24 gare all’anno e sei Sprint Race. Questo il modello che Liberty Media sta sponsorizzando ma che, in un futuro prossimo, potrebbe vedere l’espansione dei weekend con gara breve. Un sistema munifico per le casse del gruppo americano che recentemente si è accaparrato Dorna Sport, l’azienda che gestisce e organizza il campionato MotoGP.
Gli americani, nel loro modello di business, hanno individuato caratteristiche che gli impianti sportivi devono rispettare. Peculiarità sempre più presenti nelle strutture di nuova generazione costruite e amministrate da chi ha molti soldi da spendere.
Elemento, questo, che sta determinando sempre di più lo spostamento del baricentro della categoria lontano dall’Europa. Qualche tempo fa, Jorn Teske, amministratore delegato dell’ Hockenheimring, parlando della possibilità della Germania di rientrare nel giro dei gran premi, aveva rimarcato un concetto chiaro: investimenti insensati e perdite economiche non sono più contemplabili .
Il ragionamento del dirigente tedesco è semplice e riconduce alla sostenibilità economica. Non è pensabile che i promoter paghino una cifra di ingresso molto alta per avere le vetture della massima formula senza che questa possa essere coperta dalla vendita dei tagliandi.
Ancora, non è ammissibile che in aree in cui la spending review è una sorta di stella polare si ricorra a deroghe per provvedere alla ricostruzione di pezzi di impianti senza un certo ritorno.

Detto brutalmente: senza petrodollari è molto più difficile venire incontro alle richieste di Greg Maffei, John C. Malone e Stefano Domenicali. Per questa ragione elementare la Germania ha deciso di non far parte più del “carrozzone”. I bilanci della gara tedesca erano in rosso e servivano continue iniezioni di denaro per tenere in vita l’evento.
Una decisione sofferta ma tanto più necessaria quando i vertici della FOM hanno preso a parlare di rotazioni delle gare europee. Un sistema che renderebbe ancora più rischiosi investimenti ad alto voltaggio.
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Il quadro su presentato potrebbe vedere delle variazioni in un futuro non troppo lontano? L’Hockenheimring ha una lunga storia di presenza nel calendario della Formula 1 ma ormai manca nel Circus dal 2019.
Tuttavia sono entrati nuovi investitori nel board dirigenziale del gruppo che lo controlla e la presenza di Audi, dal 2026, sono fattori che alimentano le speranze di un ritorno della gara tedesca.
Dal 1970 al 2019, con alcune eccezioni, il Gran Premio all’Hockenheimring è stato una tappa fissa nel calendario dopo che il circuito del Nürburgring fu giudicato troppo pericoloso dai piloti.
Molti appassionati tedeschi rimpiangono l’assenza della gara. Ci sono speranze per un ritorno in Germania? Le prospettive sembrano buone. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa tedesca DPA, alcuni investitori privati hanno acquisito circa il 75% del circuito.
Questi soggetti, che fanno capo a cinque aziende di medie dimensioni, hanno messo sul piatto 5,5 milioni di euro. L’ingresso imminente del gigante automobilistico tedesco Audi potrebbe essere un ulteriore incentivo per il ritorno dell’Hockenheimring. La combinazione di questi fattori, insieme al nuovo flusso di investimenti, rende plausibile il ritorno della gara nel calendario della Formula 1.
A tal proposito la direzione dell’Hockenheimring GmbH ha dichiarato: “Come ha recentemente sottolineato la direzione e tutti i responsabili dell’Hockenheimring si impegnano per il ritorno della Formula 1“. Un cambio di rotta deciso rispetto a quanto affermava Teske un annetto fa.

Poche stringate parole che manifestano una rinnovata volontà. Probabilmente chi guida oggi il gruppo ha messo in conto di dover investire e di dover forse accettare le rotazioni. Ma la grande espansione della Formula Uno lascia pensare che, nonostante tutto, vi possa essere un ritorno fiscale positivo.
Gli economicamente morigerati tedeschi hanno capito che la massima serie, con due soggetti come Audi e Mercedes a competere, non può rimanere troppo a lungo fuori dal lotto dei gran premi.
Crediti foto: F1
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