Ieri sera abbiamo assistito, per la prima volta, alla presentazione globale di tutte le livree delle monoposto che parteciperanno al prossimo Campionato Mondiale di F1. L’evento, tenutosi alla O2 Arena di Londra a 25 giorni dal via del Gran Premio d’Australia a Melbourne, ha regalato agli appassionati un’anteprima esclusiva delle vetture prima dell’inizio della stagione.
È stato un evento spettacolare, che ha permesso ai fan di vedere i loro beniamini senza dover attendere la notte della gara inaugurale. Tuttavia, non sono mancate le critiche da parte dei tifosi di vecchia data, che hanno definito l’intera kermesse una “baracconata”, snobbandola completamente.
C’è stato, però, un momento preciso che ha segnato una netta spaccatura tra chi ha apprezzato e chi ha criticato l’evento londinese. Durante il tributo ai marshal, commissari e steward che rendono possibile ogni evento legato al motorsport, nel momento in cui è stata nominata la FIA, il pubblico presente ha reagito con una pioggia di fischi e cori di disapprovazione nei confronti della federazione di Place de la Concorde.

Quei fischi erano chiaramente rivolti alla figura di Mohammed Ben Sulayem e al contestato codice di condotta voluto dall’ex rallista emiratino. Un regolamento giudicato da molti troppo restrittivo, al punto che un pilota di F1, in caso di ripetute violazioni, potrebbe addirittura rischiare di saltare un Gran Premio.
Che piaccia o no, il pubblico ha preso posizione a favore di Liberty Media, opponendosi alla “Santa Inquisizione” imposta da Ben Sulayem. Se la FIA vuole riconquistare la fiducia di tifosi e appassionati, deve rivedere le proprie regole, rendendo il codice etico meno rigido e introducendo sanzioni più equilibrate.
Dopotutto, Liberty Media non accetterebbe mai che un Mondiale venisse deciso da un semplice “vaffa…” sfuggito a un pilota lanciato a 300 km/h. La FIA è disposta a correre questo rischio?
Crediti foto: Formulacritica