È difficile dire qualcosa di negativo su Max Verstappen dopo un weekend praticamente perfetto su una pista difficile e tecnica come quella di Suzuka, ed infatti non è mia intenzione, perché il campione olandese ha saputo massimizzare il materiale a disposizione, compiendo una qualifica ed una gara senza sbavature, sfruttando anche le caratteristiche del tracciato che rendono difficili i sorpassi.
Quello che appare assurdo è il trasformare un’ottima prestazione in un’impresa epica, alimentando la narrazione di un pilota marziano che vince con monoposto inferiori alla concorrenza, mentre quando i risultati non arrivano la colpa è solo del mezzo e non si capisce dove vadano a finire queste doti soprannaturali.
Un modo troppo semplicistico di vedere uno sport complesso come la Formula 1, che purtroppo non riguarda solo i tifosi della domenica o i “capiscers” del web, ma anche giornalisti blasonati che seguono il motorsport da tanti anni. Nessuno che si prenda mai la briga di andare un po’ oltre l’ordine d’arrivo, facendo un minimo di analisi con dati che, tutto sommato, sono di facile reperibilità e che darebbero la giusta dimensione alle prestazioni espresse dalla scuderia anglo-austriaca e dal suo pilota di punta.

F1: la Red Bull RB21 è davvero così “scarsa”? Max Verstappen sfrutta in realtà una vettura solida
Iniziamo subito con il dire che lo scorso anno in qualifica la “scarsa” Red Bull ha piazzato entrambe le vetture in prima fila, quindi si parla di un tracciato molto congeniale alla vettura di Milton Keynes. Se guardiamo i tempi in qualifica dello scorso anno, ci accorgiamo che Verstappen ha abbassato il tempo della pole 2024 di 1.214 secondi e, se assumiamo che lo stesso pilota a distanza di un anno ha le stesse capacità, vediamo quanto sia migliorato in un anno quel “catorcio”.
Naturalmente anche i competitor hanno avuto un incremento di prestazioni significativo, considerando il pilota meglio piazzato nelle qualifiche 2024:
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McLaren: 1.494 secondi
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Ferrari: 1.383 secondi
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Aston Martin: 1.379 secondi
Incrementi di fatto superiori a quelli della Red Bull, ma solo perché nel 2024 partivano più indietro nella griglia, e assumono meno valore rispetto a un miglioramento tra pole position.
In più, c’è da sottolineare che a Suzuka la Honda ha voluto una livera celebrativa e ha pagato 20 milioni per fregiarsi della presenza di un pilota giapponese. Non credo si faccia peccato nel pensare che abbiano voluto spremere qualche cavallo in più dal motore, visto l’investimento economico ed in termini di immagine sulla pista di casa.
Con questo cosa voglio dire? Che Max Verstappen ha guidato la vettura più performante? Certo che no!
Voglio sminuire la prestazione del pilota? Assolutamente no!

Il messaggio che invece vorrei trasmettere, dati alla mano, è che non guida assolutamente una monoposto scadente o inferiore alla concorrenza, anzi, in questo inizio di stagione la scuderia delle bibite energetiche si dimostra seconda forza e non così lontana dalla McLaren.
Celebriamo la vittoria, ma smettiamola con le idiozie su un pilota che vince con il mezzo meno performante, o che vincerebbe anche su una VCARB. Anche perché bisognerebbe capire come mai il suo talento megagalattico lo fa trionfare in Giappone e lo fa arrivare quarto in Cina: se è così incredibilmente superiore agli altri poveri mortali, perché non vince su tutte le piste?
La risposta è talmente stupida che mi vergogno anche a formularla: in Cina la monoposto era davvero inferiore alla concorrenza e lui l’ha portata a un onesto quarto posto; in Giappone la monoposto aveva prestazioni in linea con la McLaren e lui, con il suo talento, l’ha portata alla vittoria. Ma in tutto ciò non c’è nulla di extraterrestre.
Giusto che in tanti lo considerino il miglior pilota in griglia, più che legittimo, ma per favore evitiamo iperboli imbarazzanti, anche perché se ne abusa così tanto che non fanno più notizia. Io rispetto molto il talento di Max Verstappen, ma dico solo che nel 2022, quando ha avuto una Ferrari all’altezza, Charles Leclerc non si è dimostrato affatto inferiore al pluricampione orange. Ma qui siamo nel campo delle opinioni ed ognuna è lecita.
Una annotazione va fatta infine nei confronti del team “Papaya” che, con due monoposto alle calcagna del primo, ha pensato bene di fare la stessa strategia (una specie di azione autolesionistica) e di accontentarsi fin da subito del podio, senza mai avvicinarsi davvero e senza neanche tentare o accennare a un sorpasso. Continuando così, sono certo che potranno riuscire nell’impresa di perdere il mondiale pur disponendo del materiale migliore.
Chiudo con la speranza che si possa lasciare in pace il povero Ayrton Senna, che non merita di essere tirato in ballo ogni santa domenica per certificare ogni prestazione degna di nota. Lui era un’altra cosa, perché molto di più di un campione, profondamente diverso da qualsiasi altro.
Per cui lasciamolo semplicemente riposare in pace e ricordiamolo per quello che faceva lui e non per quello che fanno gli altri. Capisco la necessità di creare spettacolo sempre e comunque, ma un po’ di rispetto almeno per chi non c’è più.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing