La calda serata di Abu Dhabi del 2021 non fu soltanto la fine di un campionato, ma l’inizio di un regno, il regno di Max Verstappen. All’epoca, si immaginò – a ragione – che il dominio dell’olandese per durata e potenziale noia potesse essere simile a quello dell’appena deposto Lewis Hamilton.
A contrastare questo terribile presagio, le nostre speranze si ripiegarono su tre baldi giovani pronti a insidiare il nuovo Re.
Il Cavaliere Rosso: Charles Leclerc
Primo di questi, il Cavaliere Rosso: Charles Leclerc. Il monegasco, l’anno precedente, aveva domato Sebastian Vettel e in quello successivo provò, senza fortuna, persino a strappare lo scettro a Max. Da allora, si è assistito a una serie interminabile di promesse e buone intenzioni, che, come recita il detto, hanno finito solo per lastricare l’inferno in cui adesso si trova la Ferrari.
Il Cavaliere Arancione: Lando Norris
Poi fu il turno del Cavaliere Arancione: Lando Norris. Anche lui, proprio in quel fatidico 2021, contribuì al pensionamento di un altro campione della passata generazione, fu così che si spense il sorriso sornione di Daniel Ricciardo. Nonostante Lando guidi la monoposto migliore da un paio d’anni, difficilmente sarà lui a spodestare l’asso della Red Bull.
Il Cavaliere Argento: George Russell
Infine, il Cavaliere Argento: George Russell. Nel 2021, Russell stava ancora facendo la gavetta in Williams; giunto poi in Mercedes, ha scortato Hamilton per i successivi tre anni realizzando tutto sommato cose egregie. Dopo la vittoria a Singapore, risulta il più in palla dei tre, ma con quale obiettivo? Rinnovare per un altro anno con la casa di Stoccarda in attesa che sbocci l’oggetto misterioso Kimi Antonelli? È un po’ poco per immaginarlo un giorno campione del mondo.
La Nuova Realtà
E così, dopo quattro anni, ci troviamo a fare l’inverso: tifare per un’ improbabile vittoria di quel pilota che volevamo subito accantonare. Sì, perché se alla fine della stagione fosse Oscar Piastri a scalzare Verstappen dall’albo d’oro della Formula 1, sarebbe solo grazie a una vettura oggettivamente più performante, e non per meriti realmente dimostrati sul campo di battaglia.
Crediti foto: Formulacritica
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