F1: gioco a due

La filosofia gestionale della Red Bull, che in passato ha tanto pagato, ora rischia di essere penalizzante.

Nella mitologia greca, Atlante fu punito da Zeus che gli impose di sostenere l’intera volta celeste solo perché osò allearsi con Crono quando condusse i titani contro gli dèi dell’Olimpo, durante la Titanomachia.

Se dovessi paragonare Atlante a un pilota attualmente nella griglia della F1, prenderei a modello l’olandese della Red Bull, il tre volte campione del mondo Verstappen. Max, fin dagli esordi nella massima serie, non è stato un cliente facile per il compagno di squadra di turno. La lista di conducenti usciti con le ossa rotte dal confronto con l’asso di Hasselt è molto lunga.

Dall’attuale pilota della Ferrari, lo spagnolo Carlos Sainz, passando per l’australiano Daniel Ricciardo, fino a Pierre Gasly e Alexander Albon, oggi tocca al ben più esperto tra tutti i suoi compagni di squadra: il messicano Sergio Pérez che deve vedersela contro il driver olandese.

La filosofia della Red Bull, fin dal suo primo periodo di dominio, quello durato dal 2010 al 2013 con il quattro volte campione del mondo Sebastian Vettel, ha sempre puntato sul golden boy del momento lasciando poche chance al secondo pilota di competere seriamente per il titolo.

Red Bull
Sebastian Vettel tributa a modo suo gli onore alla vettura che lo ha reso campione del mondo

Solo l’australiano Mark Webber, nel 2010, ebbe la possibilità di diventare campione del mondo. Ma il suo sogno svanì nella serata nefasta del Gran Premio di Abu Dhabi, quando sia lui che il ferrarista dell’epoca, lo spagnolo Fernando Alonso, rimasero penalizzati dalle strategie dei loro rispettivi team.

Il 2023 di Verstappen è stato un anno da assoluto dominatore in cui è riuscito a  vincere 19 gare delle 22 a disposizione. In pratica ha vinto da solo la classifica dei costruttori.

Il 2024 che sembrava essere un remake della stagione passata. Ma nelle ultime gare le RB20 appaiono vulnerabili agli attacchi degli inseguitori: le Ferrari di Charles Leclerc e Carlos Sainz e le McLaren di Lando Norris ed Oscar Piastri.

Nell’ultimo Gran Premio, tenutosi a Monte Carlo, tutto quello che poteva andare storto è andato male per la scuderia anglo-austriaca. Nelle qualifiche del sabato, Pérez non ha superato il taglio del Q1. Nel Q3 valevole per la pole position, la cosa più importante del gran premio monegasco, Verstappen tocca i guard-rail e si deve accontentare della sesta posizione.

In gara il completamento del disastro. Poco dopo la partenza, sulla salita del Massenet, Pérez viene speronato dalla Haas del danese Kevin Magnussen, cosa che lo costringe al ritiro. Per il tre volte campione del mondo, invece, sarà una gara anonima conclusa nella medesima posizione di partenza.

Dopo il Gran Premio di Monaco sono circolate le voci di un prolungamento del contratto in scadenza di Pérez che sembra chiudere le porte al pilota della Ferrari, Carlos Sainz, all’arrivo in Red Bull. Ma siamo sicuri che confermare il messicano sia un bene per Verstappen e per la scuderia?

Il mondiale piloti e costruttori raramente si vincono da soli e molto spesso bisogna avere l’aiuto di un compagno di squadra che possa togliere punti agli avversari. Ferrari e McLaren, negli ultimi anni, hanno sposato una filosofia opposta a quella delle Red Bull puntando su piloti che si equivalgono e che in mancanza dell’uno o dell’altro sanno comunque portare buoni risultati in situazioni difficili.

Max Verstappen e Sergio Perez, Oracle Red Bull Racing

La Ferrari, per il 2025, schiererà in pista il duo Leclerc-Hamilton, probabilmente la coppia più talentuosa in griglia e sarà di certo quella più temibile per la Red Bull. Perché puntare ancora su Pérez, un pilota che non è in grado di reggere la pressione della Red Bull e della sfida con Verstappen quando poi c’è Sainz che il risultato lo porta a casa sempre?

Verstappen non gradirebbe un pilota competitivo nonché ex compagno di squadra come Carlos che potrebbe invece essere un alleato o, per meglio dire, un “amico-nemico” che può aiutarlo a raggiungere certi traguardi. La Red Bull, se vuole dominare anche nel prossimo ciclo regolamentare che inizierà nel 2026, dovrà trovare un compagno di team pari, o  quasi, al talento del suo golden boy. Da soli non si vince.


Crediti foto: Oracle Red Bull Racing

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