F1 – Il budget cap ha elevato i profitti dei team al di là dei risultati

Alcuni indicatori mostrano come anche le squadre lontane dal vertice riescano a introitare cifre elevatissime. Il modello di F1 di Liberty Media continuerà a garantire dividendi così elevati?

La F1 è una gallina dalle uova d’oro? La risposta secca è affermativa. E questa è la ragione per la quale i dieci partecipanti al Circus sono così restii all’apertura nonostante le regole federali prevedano un massimo di dodici soggetti. 

Il team Andretti, che sta facendo di tutto per varcare i cancelli della gloria, si scontra con un modello di business elitario impostato da Liberty Media e sposato dalle scuderie che riscontrano vantaggi fiscali che negli ultimi anni hanno premiato anche chi non se la passa benissimo sul fronte sportivo.

Al di là della Ferrari e di altri soggetti che ottengono gettiti extra garantiti dai bonus storici, anche i sodalizi “più freschi” si spartiscono una fetta interessante di profitto. Per tale ragione, nel prossimo Patto della Concordia, si pensa di aumentare la tassa di ingresso da 200 milioni di dollari a 600. Mossa per scoraggiare altre campagne come quella di Andretti che alla fine, anche per l’intervento del Congresso degli USA, potrebbe comunque spuntarla.

F1 Andretti
Il Congresso degli Stati Uniti contro Liberty Media: spiraglio per Andretti?

La Formula Uno, grazie alla maggiore esposizione negli Stati Uniti – e di questo va dato atto alla lungimiranza di Liberty Media – vede le franchigie poter negoziare accordi di sponsorizzazione più redditizi. In tal senso si legge il legame tra Ferrari e HP e quello precedente di Oracle con Red Bull Racing. Intese che servono anche a pagare gli stipendi di Max Verstappen e Lewis Hamilton che, ricordiamolo, esulano dal tetto di spesa.

Il settore tecnologico è particolarmente attratto dalla Formula 1. McLaren, ad esempio, ha siglato un accordo con Google, mentre Mercedes ha una partnership con WhatsApp, brand di Meta. Marketing e sviluppo tecnico che si intrecciano in un legame sempre più solido e profittevole.


F1, budget cap: limite per lo sviluppo delle auto, risorsa finanziaria enorme

Quando la proprietà della categoria decise di introdurre il budget cap fu chiaro che i minori margini di spesa dei team potessero riverberarsi sulla loro capacità di reagire dinanzi a eventuali deficit tecnici. 

Quella su descritta sembra essere la parabola della Mercedes che, anche a causa delle limitazioni determinate dall’aerodynamic test regulation, non è più in grado di vincere. Ma che, nonostante ciò, vede aumentare i suoi introiti. 

Mercedes-Benz Grand Prix Ltd, come mostra il grafico in basso, ha ottenuto un ritorno operativo del 21% su ricavi di 546 milioni di sterline nel 2023. Tutto registrato nei conti depositati presso la Companies House del Regno Unito.

Un risultato maggiore rispetto a quelli che si vedevano nella F1 pre budget cap. Una tendenza, paradossalmente, che è andata consolidandosi da quanto il gruppo di Wolff, Ineos e Daimler AG non vince più. A conferma che il tetto di spesa si comporta quasi da paracadute.

Anche un’altra nobile che non sa più vincere, Alpine Racing Ltd del gruppo Renault, ha raggiunto un impressionante margine di profitto operativo del 14% nel 2022 (‘ultimo anno per il quale vi sono dati disponibili). Ulteriore conferma di come non vi sia più un legame diretto tra performance sportive e prestazioni finanziarie


F1: l’obiettivo è mantenere alta la redditività

I numeri sono così positivi che gli investitori fanno la fila per sponsorizzare vetture e per entrare nel business  della Formula 1. Anche così si spiega l’interesse fortissimo di Andretti – Cadillac e l’endorsement del Congresso USA che intende tutelare un soggetto che sul suolo americano crea lavoro e reddito. 

La chiusura della Formula Uno alla cordata americana non ha basi logiche perché il valore del brand potrebbe addirittura crescere. I team e la FOM hanno agito in preda alla paura. Timori che una nuova variabile potesse distruggere l’equazione 10 team = ricavi straordinari.

Proprio queste chiusure concettuali e mentali potrebbe essere gli elementi che iniziano e rendere il business meno attrattivo per chi investe e che vede muri invalicabili e non opportunità di crescita.

Il modello di Liberty Media basato sul budget cap, sul novero ristretto dei partecipanti e su 24 gare con promotori che spendono cifre iperboliche, ha probabilmente bisogno di un piccolo tagliando per continuare a crescere o quantomeno per non conoscere una lenta ma progressiva discesa.

Accettare Andretti, in questo senso, potrebbe essere un segnale d’apertura che incoraggia ulteriori finanziatori. Ecco perché la partita è tutt’altro che chiusa.


 Crediti foto: Formulacritica

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