F1 e automotive: due mondi irreversibilmente lontani?

Le strade della produzione e della F1 sembrano divergere in maniera netta. È possibile trovare una sintesi tra propulsione endotermica e full electric?

La F1 va in una direzione, l’auto di serie in un’altra. In sintesi estrema è questo ciò che sta accadendo. Il comparto dell’automotive si sposta verso una prolusione full electric, la massima serie del motorsport intende perseverare sull’ibrido. Quindi sui motori endotermici e sui carburanti liquidi.   

Queste due forze divergenti possono invertire la loro direzione e venirsi finalmente incontro? Carlos Tavares, amministratore del gruppo Stellantis, è scettico al riguardo. 

La Formula 1 è uno strumento fantastico per sviluppare la tecnologia dell’ibrido”, ha detto il manager portoghese a margine dell’E-Prix di Misano. “L’unico problema è che si scontreranno contro il divieto sui motori termici del 2035. Cosa farà la Formula Uno quando l’industria dell’automobile imporrà il blocco a motore a combustione? Hanno questo problema strategico da risolvere”.

Per questa ragione Stellantis, di cui fanno parte i marchi del gruppo FCA e quelli di PSA, non pensa di farsi rivedere nelle ruote scoperte della massima categoria. Ma è una scelta lungimirante? La Formula Uno ha la possibilità di riscrivere certi provvedimenti che ormai sembrano essere dogmatici? 

F1 Automotive
Carlos Tavares, amministratore delegato Stellantis

F1: Net Zero Carbon speranza per l’automobile

F1 Net Zero Carbon. Questo l’ambizioso progetto che la Formula 1 ha scritto per diventare veramente ecosostenibile entro il 2030. Un cambio di paradigma totale che parte dall’uso responsabile dei materiali di consumo e finisce ai carburanti che alimentano le vetture, per passare dalla logistica alle metodologie costruttive di tutto ciò che concerne la vita del Circus.

La F1 vuole giocare una partita importantissima creando un carburante sostenibile nella produzione e allo scarico che sia adattabile a tutti i motori a combustione interna. La cosiddetta benzina drop-in, un caposaldo della F1 Net Zero Carbon.

Il progetto è assai ambizioso. Una prerogativa, la voglia di azzardare, che non manca a chi ora guida la serie. Questa disciplina è vista come un semplice sport, ma in realtà è molto di più. Si parla di un concentrato di tecnica che spesso ha fatto da apripista a soluzioni che usiamo tutti i giorni nelle nostre automobili. 

C’è un po’ di Formula 1 in diversi ambiti del nostro quotidiano e questa natura non si realizza per caso, ma proprio grazie a quella spinta innovatrice che la massima disciplina del motorsport ha sempre promosso. 

Chi ora possiede il pacchetto di maggioranza, Liberty Media Corporation, intende istituzionalizzare questo ruolo da locomotiva del progresso proponendosi come soggetto che traccia una strada che possa essere in grado di far curvare traiettorie preimpostate in maniera un po’ troppo superficiale.

Il tema è di quelli spinosi visto che si riferisce alle motorizzazioni del futuro. Semplificando all’estremo ci sono due filosofie confliggenti: da un lato chi spinge per il full electric, come i burocrati europei, dall’altro chi ritiene che il motore a combustione interna sia arrivato ad un tale livello di sviluppo che non se ne può fare a meno, soprattutto se lo si adopera con benzine pienamente sostenibili.

E’ quest’ultimo il messaggio di cui F1 Net Zero Carbon intende farsi bandiera. Una visione, non utopistica e basata su elementi concreti, che intende dimostrare come sia possibile conciliare propulsione “tradizionale” ed esigenze ambientali. Quello delle benzine drop-in è il mercato del futuro.

I colossi del petrolio devono fronteggiare l’inevitabile abbandono delle fonti fossili. Riconvertire la produzione da parte del comparto petrolchimico è un obbligo per mantenere le quote di mercato e, magari, per incrementarle a scapito di quei soggetti che non riusciranno a cavalcare l’onda del cambiamento. 

L’allocazione della power unit sulla Ferrari SF-23 del 2023

In F1, è ormai cosa nota, debutterà, nel 2026, una nuova generazione di power unit che dovrà essere alimentata da benzine ecosostenibili.

L’obiettivo della FIA e di Liberty Media è quello di soddisfare il programma F1 Net Zero Carbon che si prefigge di arrivare ad una Formula Uno Full Green entro il 2030. Operazione ambiziosa ma necessaria nella quale credono soggetti già coinvolti in Formula 1. 

Un paio d’anni fa, Petronas, in collaborazione con Mercedes che aveva testato su un proprio camion un carburante ecologico nello spostamento da Zandvoort a Monza, ha iniziato a studiare un propellente avio per alimentare i motori a reazione portando il “concetto verde” anche negli spostamenti aerei. 

La realizzazione di una tale tecnologia sarebbe rivoluzionaria, una pietra miliare vera e propria alla quale i vertici di Liberty Media Corporation guardano con estremo interesse. La partita è di enorme valenza e gli interessi economici derivanti mastodontici.


La F1 può bloccare la controversa svolta full electric 

L’obiettivo ancora più ambizioso della Formula 1 è quello di aprire una strada filosofica che faccia vacillare le decisioni prese da politici burocrati con visioni di corto respiro e che rischiano di devastare il settore automobilistico in nome di una riconversione elettrica forzata e per la quale, forse, non siamo ancora del tutto pronti. 

Il Parlamento Europeo, tramite il programma “Fit for 55”, ha stabilito che vieterà l’immissione sul mercato di auto nuove con motore a combustione interna entro il 2035 per poi arrivare ad un ban totale della circolazione nel 2050. A questo si riferiva Tavares nelle parole riportate in apertura.

Chiaramente la palla deve passare alla Commissione Europea che è l’organo che fattivamente legifera. È proprio in questo cammino decisionale che la Formula Uno può e deve incunearsi. 

Le aziende petrolchimiche, tutelando i loro interessi commerciali, devono essere in grado di fare quadrato, con la collaborazione dei team, e di dimostrare che è possibile definire benzine verdi sia allo scarico sia nel processo di produzione. 

F1 – Un fusto di carburante Petronas che alimenta le power unit Mercedes. Crediti foto: Diego Catalano, Gp Belgio 2022

Se questo avverrà, e pare che lo scenario sia piuttosto concreto, l’Unione Europea, ma anche alcuni stati federali statunitensi che hanno predisposto politiche elettriche molto stringenti, possono rendersi conto con elementi tangibili di poter intraprendere un percorso alternativo.

Talvolta è necessario creare degli esempi concreti per convincere chi, probabilmente, non ha competenze tecniche specifiche ma detiene il potere di legiferare. E quel castello di prove materiali intende crearlo la massima serie del motorsport, come aveva spiegato il suo CEO, Stefano Domenicali:

“Come Formula 1 dobbiamo chiederci cosa possiamo accelerare in termini di sviluppo. Il tema dei carburanti sostenibili è fondamentale. La percezione su questo, lo dimostra il mercato, sta cambiando”. 

“Credo che sia stata fatta un’ottima scelta quando per primi abbiamo deciso di imboccare questa strada. Non vogliamo fare guerre contro la mobilità full electric, è una tecnologia che avrà un suo mercato, ma crediamo che la Formula 1 possa accelerare la possibilità di avere benzine sostenibili al giusto prezzo”. 

“Questo sarà un grande aiuto per la mobilità in senso assoluto, inclusa quella commerciale, aeronautica, e quella che comprende il parco vetture attualmente circolanti nel mondo che equivale a circa un miliardo e mezzo. È una sfida molto importante e sono certo che aiuterà anche a compattare la visione di tutte le squadre”.

Stefano Domenicali, CEO della F1

F1: trasformare i carburanti drop-in un prodotto di massa 

La vera sfida è dunque sui costi. I carburanti drop-in ecosostenibili potranno avere successo solo se non saranno una miscela per bolidi da corsa, ma diverranno un bene di massa con costi contenuti e accessibili a tutti.

Per rendere questo scenario concreto serve il supporto della politica. Ecco che la fase due deve essere quella dell’interlocuzione, della trattativa diretta con i soggetti preposti a prendere quelle decisioni che determinano i destini economici, ambientali e persino culturali dei popoli. 

Si va avanti spediti nella concreta volontà di applicare il programma Net Zero Carbon che ha scadenza 2030. Il Circus non vuole farsi trovare impreparato, né seguire gli eventi. Vuole esso stesso essere anticipatore di filosofie e dunque stella polare da seguire. Chissà che le convinzioni di Tavares non possano essere sovvertite da quanto sta provando a fare la F1.


Crediti foto: F1

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