Come vi avevamo raccontato di recente, l’Arabia Saudita sta lavorando senza sosta pur di diventare, nel breve e medio termine, un Paese all’avanguardia dal punto di vista turistico, sportivo e dell’intrattenimento.
Un progetto mastodontico che rischia di eclissare l’Occidente, il quale continua a far affari con lo Stato arabo, chiudendo gli occhi sui diritti umani e civili negati dal regime saudita.
Lo scorso 29 gennaio si è tenuta l’importante kermesse di Autosport, che premia vari personaggi che hanno avuto maggior successo nel corso del 2024 o che hanno reso grande il motorsport. Questo festival era sponsorizzato da “Qiddya”, il cui nome era impresso sui premi da consegnare ai vincitori.
Qiddya è l’avveniristico mega-parco dei divertimenti, attualmente in costruzione nei pressi di Riyadh, capitale dell’Arabia Saudita, che dovrebbe ospitare il circuito destinato ad accogliere F1, MotoGP e Formula E a partire dal 2028.
Fa un po’ specie che un parco dei divertimenti ancora in costruzione, non aperto al pubblico, sponsorizzi l’evento più importante di una delle maggiori riviste che si occupano di motorsport. La cosa ricorda molto il caso della “Playlife”.
Quando fu annunciato il layout della pista di Qiddya, vari piloti di F1 affiliati alla “Playlife” sui loro profili social – gestiti dai loro social media manager – ne magnificarono le curve, aggiungendo che non vedevano l’ora di correrci.
Peccato che alcuni di questi post appartenessero al pilota dell’Aston Martin, due volte campione del mondo di Formula 1, Fernando Alonso, e all’attuale pilota della Stake F1 Team Kick Sauber, il tedesco Nico Hülkenberg. Considerando l’età avanzata – soprattutto del primo – è altamente improbabile che calcheranno l’asfalto del circuito arabo.
La sponsorizzazione di Qiddya a un’importante rivista come Autosport, un totem per milioni di appassionati in Europa, può essere motivo di preoccupazione per chi non vede di buon occhio lo Stato arabo. Ma la cosa più grave di tutte è che potrebbe segnare un punto di non ritorno per l’informazione sportiva e la libertà di stampa. Se l’Arabia Saudita, dopo lo sport, si prende anche i mass-media…
Crediti foto: F1, McLaren F1