F1 – Il lavoro svolto dai commissari non è affatto semplice. L’arbitro, il giudice, in qualsiasi ambito operi – che sia in un tribunale ordinario o negli contesto degli eventi sportivi, come nel nostro caso – deve applicare i regolamenti e valutare la conformità dei comportamenti dei soggetti operanti nel sistema regolato da quelle stesse norme.
Il paradosso è che il giudice è il primo dei giudicati. A valutare l’operato dei professionisti non è spesso un tribunale deputato a questo compito, bensì la “corte” del popolo: l’opinione pubblica, che oggi si riversa sui social network, pronta ad agitarsi, ad accusare e talvolta a insinuare complotti che si celerebbero dietro certe decisioni prese da chi è chiamato a dirimere le questioni.
Alcuni strali provengono dall’interno e questo fa ancora più male. E sicuramente è più grave perché mina il sistema corrodendolo dal ventre. Negli ultimi giorni ha fatto discutere il presunto conflitto di interessi di uno dei commissari che ha decretato i 20 secondi di penalità per Max Verstappen, il quale – diciamocelo chiaramente – non si è comportato da “santino” quando ha deciso di spingere Lando Norris fuori dai limiti della pista per ben due volte.

F1 – I commissari invocano rispetto
Alcuni sostengono che la penalità inflitta a Verstappen sia stata troppo severa, soprattutto considerando che Norris ha ricevuto solo cinque secondi per una manovra ritenuta simile la settimana precedente. Jos Verstappen ha reagito duramente, evocando le solite teorie del complotto, immancabili nel mondo avvelenato della Formula 1.
Parlando ad Action Network, Johnny Herbert ha difeso i commissari: “Abbiamo seguito le linee guida concordate dalle squadre. La decisione presa è stata corretta, e i 20 secondi di penalità a Verstappen non sono stati eccessivi. Lo stile di guida di Max era al limite o addirittura sopra? Sì, lo era”.
“Sono un grande fan di Verstappen“, ha aggiunto Herbert, “e mi frustra enormemente quando guida come ha fatto in Messico. Non ne ha bisogno; è così bravo al volante e, a questo punto del campionato, dovrebbe solo stare fuori dai guai e fare del suo meglio. Quando Verstappen entra in questa mentalità di voler guadagnare un vantaggio forzando un altro pilota fuori pista, dovrebbe capire che non è necessario. Basta vincere nel modo più pulito possibile”.
“L’atteggiamento nella stanza dei commissari è stato davvero professionale, la nostra decisione era chiara perché le linee guida ci indicano cosa osservare e come affrontare la situazione. Tutti e quattro i commissari erano d’accordo nell’applicare due penalità di dieci secondi a Verstappen”, ha spiegato l’ex pilota.

F1, Herbert respinge l’idea di un pregiudizio britannico tra gli steward
“Sembra che ci sia sempre un problema con l’idea che noi commissari britannici siamo di parte”, ha dichiarato Herbert. “Ma quando siamo in quella stanza, seguiamo le regole e le linee guida della FIA. Dire che siamo di parte è assolutamente ridicolo e infondato. Facciamo del nostro meglio per giudicare in modo equo. Il problema è che in pista vediamo tattiche e stili di guida che non rispettano le linee, e la situazione in Messico ha dimostrato che abbiamo preso la decisione giusta. Gli steward presenti, oltre a me, erano americani, belgi e brasiliani, tutti con pari poteri. Pensare a un pregiudizio è semplicemente assurdo“, ha concluso un risentito Herbert.
L’accusa di “anglocentrismo” è un classico della Formula 1, e anche in Italia non manca chi sostiene che il Motorsport favorisca gli interessi inglesi a scapito delle scuderie che battono altre bandiere. È una visione un po’ provinciale, se ci è permesso dirlo, che viene smentita dal fatto che le scuderie al di fuori del “cerchio magico” britannico continuano a credere in questo sport e a parteciparvi con convinzione.
Non risulta, per esempio, che la Ferrari stia pensando di abbandonare il campionato per crearne uno proprio. Maranello partecipa con impegno, e questo è forse il segnale più evidente che, anche se i giudici possono sbagliare, non lo fanno certo per interessi politici o per questioni di campanile. Queste ultimi, piuttosto, sono spesso alimentati da chi racconta i fatti in modo un po’ distorto.
Crediti foto: F1, McLaren, FIA