Il 12 dicembre 2021 è stato scritto il copione di un incubo ricorrente nel mondo della F1. Superfluo sarebbe ripercorrere la catena di errori – o oscenità, chiamatele come preferite – commessi da Michael Masi negli ultimi giri del GP di Abu Dhabi durante i quali Lewis Hamilton, ormai avviato verso l’ottavo titolo iridato, si è visto beffato da Max Verstappen che, del tutto lecitamente, ha approfittato delle irrituali scelte dell’allora direttore di gara. Quelle sciagurate decisioni hanno portato prima alla marginalizzazione di Masi da parte della FIA e poi alla sua caduta nell’oblio professionale che forse meritava.
Perché si parla di incubo ricorrente? Semplice, perché quel tema ritorna di tanto in tanto a “rallegrare” le giornate dei tifosi. La ferita non si è evidentemente rimarginata del tutto visto che a parlarne non è solo il danneggiato, ma anche chi ha vissuto, da spettatore senza potere di incidere, una situazione assai controversa.
Già nell’immediato, i piloti espressero il loro sconcerto in una serie di team radio che era reperibile su YouTube, ma che la Formula 1 ha più volte fatto rimuovere, anche se continua a riemergere tramite altri canali. In questi tre anni, molte riflessioni si sono affastellate, formando un insieme di opinioni più o meno pertinenti su un evento che continua a dividere il tifo in fazioni che non riescono a trovare una sintesi.
Un processo classico nel mondo dello sport, e della Formula 1 in particolare, se si pensa che si discute ancora degli epiloghi controversi dei GP giapponesi, in cui Alain Prost e Ayrton Senna si scontrarono per la vittoria del mondiale, tra polemiche che non si sono mai del tutto spente.

F1: l’affondo di Gunther Steiner sulla FIA e su Michael Masi
A rievocare questo incubo, consumatosi per la prima volta nel dicembre 2021, è stato Günther Steiner, ex team principal della Haas, che non ha risparmiato critiche feroci nei confronti di chi, tre anni fa, era alla guida delle operazioni di gara.
Il dirigente altoatesino, che sta per pubblicare un libro intitolato “Unfiltered” (“Senza Filtri”, ndr), accusa la FIA per la pessima gestione di quell’evento, affermando che un ente che non è capace di prendersi la responsabilità dei propri errori manca di umiltà. Non contento della bordata nucleare, Steiner rivendica con certezza quasi matematica che, sotto la guida di Charlie Whiting, il direttore di gara che ha preceduto Masi, oggi Lewis Hamilton sarebbe otto volte campione del mondo e Max Verstappen avrebbe due titoli in meno.
Il manager è stato molto chiaro: indipendentemente dal tifo per un pilota o per l’altro: bisognerebbe avere la lucidità di ammettere che quanto accaduto ad Abu Dhabi è stato un errore di proporzioni bibliche. In realtà, il termine usato da Steiner è stato più colorito, riferendosi a materiale organico di scarto, ma non lo ripeteremo qui, anche perché i motori di ricerca sono molto “sensibili” a certe parole e rischiano di penalizzare questo scritto.
Nel sostenere tale tesi, Steiner sottolinea che Masi non era probabilmente la persona giusta per occupare quella posizione di responsabilità, soprattutto se paragonato al suo predecessore, che aveva amministrato situazioni ben più complesse uscendone brillantemente. Quella di Masi era una sostituzione temporanea, resa necessaria dal vuoto lasciato dall’improvvisa scomparsa di Whiting.

L’errore della FIA, interpretando il pensiero dell’ex numero uno della Haas, è stato quello di affidare a una persona non sufficientemente preparata un ruolo così delicato, portando a quel finale controverso che ha macchiato la storia della Formula 1. Se così non fosse, non se ne parlerebbe ancora dopo tre anni e non si leggerebbero commenti così accesi su una situazione che nemmeno il più grande fan di Verstappen può considerare normale.
Infatti, Mohammed Ben Sulayem, appena insediatosi ai vertici della Federazione Internazionale, ha subito provveduto alla rimozione di Masi e ha imposto la riscrittura delle norme regolamentari, correggendo quelle parti fumose che erano state sfruttate per giustificare le scellerate decisioni del dirigente sportivo australiano, di cui fortunatamente abbiamo perso le tracce. Quello che non va smarrito, invece, è il ricordo di quel giorno che, evidentemente, anima ancora i protagonisti del Circus.