La Federazione Internazionale dell’Automobile ha alzato il livello di guardia. L’obiettivo è apporre un giro di vite al sistema delle squadre satellite che da anni alimenta disparità competitive nella Formula 1. Non si tratta più di valutazioni preliminari, ma di una strategia concreta che potrebbe contribuire a ridefinire gli equilibri del Circus.
Il quadro attuale presenta anomalie evidenti. Racing Bulls opera come appendice tecnica di Red Bull, condividendo non solo la proprietà ma perfino alcuni spazi fisici del campus di Milton Keynes. Una simbiosi che va oltre ogni standard di indipendenza competitiva.
Parallelamente, il rapporto Haas-Ferrari presenta caratteristiche analoghe pur con i netti distinguo del caso: l’ufficio tecnico americano a Maranello rappresenta una contiguità geografica che facilita scambi tecnologici sistematici. E soprattutto speculazioni da parte dei rivali che richiedono l’intervento del legislatore.

L’allarme di Brown e la questione dei dati
Zak Brown ha identificato il nucleo del problema con precisione chirurgica: “In nessun altro sport è consentita la comproprietà di due squadre che competono l’una contro l’altra“. La sua denuncia non è retorica, ma strategica. Nel contesto del budget cap, due squadre coordinate possono moltiplicare esponenzialmente la capacità di raccolta dati, trasformando l’informazione in vantaggio competitivo decisivo nonostante i controlli continui atti ad evitare preziosi travasi di informazioni.
Il 2026 amplificherà questa dinamica. Con le nuove regole tecniche, disporre di un doppio canale di sviluppo significherà possedere un accesso privilegiato a soluzioni innovative, ottimizzazione dei tempi in galleria del vento e condivisione di percorsi di ricerca che per i team indipendenti rimangono preclusi.
Oltre la tecnica: il sistema integrato
Il vantaggio non si limita agli aspetti puramente tecnici. Lo scambio di personale specializzato, il prestito di piloti in formazione e la condivisione di strategie operative creano un ecosistema integrato che moltiplica le risorse disponibili. Una semplice indicazione – “abbandona questa direzione di sviluppo” – può far risparmiare mesi di lavoro e milioni di investimenti.
I “partner tecnici” rappresentano un’ulteriore sfumatura di questo fenomeno. Offrire soluzioni a costo zero o simbolico equivale a sovvenzionare indirettamente la competitività, aggirando de facto le limitazioni del budget cap.

La risposta normativa della F1
Nikolas Tombazis ha lasciato intendere, nelle scorse settimane, che vi sarà l’intervento federale. Place de la Concorde potrebbe elaborare nuove regole per neutralizzare o quanto meno depotenziare le sinergie tra team collegati. La strategia prevede un approccio olistico che coinvolgerà tutti gli aspetti: generale, sportivo, tecnico, finanziario e operativo.
L’obiettivo è ristabilire l’equità competitiva che il sistema attuale compromette sistematicamente. Undici squadre autenticamente indipendenti rappresentano l’ideale verso cui orientare il campionato, eliminando vantaggi strutturali che distorcono la meritocrazia sportiva. Cosa che porrebbe la Formula Uno sullo stesso piano di altri sport di livello globale che operano in forza di regole chiare che tutelano la sana competizione.
La tolleranza verso le squadre satellite potrebbe finalmente essersi esaurita. La FIA ha compreso che preservare l’integrità competitiva richiede interventi normativi drastici. Il principio delle pari opportunità non ammette eccezioni, nemmeno quando sono celate dietro formalismi regolamentari apparentemente rispettati. Chiaramente è presto per cantar vittoria. Molte volte si è detto che gli organi preposti al controllo e alla stesura degli impianti regolamentari erano pronti ad intervenire e non se n’è fatto nulla. Vedremo a cosa porterà questa rinnovata volontà d’agire.
Crediti foto: VCARB, F1
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