Poco prima della seconda semifinale della Supercoppa italiana tra Milan e Juventus, vinta dalla squadra meneghina per 2 a 1 e disputata a Riyadh, capitale dell’Arabia Saudita, presso l’Al-Awwal Park, l’amministratore delegato della Lega Serie A, Luigi De Siervo, ai microfoni di Mediaset ha dichiarato le seguenti parole: “È un momento importante per promuovere il nostro calcio in un nuovo mercato, in un Paese che è il nuovo centro del mondo a livello sportivo. L’Arabia guarda all’Italia più che ad altri campionati e siamo qui per coccolarli”.
Guardando alla prima parte di queste parole, De Siervo, purtroppo, non ha tutti i torti. In questo decennio, l’Arabia Saudita è lo Stato che più di tutti ha speso le proprie infinite ricchezze, investendo in una miriade di sport pur di emergere a livello globale come Stato leader dello sport.

La Formula 1 è stata l’apripista di questo nuovo e ambizioso progetto arabo. Come ben sappiamo, nel 2020, a causa della pandemia di COVID-19, la F1 ha rischiato di non essere disputata, e alcuni team, quelli più piccoli, hanno rischiato il fallimento.
In soccorso alla categoria è arrivata l’ARAMCO, gigante del petrolio arabo del Fondo PIF, che, grazie alla sua sponsorizzazione, ha permesso la disputa del campionato e salvato i posti di lavoro di migliaia di persone.
Oggi, la compagnia petrolifera è il principale sponsor dell’Aston Martin.
In cambio di questo aiuto, l’Arabia Saudita ha ottenuto un Gran Premio di F1 a Jeddah, sulle sponde del Mar Rosso ma, in futuro, si parla del 2028, la location cambierà, spostandosi a Qiddya, nell’avveniristico parco divertimenti attualmente in costruzione.
L’Arabia Saudita non ha investito, dal lato del motorsport, solo nella Formula 1, ma anche nella Formula E, che quest’anno correrà sullo stesso tracciato della massima serie, a Jeddah, nel rally e nella Dakar. Da qui, gli orizzonti arabi si sono sempre più allargati, strizzando l’occhio ad altri sport. Secondo il “The Guardian”, il Fondo PIF ha speso ben 7 miliardi di dollari in ambito sportivo, e questo fa pensare a come lo Stato arabo abbia deciso di investire senza badare alle spese.
Il fondo PIF, solo per il calcio, ha speso ben 3,4 miliardi di dollari, alcuni dei quali utilizzati per convincere star mondiali come Cristiano Ronaldo, Benzema e Neymar a giocare in Arabia. Lo stesso fondo ha stipulato un accordo pari a 2 miliardi per il golf, tra il LIV, principale circuito golfistico saudita, e la PGA, che raccoglie i maggiori tornei degli Stati Uniti.
Lo Stato arabo ha investito anche nel tennis, uno degli sport in ascesa, riunendo i 6 tennisti più forti al mondo al Six Kings Slam. Al vincitore, l’attuale n°1 al mondo, l’italiano Jannik Sinner, è stato consegnato un assegno di 6 milioni di dollari.
Nel 2022, per l’incontro di boxe fra pesi massimi Oleksandr Usyk e Anthony Joshua (quest’ultimo molto spesso ospite ai Gran Premi di F1), il Fondo PIF ha speso ben 55 milioni di dollari e investirà circa 2 miliardi di dollari per un campionato globale, ingaggiando 200 pugili da tutto il mondo. Anche la WWE, federazione leader di wrestling, non ha resistito ai richiami arabi e ogni anno è obbligata a tenere un Premium Live Event, “Crown Jewel”.
Per il calcio europeo, l’Arabia Saudita ospita la Supercoppa di Spagna e la Supercoppa italiana. Per il futuro, l’Arabia Saudita, essendo l’unica candidata, ospiterà il Campionato Mondiale di calcio del 2034, a 48 squadre, per il quale è prevista la costruzione di 15 stadi.
Grazie alle enormi risorse, in Arabia Saudita nevicherà. Nel 2029, lo Stato arabo ospiterà i Giochi invernali asiatici e lo farà a Tojena, a nord del Paese, a 50 km dalla costa del Golfo di Aqaba. A Tojena, in un’area di circa 60 km², saranno costruiti impianti sciistici alimentati da energia rinnovabile, laghi artificiali e hotel, per un valore totale di 460 miliardi di dollari.
Questo progetto rientra nel Saudi Vision 2030, che ha l’obiettivo di rendere l’Arabia Saudita meno dipendente dal petrolio, puntando sul turismo. In pratica, l’Arabia Saudita sta diventando lo “Stato-Luna Park” più ricco al mondo. Il sogno del principe e Primo Ministro, Mohammed Bin Salman, si sta realizzando. Aveva dichiarato che se il PIL del suo Paese fosse cresciuto dell’1% grazie allo sportswashing, avrebbe continuato a investire senza sosta, e, purtroppo, è stato di parola.

Le varie organizzazioni a favore dei diritti umani e civili, tra cui Amnesty International, criticano l’operato arabo e le collaborazioni con l’Occidente. Sotto il governo di Bin Salman, sono aumentate le pene capitali, le torture, le sparizioni improvvise e forzate, i diritti delle donne sono stati ridotti, così come il diritto di espressione. Vi sono discriminazioni verso la comunità LGBTQ+, uccisioni di massa contro i migranti provenienti dallo Stato confinante dello Yemen e lo sfruttamento dei lavoratori stranieri.
L’Arabia Saudita, con lo sport, cerca di rifarsi una nuova reputazione agli occhi del mondo, ma quello che c’è attorno, purtroppo, continua a non ricevere risposta.
Crediti foto: F1, Scuderia Ferrari HP