vittorie.
Sergio Perez, dopo aver ottenuto un rinnovo dalla Red Bull a maggio, ha vissuto un anno disastroso ed è stato licenziato a fine stagione. Poi ci sono i piloti scaricati in corsa, come Logan Sargeant in favore di Franco Colapinto in Williams, o il ritorno di Liam Lawson, che ha costretto l’amatissimo Daniel Ricciardo della Visa CashApp Racing Bulls a cedere il posto. Anche Esteban Ocon, per un compromesso con Alpine, non ha partecipato all’ultimo Gran Premio stagionale di Abu Dhabi, sostituito dall’esordiente Jack Doohan.
L’australiano correrà i primi Gran Premi con l’ombra di Franco Colapinto, pronto a subentrare se il pilota australiano non dimostrerà di avere le doti necessarie per competere in F1. Rimanendo in casa Alpine, sotto la guida del rientrante manager italiano di successo Flavio Briatore, il team ha abbandonato gli storici motori Renault, mettendo in crisi centinaia di famiglie nella fabbrica di Viry-Châtillon, in favore dei motori Mercedes, ritenuti i più performanti in vista del 2026.
Questo non sarà certamente ben visto da fan e appassionati, ma la F1 è fatta di aziende multimilionarie e multimiliardarie, che non si fanno scrupoli a mandare via un pilota dall’oggi al domani, anche con un contratto in essere. Come accadeva in passato, conducenti talentuosi venivano licenziati e sostituiti con i famigerati “pay-driver”, i piloti paganti che portavano ricchezze alle scuderie. Grazie a loro, una scuderia e i suoi dipendenti potevano continuare a sopravvivere.
Per quanto riguarda la F1,nell’ambito dei circuiti, il nuovo strumento della “rotazione dei Gran Premi” era annunciato da anni, ma a molti è sembrato un fulmine a ciel sereno. Era inevitabile che succedesse. Fa storcere il naso che la prima “vittima” della rotazione sia proprio una delle piste più amate, come quella di Spa-Francorchamps.

La F1 rincorre i soldi
Oggi governi, ricchi imprenditori e lobby spendono centinaia di milioni per avere le monoposto nel proprio orticello, perché ne traggono vantaggio. I governi europei, invece, raramente, e probabilmente anche malvolentieri, sborsano denaro pubblico per offrire uno spettacolo che dura appena tre giorni, come quello della F1, guadagnandone solo le briciole.
La Formula Uno è un mondo spietato che non rispetta niente e nessuno. Non è l’isola felice che Liberty Media vuol far vedere, per quanto possa edulcorarla. La F1 è nata spietata e morirà spietata.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP, F1