Maurizio Arrivabene è una delle figure manageriali più riconoscibili dell’era moderna della F1. Ex team principal della Ferrari tra il 2014 e il 2018 e ancor prima uomo forte della Marlboro che di Maranello è stato un partner strategico, il dirigente sportivo bresciano ha portato con sé un approccio manageriale diretto, fortemente orientato alla leadership. Uomo di industria prima ancora che di paddock, ha avuto il merito di vivere dall’interno alcune delle fasi più complesse della Ferrari. Proprio per questo, quando Arrivabene parla di leadership, di mentalità vincente e di costruzione di una squadra, le sue parole assumono un peso particolare.
In un’intervista rilasciata al Quotidiano Sportivo, Arrivabene ha affrontato due temi centrali scaturiti dall’ultimo mondiale di Formula 1: il valore assoluto di Max Verstappen e il ruolo chiave di Andrea Stella nella rinascita della McLaren. Due figure apparentemente lontane tra loro, ma accomunate da un elemento fondamentale: la capacità di incidere profondamente sull’ambiente che li circonda.

F1 – Arrivabene: Verstappen è il nuovo Schumacher
Parlando di Verstappen, Arrivabene ha scelto un paragone che nella storia della Formula 1 non viene mai utilizzato con leggerezza. Il riferimento a Michael Schumacher non è solo simbolico, ma tecnico, culturale e umano.
“Max è un fenomeno. Vedi, ci sono 50.000 componenti in un’auto. Beh, riesce a ottenere il meglio da ogni dettaglio. Verstappen è l’erede di Michael Schumacher. Ha la stessa forza, lo stesso senso di leadership. Sa come ispirare chi lavora con lui“.
È una dichiarazione che va ben oltre l’elogio del talento naturale. Il manager individua in Verstappen una qualità che distingue i grandi piloti dai semplici campioni: la capacità di leggere la complessità di una vettura moderna e di trasformarla in uno strumento perfettamente allineato al proprio stile di guida. In un’era in cui la Formula 1 è a tutti gli effetti un esercizio di integrazione estrema tra aerodinamica, power unit, software, gestione energetica e pneumatici, il talento di Hasselt viene descritto come un moltiplicatore di prestazioni, capace di estrarre valore da ogni singolo elemento.
Il parallelismo con Schumacher, poi, non riguarda soltanto la pista. Arrivabene sottolinea esplicitamente il tema della leadership, una qualità spesso invisibile all’esterno ma decisiva nel successo di un progetto. Come il tedesco negli anni in rosso, Verstappen viene dipinto come un catalizzatore umano, in grado di trascinare ingegneri, meccanici e dirigenti verso un obiettivo comune, creando una struttura che ruota attorno alla sua visione tecnica e competitiva. È un tratto che spiega, più dei numeri, il dominio Red Bull degli ultimi anni.

F1 – Arrivabene elogia Andrea Stella
Dal singolo al collettivo, Arrivabene ha poi spostato il focus su Andrea Stella, team principal della McLaren e uno dei protagonisti più incisivi del recente ritorno al vertice del team di Woking. Un ritorno che non può essere letto solo in chiave tecnica, ma come una vera e propria ricostruzione culturale.
“Forse avrebbe dovuto vincere il titolo un po’ prima, ma è stato bravo nei momenti decisivi. Capisco i meriti del team. McLaren ha passato molti anni senza ‘toccare un pallone’, 26 senza vincere un Campionato Costruttori e 17 senza vincere un Campionato Mondiale Piloti. Hanno attraversato il deserto e ricreato una mentalità competitiva, ecco perché ho menzionato Stella“, ha detto.
Le parole di Arrivabene fotografano con lucidità la lunga traversata nel deserto vissuta dalla McLaren dopo i fasti dell’era Senna-Hakkinen. Anni di scelte sbagliate, partnership tecniche fallimentari e una progressiva perdita di identità sportiva. In questo contesto, il ruolo di Stella viene interpretato come quello di un architetto silenzioso, capace di ricostruire prima la cultura del lavoro e poi le prestazioni in pista.
Arrivabene, da dirigente, riconosce il valore dei momenti decisivi. Non basta avere competenze tecniche: serve la capacità di prendere decisioni giuste quando il margine di errore è minimo. È in questo spazio che l’ingegnere orvietano viene collocato, come figura capace di dare stabilità, metodo e visione a un progetto che rischiava di rimanere incompiuto.
Il giudizio finale è forse il più significativo, perché lega il successo McLaren a un concetto più ampio, quello della scuola automobilistica italiana. “Tutti nella squadra parlano molto bene di lui. Senza Andrea Stella, la McLaren non sarebbe mai più stata grande. Per la nostra cultura automobilistica è una grande ricompensa“, ha dichiarato Arrivabene in conclusione.

In questa affermazione c’è una doppia lettura. Da un lato, il riconoscimento del valore individuale di Stella come manager e ingegnere. Dall’altro, la consapevolezza che l’Italia (e la Ferrari) continua a esportare competenze di altissimo livello nel motorsport globale, spesso trovando all’estero lo spazio che in patria fatica a ottenere. È un messaggio che va oltre la cronaca e tocca il tema strutturale della Formula 1 moderna, sempre più dipendente da figure in grado di unire competenza tecnica, capacità di guidare e visione strategica.
Le parole di Arrivabene dicono che in Formula 1 si vince ancora con gli uomini, prima che con le macchine. Che si tratti di un pilota totale come Verstappen o di un manager metodico come Stella, il successo nasce dalla capacità di incidere sull’intero sistema. Un concetto che il dirigente ex Ferrari conosce bene e che, oggi, è più attuale che mai.
Crediti foto: Formulacritica, Oracle Red Bull Racing, McLaren F1
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