La scorsa domenica, Lando Norris si è laureato campione del mondo di Formula 1. Fatto storico ed inaspettato per molti versi visto che, solo pochi anni fa, la McLaren navigava tra la media e la bassa classifica per poi ritrovarsi con due titoli costruttori ed uno piloti in bacheca nel giro di due anni e mezzo. Norris è il secondo pilota nato negli anni ’90 (1999, per la precisione), dopo Max Verstappen, a vincere il Campionato Mondiale di F1.
Il campione di Bristol fa parte di quella generazione di driver nati nella seconda metà degli anni ’90 di cui fanno parte, oltre al già citato Verstappen, anche Charles Leclerc e George Russell. Se i primi hanno coronato il sogno di veder inciso il loro nome nell’albo d’oro, per i loro coetanei la vittoria massima è diventata una vera e propria chimera.

Charles Leclerc: la fedeltà a volte paga e a volte no
Una cosa che accomuna questa generazione è la fedeltà alla scuderia di riferimento: Verstappen con la Red Bull, Leclerc con la Ferrari, Norris con la McLaren e Russell con la Mercedes. Dei quattro, Leclerc è certamente quello più romantico nel rapporto col team. Le sue frasi piene d’amore incondizionato verso la scuderia di Maranello tanto amate dai tifosi, non hanno trovato il giusto riconoscimento. Solo 8 vittorie in 150 Gran Premi corsi con il team italiano. Troppo pochi per un talento cristallino come quello del monegasco che meriterebbe ben altre monoposto piuttosto della non giudicabile SF-25, gli ha regalato solo una pole position, campo in cui Leclerc è maestro.
Il nuovo regolamento per il prossimo campionato del mondo di F1 è un salto nel buio, un elemento che potrebbe minare il rapporto tra Leclerc e la Ferrari. Se la scuderia di Maranello non dovesse fornire al suo talento cresciuto in casa, una monoposto alla sua altezza, il monegasco sarà pronto per approdare verso nuovi lidi.

George Russell: nel posto sbagliato, nel momento sbagliato
Russell ha debuttato nel 2018 e ha passato ben tre anni in Williams prima di unirsi alla Mercedes. Mentre lui gareggiava con la modesta monoposto di Grove, il team di Brackley sfornava monoposto vincenti una dietro l’altra: la W09, la W10, W11 e la W12. Tutte auto che hanno dominato la categoria in quel periodo. Ma, proprio quando finalmente al pilota di King’s Lynn viene data l’opportunità di guidare per la casa della Stella a Tre Punte, ecco che si palesa la W13 con il suo famigerato “porpoising”.
In tutta l’era dell’effetto suolo, dal 2022 all’ultimo Gran Premio di Abu Dhabi di domenica scorsa, la Mercedes ha vinto solo 7 Gran Premi, 5 con Russell (di cui due quest’anno, risultando essere l’unico pilota a vincere dei Gran Premi fuori dalla top 3 della classifica mondiale) e 2 per Hamilton; numeri non all’altezza per una scuderia che aveva dominato nella seconda parte dello scorso decennio e ben lontani dal sogno di gloria dell’inglese.

La F1 non aspetta nessuno
Leclerc e Russell si ritrovano in un’epoca in cui, passati i 25 anni, si è già “vecchi” (termine forte, ma rappresentativo del contesto), considerando l’età media dei piloti che hanno partecipato all’ultimo Campionato Mondiale. Con il ritorno di Sergio Pérez e Valtteri Bottas, la media tornerà ad alzarsi.
Come scritto poc’anzi, fra poco meno di tre mesi, in Australia, debutterà il nuovo regolamento col quale vedremo nuove monoposto con nuove power unit. Cosa da cui, probabilmente, scaturirà un rimescolamento delle carte in tavola. Ma oltre al nuovo quadro normativo sta arrivando, anzi è già arrivata, l’onda di nuovi talenti, piloti pronti ad affrontare senza alcun timore i “vecchietti” della categoria.
Basti pensare ad Oscar Piastri, arrivato terzo nel mondiale, ma che aveva ancora una minima chance di diventare campione del mondo di Formula 1. Ma anche all’italiano Andrea Kimi Antonelli, compagno di team di Russell che sarà al suo secondo anno nella massima categoria. Poi Isack Hadjar, nuova leva della Red Bull che se la dovrà vedere con un compagno ostico come Verstappen, ed Oliver Bearman che molti già immaginano in rosso per il dopo-Hamilton.
Questi giovani sono talentuosi e soprattutto affamati e chissà che non si adattino al nuovo regolamento più velocemente dei loro colleghi più esperti. Loro hanno ancora un futuro molto lungo davanti, Leclerc e Russell, paradossalmente, potrebbero avere molto meno tempo. Bisogna che si diano una mossa per non passare alla storia della F1 come quelli belli e bravi… ma perdenti.
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Crediti foto: IMAGO, Getty Images





