“Quel Giorno, l’Umanità ricordò…
il terrore di essere controllata da loro…
l’umiliazione di vivere come uccelli in gabbia…”
(Introduzione di Armin Alert alla vista del “Gigante Colossale”, oltre le mura, ne “L’Attacco Dei Giganti” Vol.1, Capitolo 1 “A voi, fra 2000 anni” di Hajime Isayama)
I Gran Premi europei stanno vivendo un momento storico paragonabile a quello dei personaggi del noto manga ed anime di successo “L’Attacco Dei Giganti”.
Come l’umanità nell’opera era minacciata dai numerosi giganti, così i Gran Premi europei sono messi in pericolo dalle pressanti richieste dei Paesi asiatici (come la Corea del Sud e la Thailandia), da quelli mediorientali (come l’avveniristico circuito di Qiddyia in costruzione in Arabia Saudita che potrebbe affiancare il circuito cittadino di Jeddah) e dalle città americane (un’ipotesi era quella di portare un Gran Premio a Chicago, ma quest’idea sembra essere tramontata). Tutte realtà che premono per poter ospitare nel loro territorio un Gran Premio di F1.
I GP storici del Vecchio Continente come Imola, Monza, Monte Carlo, Spa e Zandvoort hanno un contratto che li lega alla FOM fino al 2025. Anche il Gran Premio dell’Azerbaijan, a Baku, ha il contratto in scadenza al 2025. Silverstone è riuscito a strappare un accordo decennale per avere il Gran Premio di F1 fino al 2034.
Al momento sono salvi anche i Gran Premi d’Austria e d’Ungheria che ospiteranno la Formula 1 fino al 2030, il primo, e fino al 2032, il secondo. Il contratto del Gran Premio di Barcellona terminerà nel 2026 e poi sarà sostituito dal Gran Premio di Madrid, che ha siglato un accordo con la proprietà fino al 2035.
Nelle ultime settimane sono uscite voci sempre più insistenti riguardo ad un ampliamento dei GP orientali, precisamente della Corea del Sud e della Thailandia.
Quest’ultimo Paese, infatti, sembra essere quello più vicino ad avere un Gran Premio nella capitale Bangkok (qui i dettagli). Il Primo Ministro e magnate immobiliare tailandese Sretta Thavisin è in visita nel nostro Paese e domenica ha presenziato al Gran Premio di dell’Emilia Romagna dove ha incontrato il CEO della Formula 1, Stefano Domenicali.

Imola è uno dei teatri che molto probabilmente verranno esclusi dopo il 2025 proprio in favore del Gran Premio della Thailandia.
Nel 2022 il Gran Premio di Monaco, per ottenere un contratto triennale fino al 2025, ha dovuto cedere sui benefici riconosciutigli fin a quel momento.
Monte Carlo aveva il vantaggio di non pagare nemmeno un euro a Liberty Media, di poter scegliere i suoi cartelloni pubblicitari e metterci sopra propri sponsor, di curare la regia televisiva e di avere un week end lungo quattro giorni, con le prove libere al giovedì.
Col calendario sempre più congestionato, il weekend del Gran Premio di Monaco è oggi uguale a tutti gli altri.
Tornando agli altri circuiti storici, l’impianto di Spa Francorchamps ha fatto un enorme lavoro di ammodernamento, attingendo da un fondo governativo che ha stanziato 80 milioni di euro (anche per altre strutture), ma il suo futuro è ancora in bilico.
I lavori all’autodromo di Monza, dopo un rallentamento per la bonifica di residuati bellici della Seconda Guerra Mondiale, procedono spediti.
L’ex pilota di F1 Pierluigi Martini, dalle colonne di Motorsport, ha consigliato a Gian Carlo Minardi, Presidente di “Formula Imola”, società che gestisce il circuito, di eliminare la variante “Villeneuve” e sostituirla con un rettilineo che va dalla variante del “Tamburello” fino alla curva della “Tosa” così da avere una seconda zona DRS e un secondo punto di sorpasso.
Ma questo potrà essere possibile solo se si trovasse un accordo con Liberty Media per andare oltre il 2025. Se perfino Monaco ha dovuto sottostare al diktat degli americani come possono i Gran Premi storici come Imola, Monza e Spa soddisfare esose richieste?

E, qualora soddisfatte, chi garantisce loro che tutti gli sforzi fatti non siano resi vani da uno stato mediorientale che, grazie ai petroldollari, può farsi bello agli occhi del mondo? O che una città americana ottenga un comodo lasciapassare per avere la F1 sulle proprie piste?
Va bene ammodernare strutture e infrastrutture obsolete – sono il primo a sostenerlo – ma che non sia poi la scusa di portare la Formula 1 fuori dall’Europa, la sua culla, e dalla storia.