È difficile frenare la lingua per chi è abituato a commentare di getto determinati eventi senza attivare un filtro tra il cervello e la cavità orale. Helmut Marko, nella sua lunga carriera in F1, non si è mai distinto per essere un calcolatore: lo ricordiamo per le sue uscite di pancia, spesso fonte di polemiche. A qualcuno, ad esempio, torneranno alla mente le parole pronunciate in epoca Covid-19, quando alluse a un “mega party” in cui far contagiare tutti i piloti per poi renderli immuni. In quella circostanza, il confine tra provocazione e follia fu ampiamente superato.
Marko ha un altro difetto, se ci è consentito dirlo: quello di guardare sistematicamente in casa altrui. Ieri, la Red Bull ha chiuso una prima giornata di test molto convincente. La RB21 era nata avvolta dallo scetticismo di molti e le immagini osservate durante il “filming day” di martedì non avevano certo incoraggiato, visto che non si erano notati particolari guizzi tecnici sulla vettura che affronterà il campionato di Formula 1 2025.

E invece, ieri la pista ha detto che la monoposto curata da Pierre Waché sembra essere nata bene: non appena ha messo le ruote sull’asfalto, ha iniziato a mostrare un passo davvero convincente e, soprattutto, un comportamento dinamico che lascia ben sperare. Insomma, ci sarebbero state tutte le condizioni per essere soddisfatti e parlare dei progressi del proprio team.
Helmut Marko fa le pulci alla F1
Non è andata così. Marko ha sentito il bisogno di analizzare anche le prestazioni degli avversari: ha lodato la Mercedes per i suoi progressi (in tutta onestà, più evidenti nella prima sessione che nella seconda); ha messo in guardia dalla forza della McLaren, effettivamente già apparsa competitiva; e, nel raccontare l’ottimismo in casa Red Bull, ha poi fatto una divagazione sulla Ferrari.
È vero che Maranello ieri non ha impressionato, anche perché, con tutta probabilità, ha svolto un lavoro diverso rispetto a quello degli altri tre top team. Nel pomeriggio, sul passo gara, Charles Leclerc accusava distacchi superiori ai tre secondi al giro, un dato innaturale e illogico. Tuttavia, i giudizi del veterano dirigente Red Bull sono sembrati un po’ troppo taglienti.
Se non è stata una bocciatura, poco ci è mancato. L’ex pilota di Graz ha parlato di una Ferrari deludente, esprimendo un parere forse troppo lapidario dopo appena due sessioni, nelle quali Maranello – a differenza di altre scuderie – ha dovuto testare una nuova sospensione anteriore. Un aspetto tutt’altro che secondario, considerando la continuità tecnica mantenuta dal team negli ultimi anni.

Forse sarebbe stata preferibile un po’ più di cautela, quella che mancò anche l’anno scorso, quando lo stesso “Dottore” non faceva altro che sbandierare la superiorità della Red Bull, salvo poi ritrovarsi con una monoposto che, nel corso del campionato, subì la rimonta della McLaren e della stessa Ferrari.
Calma, siamo solo all’inizio. E non è detto che ciò che emergerà domani sera, al termine della tre giorni di Sakhir, possa offrire indicazioni definitive sugli equilibri stagionali.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing, Scuderia Ferrari HP