Anche quest’anno sono andati in archivio i miseri tre giorni di test pre stagionali della F1 che noi poveri appassionati agogniamo come l’acqua nel deserto e sono già partite valanghe di analisi tecniche che hanno stabilito la supremazia Red Bull, una Ferrari che finalmente sta in strada, una Mercedes come possibile sorpresa e bla, bla, bla…
Insomma il trionfo dell’ovvio, ma cosa hanno detto davvero questi test svolti in pochi giorni, con una sola monoposto per team, nel deserto e su una pista tutt’altro che probante per incassare quanti più petroldollari possibili?
Hanno certificato il totale fallimento gestionale di questa F1 poiché appare chiaro che, anche quest’anno e sicuramente il prossimo, ci sarà un imbarazzante dominio del team che nel 2022 ha centrato il progetto, acquisendo un anno di vantaggio su tutti gli altri che, sic stantibus rebus, non è recuperabile.

F1 “next gen”: un fallimento concettuale
Ebbene sì, per chi non l’avesse ancora capito, è pressoché impossibile recuperare a parità di budget, senza test e con il motore congelato. Il vero problema non è il fallimento del regolamento ad effetto suolo, assolutamente no. Il fatto che se non puoi spendere più soldi, fare più prove, o spremere cavalli dal motore porta ad una triste conclusione: non si può raggiungere chi ti sta davanti.
Puoi al massimo prevalere su chi è vicino ma non certo su chi ha impostato un progetto vincente un anno prima di te (in realtà due anni per Ferrari e Mercedes) ed ogni anno lo sviluppa con i tuoi stessi soldi, facendo test nel sempre più risicato tempo delle prove libere dove si dovrebbe mettere a punto la monoposto per il gran premio piuttosto che testare nuove componenti.
Una domanda però frulla sempre in testa: se il 2022 è stato decisivo per definire le gerarchie degli anni successivi, quanto ha inciso lo sforamento del Budget Cap per il quale il team di Milton Keynes è stato punito con un paio di schiaffetti sul sedere? Quanto ha pesato questo ingiusto vantaggio di cui non si è mai capita l’entità?
L’impressione è che nel 2021 si sia voluta mettere la parola fine ad un dominio creandone però uno peggiore. Un grave errore di valutazione perché non è chi domina il problema ma il dominio in sé stesso.

La F1 spezza i sogni di recupero
Tornando ai test. Quando erano davvero tali questi si svolgevano in tutte le piste d’Europa per tutto l’anno ed erano il vero amore degli spasimanti di questa categoria. Ricordo con grande affetto quel ragazzino che si fiondava in edicola ogni mercoledì per acquistare Autosprint per leggere il resoconto delle sedute infrasettimanali in cui veniva provata una diversa sospensione, piuttosto che una nuova evoluzione di motore, un nuovo alettone, o persino un carburante migliorato.
Poi, con tanta speranza e curiosità, si aspettava il gran premio per vedere se queste novità funzionavano e, anche se talvolta i valori in campo non si modificavano, almeno avevamo sognato. E già dal giorno successivo c’erano altri test da seguire per alimentare questo magico circolo.
Al posto di quel ragazzo c’è adesso un uomo con la stessa passione ma che non può più sognare perché sa già chi vincerà il mondiale e che nessuno potrà fare test per recuperare; per cui vedrà una marea di gran premi dall’esito scontato con macchine congelate che al massimo modificano le carrozzerie tra una gara e l’altra a distanza di una settimana.
Forse ai nuovi tifosi questa F1 dove c’è tanto spettacolo per le posizioni di rincalzo, dove si corre su piste molto belle ma tecnicamente insignificanti, nella quale i commentatori parlano di gossip anziché fare analisi serie, piace. Ma per molti di noi che sono cresciuti in tempi diversi e neanche troppo lontani, non è così. Ecco perché questi test più che emozionarci, ci procurano un gran il mal di test.
Crediti foto: Scuderia Ferrari, Mercedes AMG F1