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Didier Pironi: il cattivo della storia

In occasione del Gran Premio di Imola ripercorriamo la storia di Didier Pironi, un pilota a cui il destino ha riservato la parte del cattivo della storia

Giovanni Tito by Giovanni Tito
14 Maggio 2024
in F1, News, Profili
Tempo di lettura: 11 minuti
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Didier Pironi
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Didier Joseph-Louis Pironi nasce a Villecresnes, nei sobborghi meridionali di Parigi, il 26 marzo del 1952. Fratellastro e cugino del noto pilota francese José Dolhem, praticò nuoto fino a 15 anni con la soddisfazione di essere diventato campione juniores. A venti anni, dopo aver visto e seguito la carriera di José che era arrivato fino in F1 e conclusi gli studi con tanto di laurea in scienze, il giovane Pironi decide di iscriversi alla Winfield Racing School (in francese École de Pilotage Winfield).

Si tratta di un’accademia di pilotaggio fondata da Bill Knight e dai piloti inglesi Arthur Owen e Jim Russell con una prima sede a Magny-Cours ed una seconda al Paul Ricard di Le Castellet, nei pressi di Marsiglia. Questa scuola ha formato i nomi più noti dell’automobilismo francese come François Cevert, Jean-Pierre Jarrier, René Arnoux, Patrick Tambay, Jacques Laffite ed Alain Prost.

I primi successi

Debutta in Formula Renault che fa subito sua nel 1974 e ne bissa il successo nel 1976. Sempre nel ’76 partecipa alla sua prima 24 Ore di Le Mans con la Kramer Racing classificandosi 19°.

Nel 1977 si iscrive alla Formula 2 europea e alla Formula 3 britannica con la Renault Elf (oggi ORECA). Ottiene una vittoria sul finire della stagione nella F2 europea all’Estoril e poi la prestigiosa vittoria nella F3 britannica nel Gran Premio di Monaco. Partecipa nuovamente alla 24 Ore di Le Mans ma stavolta non si classifica.

L’esordio in Formula Uno e la vittoria a Le Mans

Nel 1978 Didier Pironi viene notato da Ken Tyrrell, patron dell’omonima scuderia inglese, che, grazie alla Elf, compagnia petrolifera francese che accompagnava la carriera del pilota, lo ingaggia per gareggiare in F1.

Il suo debutto avviene il 15 gennaio, al Gran Premio d’Argentina in cui si piazza al 14° posto. Già alla seconda gara, in Brasile, sul circuito di Jacarepagua, ottiene il suo primo punto iridato, posizionandosi al 6° posto. Al successivo Gran Premio del Sudafrica si riconferma nella medesima posizione.

Dopo un ritiro al Gran Premio degli USA Ovest, agguanta un 5° posto al GP di Monaco ed un altro 6° posto al Gran Premio del Belgio, a Zolder. Da lì in poi la sua Tyrrell 008 avrà enormi problemi di affidabilità e riuscirà a conquistare solo un 5° posto al GP di Germania, ad Hockenheim. Conclude così la sua prima stagione al 15° posto in classifica piloti con 7 punti ottenuti.

Nel frattempo ottiene il suo primo vero riconoscimento in carriera: domina, con la Renault Alpine A442 insieme al compagno di squadra e di scuola alla Winfield Jean-Pierre Jassaud, la 24 Ore di Le Mans.

Didier Pironi
Didier Pironi a bordo della Tyrrell

I primi trionfi in F1

Con l’abbandono della Elf, la Tyrrell ebbe dei problemi finanziari ma riuscirà comunque a prendere parte al Campionato Mondiale di Formula 1 del 1979. I risultati migliorano nel corso dell’annata.

Dopo un primo ritiro in Argentina, un 4° posto in Brasile, una squalifica al Gran Premio degli USA Ovest ed un 6° posto in Spagna a Jaramà, arriva il primo podio in carriera per il pilota francese che riuscì ad issarsi al 3° posto al Gran Premio del Belgio, a Zolder. 

Le uniche soddisfazioni arriveranno solo a fine campionato con un quinto posto al Gran Premio del Canada a Montreal ed un altro podio, un terzo posto a Watkins Glen sede del Gran Premio degli Stati Uniti. Concluderà così la sua seconda ed ultima stagione con la Tyrrell al decimo posto raddoppiando i punti conquistati nell’annata precedente: 14.

Dopo il primo biennio passato sotto l’ala di Ken Tyrrell, per il Campionato Mondiale di F1 del 1980, Pironi accetta le lusinghe del suo compatriota Guy Ligier e approda nel team di quest’ultimo.

La Ligier JS11/15 con motore Cosworth V8 risulta essere nella prima parte di stagione una monoposto competitiva ed affidabile. Dopo un’iniziale ritiro in Argentina arrivano un 4° posto in Brasile, un 3° in Sudafrica, il primo podio, un 6° posto nel Gran Premio degli USA Ovest e la prima vittoria in carriera al Gran Premio del Belgio, a Zolder.

All’evento successivo, a Montecarlo, conquista la sua prima pole. In gara, al 55° giro, sarà costretto al ritiro a causa della rottura di una sospensione dopo una collisione contro il guard rail alla curva del Casinò.

Il pilota francese si rifarà al Gran Premio di casa, a Le Castellet, portando a casa un secondo posto. In Gran Bretagna, a Brands Hatch, agguanta la sua seconda pole in stagione ma sarà l’inizio di una lunga sequenza di ritiri che si protrarrà fino all’undicesima prova stagionale, in Olanda.

Finalmente la fortuna e la competitività della Ligier tornano al fianco di Pironi: arriva un 6° posto a Monza e due terzi posti in Canada e negli Stati Uniti. Conclude così la stagione con una vittoria, una pole e cinque podi totalizzando 32 punti che gli valgono il 5° posto in classifica generale piloti.

L’approdo in Ferrari

Seppur confermato per la Ligier anche per l’annata 1981, Enzo Ferrari, in occasione del Gran Premio d’Italia 1980 tenutosi a Imola, diede l’annuncio dell’ingaggio di Pironi con cui avrebbe fatto squadra con l’idolo dei ferraristi: Gilles Villeneuve.

Il 1981 risulta essere l’anno più difficile per entrambi i piloti. La Ferrari stava sperimentando per la prima volta i motori Turbo che non diedero i frutti sperati: ritiri in rapida successione. Gli uomini del Cavallino Rampante non furono mai in lotta per il titolo.

Le uniche gioie arrivarono grazie a due vittorie di Gilles Villeneuve, a Montecarlo e in Spagna, e a un terzo posto in Canada. Per Pironi da segnalare solo un 4° posto a Monaco dopo una rimonta dalla 17° posizione. La prima stagione ferrarista del francese fu pessima: totalizza appena 9 punti ed il 13° posto in classifica generale.

L’inizio della fine: Imola ‘82

Il 1982 si apre con le tensioni con i piloti ed i team per la Superlicenza che rischiarono di annullare il Gran Premio d’apertura in Sudafrica. Pironi, a capo del sindacato dei driver, trattò con il Presidente della FISA, Jean-Marie Balestre e raggiunse un accordo e il Gran Premio si tenne regolarmente.

La gara per le Rosse fu disastrosa con Villeneuve, partito terzo, costretto al ritiro per problemi al turbo e Pironi, che scattava dalla sesta piazzola, arrivato ultimo a sei giri dal vincitore, il francese Alain Prost.

Al successivo Gran Premio, in Brasile, Pironi, con il sesto posto in gara, conquista il suo primo punto stagionale con Villeneuve che, partito in prima fila, si insabbia dopo un testacoda al 29° giro.

Al Gran Premio degli USA Ovest, a Long Beach, Pironi va in testacoda e si ritira al sesto giro; il compagno di squadra si classificò terzo, ma la sua ala anteriore fu ritenuta illegale dai commissari di gara: fu squalificato.

Imola: la vittoria della discordia

Con il boicottaggio delle scuderie inglesi, a causa dello scontro tra la FOCA e la FISA, le Renault di Arnoux e Prost e le Ferrari di Villeneuve e Pironi occuparono le prime due file in griglia.

Già al primo giro le due Ferrari si sbarazzarono della Renault di Prost. Da lì in poi inizia un lungo duello fra i due ferraristi che andavano a caccia della Renault dell’altro pilota francese, Arnoux.

Dopo un intenso triello Arnoux dovrà dire addio alla gara con il motore andato in fumo dando il via libera alle Ferrari per una doppietta sicura. Ci fu una lotta  senza esclusioni di colpi.

Le Rosse regalano uno scontro memorabile con sorpassi e controsorpassi. Al 49° giro, Villeneuve si porta in testa. In quel momento dai box arriva un ordine di scuderia per entrambi tramite un cartello con su scritto “SLOW”, che imponeva di mantenere le posizioni ed evitare ulteriori rischi.

Pironi disobbedì all’ordine di scuderia e sorpassò Villeneuve. All’ultimo giro il pilota canadese passò alla Tosa il compagno di squadra, ma il francese si rifece al Tamburello, all’esterno. Pironi così arrivò primo al traguardo firmando la sua terza ed ultima vittoria in F1, la prima con la Rossa.

Il dopogara fu funesto, con Gilles Villeneuve adirato per il comportamento scorretto del compagno di squadra. “L’Aviatore” salì sul podio contrariato, con tutta la rabbia in volto mal celata. Un ragazzo sempre gioioso, in un pomeriggio imolese, aveva perso la fiducia del team e di chi credeva essere amico prima che compagno di squadra.

Didier rimandò le accuse di Villeneuve ritenendo il proprio comportamento corretto. Due giorni dopo il Drake comprese le ragioni del pilota canadese che tanto amava, ma ritenne più importante che una Ferrari avesse vinto la gara ad Imola.

Didier Pironi
Didier Pironi e Gilles Villeneuve

La tragedia di Zolder

Durante l’ultima sessione delle qualifiche del Gran Premio del Belgio, a Zolder, tenutasi l’8 maggio del 1982, Didier Pironi si dimostrò essere più veloce di un decimo sul Villeneuve. L’asso canadese non ci sta e decide di percorrere un’ulteriore giro per battere il compagno di squadra. Il capo degli ingegneri Mauro Forghieri tenta di dissuaderlo, ma il pilota non volle sentire ragioni.

Arrivato alla curva Butte e alla successiva Terlamenbocht, si trovò davanti la March di Jochen Mass che procedeva lentamente. Nel tentativo di sorpasso la Ferrari collide con la March, prendendo il volo. Le immagini del video dell’incidente sono agghiaccianti, tanto che il cameraman distolse lo sguardo della telecamera. 

L’avantreno della monoposto era distrutto, Villeneuve fu sbalzato dall’abitacolo per atterrare su una recinzione alla Terlamenbocht. I soccorsi furono immediati ma il pilota canadese era in gravissime condizioni rese fatali da una frattura dell’osso del collo. Fu trasportato in ospedale dove solo i macchinari lo tenevano in vita. In serata la moglie acconsentì allo spegnimento delle macchine e fu dichiarato il decesso, alle 21:12.

La Ferrari in segno di lutto abbandonò il circuito e Pironi non prese parte alla gara. Dopo quel triste avvenimento, Pironi ricevette le accuse di essere il responsabile, seppur indirettamente, della morte del compagno di squadra.

Gilles Villenuve
La carcassa della Ferrari di Gilles Villeneuve dopo il tragico incidente di Zolder

L’incidente di Montreal

In un primo momento, la Ferrari decise di non sostituire Villeneuve e di schierare solo Pironi. Al Gran Premio di Montecarlo il francese riesce a portarsi a casa un secondo posto rientrando così in lotta nel mondiale contro Keke Rosberg su Williams che si era ritirato. A Detroit, ottiene un altro podio grazie al terzo posto proprio davanti al pilota finlandese della Williams.

Al Gran Premio del Canada, un altro incidente mortale scuote la sua carriera già fragile. Nella circostanza ottenne la pole, la terza in carriera, la prima con la Ferrari. Pochi secondi prima dello spegnimento dei semafori la sua Ferrari stalla. Pironi segnalò prontamente con le braccia che la vettura aveva un guasto ma era troppo tardi. 

La Osella del pilota italiano Riccardo Paletti centrò in pieno la Ferrari, a circa 180km/h. Paletti perse conoscenza. Pironi, uscito dalla sua monoposto senza conseguenze, si diresse a soccorrere il collega insieme al medico della F1, Sid Watkins. La vettura di Paletti prese fuoco. L’incendio fu spento dai soccorritori. Estratto dalla monoposto dopo 20 minuti fu trasportato in ospedale e spirò dopo poco il ricovero. 

Le cause del decesso furono le fratture al torace e le inalazioni dei fumi e degli estinguenti. Due giorni dopo avrebbe compiuto 24 anni. Nel pubblico era presente anche la madre di Paletti giunta all’impianto di Montreal all’insaputa del figlio. La gara riprese, Pironi fu costretto a gareggiare col muletto e si classificò nono.

La lotta al titolo

Ripresosi dallo shock dell’incidente, Pironi ritornò determinato in pista alla prova successiva in Olanda. Per l’occasione la Ferrari decise di ingaggiare il francese Patrick Tambay. In Olanda Didier portò a casa la sua terza ed ultima vittoria in F1, la seconda in Ferrari. Al Gran Premio seguente, in Gran Bretagna il francese si issa al secondo posto. Al Gran Premio di Francia, ottiene un altro ed importantissimo podio: un terzo posto

Quando sembrava che ormai il titolo mondiale fosse alla portata della Ferrari di Pironi, all’improvviso, in Germania, tutto finì.

La fine del sogno: Hockenheim ‘82

Didier Pironi, favorito per la corsa al titolo mondiale, nelle qualifiche del venerdì si era assicurato la pole, la sua quarta ed ultima in carriera, la seconda con la Ferrari.

Al sabato, su pista bagnata, decise di fare un giro di prova. Sul rettilineo del Motordrom, alle spalle dell’irlandese Derek Daly a bordo della Williams, vide la monoposto inglese spostarsi. Credendo che lo stesse agevolando nel sorpasso lo affianca. Ma l’irlandese si era fatto di lato perché c’era la Renault di Alain Prost che procedeva lentamente. La nuvola d’acqua alzatasi dal posteriore della Williams rendeva impossibile notarlo. 

La Ferrari di Pironi impattò violentemente con la Renault di Prost in una dinamica identica a quella dell’incidente che portò la morte di Villeneuve, a Zolder. La Ferrari decollò e poi atterrò di muso sull’asfalto distruggendo l’avantreno. Pironi rimase cosciente, ma le gambe del francese erano rimaste maciullate dall’incidente.

Trasportato in ospedale un chirurgo francese luminare in ortopedia, con un intervento che ebbe del miracoloso, gli salvò le gambe dall’amputazione. Didier Pironi dovette dire addio ai sogni di gloria e alla carriera in F1.

Il Gran Premio di Germania proseguì con la vittoria dell’unica Ferrari in griglia, quella di Patrick Tambay. Fu la sua prima delle due in carriera. La Scuderia corse con il solo Tambay fino agli ultimi due Gran Premi di Monza e Las Vegas dove lo affiancò il pilota italo-americano Mario Andretti.

Keke Rosberg si aggiudicò così il suo primo ed unico titolo mondiale con un solo Gran Premio vinto.  Bastarono soli 44 punti, 5 di vantaggio su Pironi che arrivò 2° a pari punti con il pilota inglese della McLaren, John Watson.

Didier Pironi conclude così la sua carriera in F1: 3 vittorie, 4 pole, 13 podi e 5 giri veloci.

Didier Pironi
L’imbarcazione di Didier Pironi

La riabilitazione e la morte in motonautica

La riabilitazione per Didier Pironi fu lunga e faticosa. Numerosi furono gli interventi chirurgici a cui fu sottoposto per avere una mobilità accettabile delle gambe. Quattro anni dopo l’incidente di Hockenheim partecipò ai dei test privati su una monoposto di Formula 1. Una AGS prima e poi su una Ligier. I tempi furono soddisfacenti ma il pilota francese non riusciva a sforzarsi più di tanto, quindi non poteva sostenere la lunghezza e gli sforzi che richiedono un Gran Premio di Formula Uno.

Con l’impossibilità di tornare nelle ruote scoperte, nel 1987, Pironi decise di iniziare la carriera nella motonautica, passione che condivideva col suo ex compagno di squadra Gilles Villeneuve. Riesce ad imporsi in alcune gare ma il 23 agosto trova la morte insieme al suo equipaggio. 

Al largo dell’isola di Wight, nel tentativo di aumentare il proprio vantaggio sugli inseguitori, la barca di Pironi si ribalta a 90 nodi – circa 170km/h – sulla scia di una petroliera della Esso Avon. Per l’equipaggio non ci furono speranze di sopravvivenza.

Pironi venne sepolto a Grimaud, nei pressi di Saint-Tropez. Il fratellastro José Dolhem riposa al suo fianco dopo aver perso la vita in un incidente col suo monomotore, precipitando a Saint-Etienne. Sulla tomba di entrambi è stata scolpita un’epigrafe: “Entre ciel et mer”, “tra cielo e mare”.

La compagna di Didier Pironi, un mese dopo la scomparsa del suo amato, diede alla luce due gemelli a cui diede il nome Didier e Gilles (oggi quest’ultimo è all’interno della Mercedes), in onore dei due piloti.

Didier Pironi è stato certamente un pilota talentuoso, uno dei migliori della sua generazione, ma la sua ambizione, in un modo o nell’altro, gli è stata fatale sia nei rapporti umani che nel dipanarsi della sua carriera. Ad oggi viene ricordato spesso per aver scippato la vittoria a Villeneuve a Imola. E non è certamente un fausto destino.

Il fato, beffardo, lo ha quasi voluto punire prima con l’incidente mortale di Villeneuve, a Zolder, poi con la morte di Paletti e per ultimo limitando l’utilizzo delle sue gambe quando era a un passo dal diventare campione del mondo di F1.

Le famiglie di Villeneuve e di Pironi, ancora oggi, non si sono parlate. Non si sono mai chiarite e forse non si sono mai perdonate. Per il mondo della Formula 1 la questione Villeneuve-Pironi rimane ancora una sorta di tabù.

Didier Pironi merita di essere riabilitato dal mondo della F1 e della Ferrari? Per il sottoscritto sì, per il pilota che era e per il sogno sfuggitogli. Didier Pironi non è il cattivo della storia.


Crediti foto: F1, Scuderia Ferrari

Tags: Didier PironiF1FerrariGilles VilleneuveNews
Giovanni Tito

Giovanni Tito

Non sono asociale. Amo le persone nei film e le serie TV... Anche negli anime 🎥🎬📽️📺

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