È un concetto che su Formulacritica è stato espresso diverse volte nonostante la nostra redazione sia ancora giovanissima: la F1 deve sapersi porre come un soggetto apripista, che possa permettere di imprimere un cambio nella direzione di alcune parabole già tracciate. Ciò può accadere con i carburanti drop-in.
In una visione politica che vorrebbe la propulsione termica bandita, è la serie regina del motorsport che può dimostrare, nei fatti, che esistono tecnologie pulite che possano consentire la coabitazione tra i motori full electric e quelli a combustione interna.
I cosiddetti carburanti drop-in, quelli pronti all’uso e che si adattano ad ogni tipologia di motore esistente, devono porsi come l’elemento che rompe certi schemi che oggi appaiano dogmatici.
La vera sfida di una tecnologia ancora in via di sviluppo è sui costi. Le benzine ecosostenibili potranno avere successo solo se non saranno una miscela per bolidi da corsa, ma diverranno un bene di massa con costi contenuti e accessibili a tutti.
A questo sta lavorando la Formula Uno che va avanti spedita nella volontà di applicare il programma Net Zero Carbon da realizzare entro il 2030.
![F1](https://www.formulacritica.it/wp-content/uploads/2024/04/F1-750x375.webp)
Il Circus, con la visione ampia delle aziende petrolchimiche che vi prendono parte, non vuole seguire passivamente gli eventi. Intende esso stesso essere anticipatore di filosofie e dunque stella polare cui guardare.
Gli attuali propulsori ibridi di F1 sono i motori più efficienti del pianeta e utilizzano già il 10% di biocarburante etanolo. Nel 2026 si aprirà una nuova era (qui le specifiche delle nuove vetture). Accanto alle nuove regole motoristiche sarà obbligatorio l’utilizzo di carburanti sostenibili al 100%.
Si parla di benzine di “seconda generazione” che non sono prodotte da colture alimentari o dalla terra utilizzata per coltivare, ma arrivano da fonti sostenibili senza influire sulla produzione alimentare. Potrebbero essere realizzate con rifiuti agricoli, rifiuti urbani, rifiuti forestali o utilizzando il carbonio estratto dalle alghe o catturato direttamente dall’aria.
Di conseguenza, tali combustibili risultano essere neutri dal punto di vista delle emissioni di Co2. Sono progettati per essere carburanti “drop-in”, quindi utilizzati nei veicoli di tutto il mondo senza modifiche. Una tecnologia che valica i confini della Formula 1.
F1: una categoria green
Nell’ambito della sua strategia di sostenibilità definita nel 2019, la Formula 1 ha chiarito il suo obiettivo di azzerare le emissioni nette entro il 2030. Si è impegnata a ridurre le emissioni assolute di anidride carbonica di almeno il 50%, prendendo di mira le emissioni derivanti dalla pista, dai viaggi, dalla logistica e dall’uso di energia.
I carburanti sostenibili sono quindi vitali per raggiungere questo obiettivo e la Formula 1 sta lavorando con successo con tutti i fornitori per offrire enormi vantaggi al mondo intero.
Con cinque diverse aziende che attualmente forniscono i team presenti in griglia, è iniziata la corsa per creare carburanti competitivi e sostenibili che possono essere ulteriormente sviluppati per l’uso in altri settori, come l’aviazione e la navigazione. Ricordiamo che Mercedes, insieme a Petronas, sta lavorando da un paio di anni a una benzina avio 100% sostenibile.
Con la durata media della vita dei veicoli alimentati a combustione interna nella sola Europa che ha già raggiunto quasi 20-30 anni – e si prevede che aumenterà – i carburanti sostenibili sono fondamentali per ridurre le emissioni globali di Co2 nei decenni a venire.
Si stima che entro il 2030 potrebbero esserci 1,4 miliardi di veicoli in uso in tutto il mondo. Di questi 1,2 miliardi utilizzeranno un motore a combustione interna. Un carburante sostenibile “drop-in” che funziona semplicemente in quei veicoli senza modifiche e utilizza le stazioni di distribuzione, stoccaggio e rifornimento di carburante esistenti, ridurrà drasticamente le emissioni di gas serra.
![Power unit Ferrari](https://www.formulacritica.it/wp-content/uploads/2024/03/Power-unit-Ferrari-750x375.webp)
Propulsione eterogenea: coi carburanti drop-in non si vuole imporre un solo modello
L’utilizzo di carburanti sostenibili avanzati insieme ai veicoli elettrici offre la soluzione migliore per ridurre le emissioni di gas serra dei trasporti. Le diverse fonti in grado di creare carburanti sostenibili potrebbero anche potenzialmente alleviare gli attuali problemi della catena di approvvigionamento e nella produzione di batterie per veicoli elettrici.
“Se vogliamo davvero decarbonizzare, non possiamo aspettare che tutti acquistino un veicolo elettrico: ci vorranno decenni“, ha spiegato Pat Symonds, Chief Technical Officer della Formula 1. “Quindi, è molto meglio iniziare a ridurre il contenuto di carbonio del nostro carburante”.
Il percorso che la F1 mostra è quello di affiancare alla prolusione elettrica quella “tradizionale” basata sui carburanti “intelligenti”. Questi eviterebbero, tra l’altro, la sostituzione di tutte le infrastrutture di distribuzione e stoccaggio esistenti. Ancora, non imporrebbero di modificare il veicolo perché la miscela che lo alimenta può essere venduta alla pompa proprio come accade col carburante attuale.
La sfida è quella di rendere economica questa tecnologia e di trasformarla in una prodotto di massa, fruibile a tutti a costi contenuti. Solo così si potrà provare a scardinare le filosofie full electric oggi imperanti e forse troppo vincolanti.
Crediti foto: F1