C’è un filo che lega Max Verstappen alle monoposto che popolavano le griglie della F1 a cavallo tra gli anni Duemila e il decennio successivo. Un’epoca di vetture snelle, leggere, con motori V8 aspirati che esprimevano la massima purezza della meccanica. Proprio a quell’epopea il quattro volte campione del mondo guarda oggi, mentre il Circus si prepara a una rivoluzione regolamentare che nel 2026 cambierà il volto dello sport. Ma non come l’olandese desidera.
Il nuovo ciclo tecnico porterà con sé auto leggermente più corte, aerodinamica attiva e propulsori ibridi con una ripartizione equa tra motore termico ed elettrico. L’obiettivo dichiarato della FIA è restituire vivacità alle corse, rese meno avvincenti da vetture sempre più ingombranti e pesanti e da gomme di tungsteno, con conseguenze dirette sulla capacità di duellare in pista.

Verstappen, però, non si limita a constatare: indica una direzione precisa. “La priorità deve essere quella di ridurre peso e dimensioni”, ha spiegato ad Autosport. “Ma ciò è possibile soltanto intervenendo sui motori. Oggi sono efficientissimi, ma anche ingombranti: questo obbliga a vetture più lunghe, più pesanti e con esigenze di raffreddamento maggiori”.
Nelle sue parole emerge la nostalgia di un’era in cui le monoposto pesavano circa 180 chilogrammi in meno rispetto all’attuale generazione. “Se potessimo ritrovare la compattezza di un’auto del 2010, sarebbe l’ideale. Migliorerebbe le gare. Ma, alla fine, non spetta a me decidere”, ha aggiunto il fuoriclasse di Hasselt.
In parallelo a queste riflessioni, la Red Bull si appresta a una sfida che rischia di definire il futuro della squadra. Dal 2026, infatti, il team di Milton Keynes porterà in pista la propria power unit, un passo senza precedenti nella sua storia. Dopo anni di dipendenza tecnica da Honda e, prima ancora, da Renault, la scuderia di Verstappen affronterà la responsabilità di sviluppare internamente il cuore pulsante della monoposto.
Non mancano i dubbi, soprattutto considerando le indiscrezioni secondo cui Mercedes avrebbe attualmente il progetto motoristico più avanzato. Verstappen mantiene una posizione prudente: “Nessuno può garantire di essere davanti. È una sfida enorme, ma allo stesso tempo entusiasmante. Ci permette di avere il controllo del nostro destino invece di affidarci a un costruttore esterno”.
Il fuoriclasse olandese individua anche il vero terreno di scontro che caratterizzerà la nuova era: l’integrazione tra motore e telaio. “I regolamenti sono talmente complessi che il propulsore non basta. Serve una macchina capace di lavorare in armonia con la power unit. Le prime gare saranno difficili per tutti: trovare il giusto equilibrio sarà la chiave. Ma questa difficoltà, se gestita bene, può trasformarsi in spettacolo”.

Così, tra nostalgia dei V8 e sguardo al futuro, Verstappen mette a fuoco un concetto: il 2026 non dovrebbe essere soltanto una sfida di potenza, ma un ritorno all’essenza stessa della Formula 1. Peccato che le norme non potranno soddisfare questa volizione poiché i traguardi di leggerezza e maneggevolezza delineati dal quattro volte iridato sono lungi dall’essere raggiunti dalle monoposto del prossimo ciclo regolamentare. Forse sarà necessario attendere ancora un lustro, quando si abbraccerà l’ennesima rivoluzione tecnico-filosofica.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing, Scuderia Ferrari
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