It’s race week! Ah, no. Ci sarebbe piaciuto iniziare la settimana ricordando a tutti che la F1 torna per emozionarci e per proseguire nel raccontare le storie di un campionato avvincente, che non ha un vero padrone, visto che l’impero di Max Verstappen è minacciato dalla McLaren e da Lando Norris. Nulla di tutto questo, it’s not race week. Non è settimana di gara.
C’è un enorme buco nel calendario 2024: una pausa lunga quanto quella estiva, con la differenza che quest’ultima deriva da un’imposizione regolamentare che prevede la chiusura delle fabbriche per due settimane, arco temporale in cui è permesso operare solo su questioni amministrative e per la manutenzione degli impianti. Nelle quattro settimane di fermo che stiamo vivendo, invece, i team possono fare ogni cosa, eccetto quello che tutti vorremmo vedere: correre in pista.
Diciamolo chiaramente: è una situazione paradossale, scomoda e antipatica. È come guardare un film avvincente che ti tiene incollato allo schermo per poi essere interrotto da un blackout che dura tre ore, facendoti passare la voglia di sapere come si sviluppa e si conclude la trama.
È un po’ come essere al ristorante, aver appena gustato i primi antipasti, e sentirsi dire che la cucina ha preso fuoco e che il servizio non proseguirà. Non ti resta che salutare tutti e cercare il primo McDonald’s di periferia, dove rimpinzarti di cibo spazzatura che riempie lo stomaco, ma non soddisfa il palato.

F1: il buco nel calendario è un fallimento di Liberty Media
Potremmo andare avanti con le metafore per tutta la giornata, ma non è questo l’intento. L’obiettivo è sottolineare quanto quelli di Liberty Media Corporation, i maestri dell’intrattenimento, i guru dello spettacolo, i mammasantissima dell’hype abbiano creato un secondo buco in calendario, dopo quello imposto dagli organi federali. Se il primo è comprensibile, il secondo è assurdo. Soprattutto in un campionato lungo 24 tappe, con back-to-back e triple headers che si susseguono freneticamente. Sarebbe bastato spostare una gara e piazzarla in mezzo a queste quattro settimane.
E che nessuno parli di calendario “regionalizzato”, perché anche nel 2024 – seppur in misura minore rispetto agli anni precedenti – ci sono stati viaggi impazziti da una parte all’altra del globo per soddisfare promoter interessati solo al denaro contante e cantante, senza voler sentir parlare di razionalizzazione della logistica, approccio green e tutte quelle politiche tanto care ai dirigenti di Englewood.
Dando uno sguardo al calendario 2025, si nota, a conferma di quanto stiamo sostenendo, che la voragine è stata riempita ed eliminata. L’unica sosta extra sarà quella usuale di agosto, mentre, dalla ripresa, si procederà in maniera più naturale, senza fermarsi sul più bello.

Avremmo voluto parlarvi del duello tra Verstappen e Norris, delle novità che la Ferrari sta per introdurre e di quelle che dovrebbe portare la Mercedes. Avremmo voluto vedere all’opera Liam Lawson, che sostituisce Daniel Ricciardo, ormai fuori dalla Formula 1.
Avremmo voluto sapere se Franco Colapinto riuscirà ancora a sorprendere con prestazioni importanti, praticamente al debutto nella massima serie. Insomma, ci sarebbe piaciuto riprendere il filo di un mondiale ricco di storie da raccontare, ma che è stato messo in pausa, facendo crescere una noia mortale che non riusciamo a compensare in nessun modo.
Una fase di stasi che smorza la voglia di motori dei tifosi e mette in difficoltà anche noi che proviamo a raccontare questo sport, visto che non ci sono notizie e andare avanti trascinandosi sugli stessi argomenti, cari amici, è davvero un’operazione sfiancante.
Crediti foto: Formulacritica