La Federazione Internazionale dell’Automobile è un organo di vitale importanza per l’organizzazione e lo svolgimento del campionato del mondo di F1. L’ente parigino si configura come un esecutore-controllore-giudice per conto di un altro gruppo che detiene il pacchetto, ovvero Liberty Media. Un organo, quindi, che ha un certo grado di indipendenza ma che non è totalmente libero, dato che deve rendere conto a chi commissiona determinate azioni.
In generale, la FIA, per quanto riguarda la Formula 1, detiene ogni genere di potere, facendo un forzato parallelo con una forma statuale. Ha facoltà legislativa poiché scrive le regole del gioco, le mette in esecuzione ponendosi come il governo della categoria e svolge anche il ruolo di giudice, verificando se le norme vengono rispettate e, in caso contrario, punendo chi le infrange.
Un accentramento di potere che può sembrare anomalo, ma che negli ordinamenti sportivi non lo è, poiché non stiamo parlando di un ente costituito per salvaguardare la vita e il benessere delle persone, ma per organizzare sostanzialmente un’attività di intrattenimento.

F1: la FIA non è più giudice inquirente
Tra le tre funzioni superficialmente descritte poc’anzi, c’è qualcosa in cui Place de la Concorde non sta riuscendo negli ultimi anni. Focalizzandoci sulla funzione di giudice del consesso guidato da Mohammed Ben Sulayem, è possibile osservare che sta letteralmente mancando la facoltà di indagare. Il giudice della Formula 1 è un esecutore/punitore, ma non sa più essere inquirente. In parole povere: la FIA non indaga più, o quantomeno, se lo fa, non riesce ad arrivare a risultati soddisfacenti.
Restringiamo il campo al 2024, perché se volessimo analizzare tutte le storie controverse che hanno caratterizzato la classe regina del motorsport, probabilmente servirebbe un’enciclopedia. Il campionato del mondo, che si chiuderà dopo il “triello” Las Vegas, Losail e Abu Dhabi, ha vissuto alcune controversie che sono state più o meno risolte.
Andando in ordine cronologico ricordiamo:
- La Red Bull, che avrebbe usato un sistema che consentiva di sdoppiare la frenata tra l’asse destro e quello sinistro;
- Le appendici alari anteriori della McLaren MCL38 e della Mercedes W15, che flettevano oltre misura, secondo gli accusatori, al di là del regolamento, anche se superavano tutti i test statici;
- Il cosiddetto caso del mini DRS, quel meccanismo usato dalla McLaren che, a certe velocità, anche con l’ala posteriore chiusa, produceva in piccola misura l’effetto del sistema quando è aperto. Anche in questo caso, qualcosa che staticamente superava tutti i controlli del caso;
- La presunta infrazione del Parco Chiuso da parte della Red Bull, che avrebbe “giocato” con l’altezza della monoposto andando ad agire sul T-Tray;
- La recente questione relativa all’area di gonfiaggio degli pneumatici, arricchita con una parte liquida, in modo da provare a controllare la dissipazione del calore per ottenere performance migliori.
Per sommi capi, queste sono le controversie che hanno caratterizzato il 2024 e che non hanno prodotto effetti significativi: in alcune circostanze si è risolto tutto nella proverbiale bolla di sapone, in altre si è arrivati a un accordo che nei fatti non ha modificato prestazioni né inciso più di tanto sul normale svolgimento delle attività in pista.

F1: la FIA agisce solo sotto l’imbeccata di altri soggetti
Qual è il tratto distintivo tra tutte queste fattispecie citate? La Federazione Internazionale dell’Automobile non ha individuato nessuno di questi elementi potenzialmente irregolari. Ogni indagine, ogni inchiesta è partita da denunce più o meno pubbliche da parte degli altri team o dal lavoro di inchiesta giornalistica che ha permesso di sollevare un determinato caso, come è stato, ad esempio, per il mini DRS, di cui si è cominciato a parlare dopo l’analisi delle immagini a seguito del Gran Premio dell’Azerbaijan vinto da Oscar Piastri.
È vero che in un qualsiasi ordinamento la magistratura si attiva dopo la denuncia, ma è altresì un fatto che i giudici possano contare su dei pool di investigatori che raccolgono prove per smascherare degli illeciti. Ebbene, agli uomini alle dipendenze di Jo Bauer è mancata proprio questa facoltà.
I delegati tecnici federali si limitano ad applicare i loro protocolli di controllo dopo ogni sessione, verificando altezze delle vetture, conformità delle parti aerodinamiche e tutta una serie di elementi individuati all’interno di casellari che vengono per così dire “snocciolati” come una vecchietta intenta a fare il Rosario.
Un po’ per mancanza di mezzi, un po’ perché i team sono molto più avanti nella ricerca, un po’ perché forse manca il tempo in un calendario iper-compresso, sta di fatto che la FIA non è mai in grado di smascherare un eventuale illecito se non viene indirizzata da un soggetto terzo, che può essere un altro team o un elemento esterno che fornisce qualche soffiata e dice “signori, osservate questo particolare perché c’è qualcosa che non quadra”.
In questo contesto, i team lavorano sempre di più in quelle zone grigie che talvolta diventano nere. L’incapacità di indagare del magistrato dello sport rende la Formula 1 un ambiente nel quale rischiano di proliferare gli illeciti e soprattutto in cui può emergere un soggetto che opera in deroga delle norme scritte senza che nessuno se ne accorga.
I più grandi alleati della Federazione sono proprio le scuderie, che osservano morbosamente il lavoro degli altri competitor col fine di carpirne i segreti e di smascherarne gli eventuali illeciti. Ma non sempre l’occhio attento degli ingegneri riesce a individuare elementi di irregolarità. E se questo non avviene, la Federazione si è dimostrata totalmente incapace di produrre un’indagine tecnica arrivando a risultati soddisfacenti.

Non si chiede ovviamente che la Federazione Internazionale dell’Automobile instauri un regime di polizia, ma ci si augura, per il bene dello sport e per impostare un campionato veramente regolare, che il giudice sappia ritrovare anche la funzione di inquirente, che è fondamentale in qualsiasi tipo di ordinamento giuridico. Probabilmente, per supportare ciò, servirebbero anche testi normativi meglio scritti che non lascino la possibilità ai partecipanti di spingersi in interpretazioni “allegre” come si è visto a più riprese nella storia di questo sport.
In fondo, per concludere, la Formula 1 è un grande gioco tra guardie e ladri: i team cercano di approfittare delle circostanze, la Federazione dovrebbe provare a contenere gli slanci creativi non sempre leciti dei partecipanti. Ma nella classe regina del motorsport, la lotta sembra davvero impari, visto che il giudice ha bisogno degli informatori, perché in piena autonomia non è in grado di illuminare le zone d’ombra.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing, Scuderia Ferrari HP, FIA