Nella seconda puntata del “Punto D”, la videorubrica di Formulacritica sul mondo della F1, Monaco era stato il perno delle osservazioni del direttore Diego Catalano. Tra le diverse proposte per rendere più tonico un evento che la domenica si trasforma spesso in una lunga e stanca teoria di trenini senza guizzi era stata lanciata quella relativa all’introduzione di gomme specifiche per eventi del genere.
Penumatici che possano avere alti livelli di degrado in modo da forzare i protagonisti a fare almeno un pit stop. Idea non impossibile da realizzare, che non avrebbe costi esorbitanti e che metterebbe d’accordo con relativa facilità tutti i protagonisti del processo decisionale e il costruttore, la Pirelli, che non sembra chiusa all’idea. Con necessarie precisazioni.
Il gommista italo-sinico sta studiando una gomma C6, uno pneumatico ultra-soft da aggiungersi al vantaggio già presente. Una specifica che andrebbe a superare i problemi della C5. Montecarlo ha un asfalto a basso grip che non trasmette troppa energia alle coperture. La natura lenta della pista mette in difficoltà l’attuale C5 che non riesce ad essere attivata per bene.
La C6 servirebbe a superare questa difficoltà. Si tratterebbe di un composto utile per Monaco ma anche per altri cittadini presenti in calendario. Ecco perché Pirelli si è detta possibilista, per questa ragione perché i decisori stanno spingendo per un’attenta valutazione della cosa.
F1: la Pirelli C6 non sarebbe una gomma salva-Monaco
Ovviamente la “ultra-soft” (definiamola così per comodità) non basterebbe da sola a superare i problemi di Monaco. Servirebbero altri provvedimenti associati come, ad esempio, l’abolizione dello “smarcamento” della gomma in caso di bandiera rossa agli albori della gara. I team, anche con un compound che si deteriora parecchio, proverebbero a non fermarsi.
Lo ha spiegato Mario Isola, n°1 di Pirelli Motorsport. “Nel 2018, quando hanno montato pneumatici più morbidi, se ricordo bene, hanno girato otto secondi più lenti rispetto al passo potenziale, andando al ritmo della F2“. Per tale ragione, quindi, è necessario abbinare altri elementi in una pista dove sorpassare è pressoché impossibile.
Bisogna considerare non solo le gomme, ma anche il motivo per cui i team decidono di fermarsi o meno. È la combinazione di degrado degli pneumatici, facilità di sorpasso e tempo impiegato per il pit stop che va analizzata.
Imporre la sosta? Isola boccia anche questo scenario. “I team tenderebbero a marcarsi a vicenda, andando molto probabilmente sulle stesse strategie. Anni fa, quando c’è stata questa proposta di obbligare a due soste, abbiamo discusso e i team hanno chiesto ai loro ingegneri di fare una simulazione”.
“Il risultato – si legge su Motorsport – fu che tutti tornarono con più o meno la stessa strategia. Aggiungendo dei vincoli non li spingiamo ad avere strategie diverse o approcci differenti alla gara, ma solo a convergere verso la stessa tattica”.
“Quello che vogliamo è un mix di una e due soste, con mescole diverse. Per risolvere il problema dobbiamo lavorare insieme, sederci, considerare tutte le proposte, fare una simulazione e capire quale sia l’approccio migliore“.
La ultra-soft, quindi, sarebbe parte di un puzzle più grande e complesso che deve vedere la F1 seriamente impegnata per risolvere il problema Monaco. Altrimenti la gara del principato sarà condannata a restare una bellissima vetrina con contenuti sportivi prossimi allo zero. Almeno in gara.
Crediti foto: Pirelli Motorsport