Derek Chang, CEO di Liberty Media, detentrice dei diritti commerciali della F1, durante la J.P. Morgan Global Technology, Media, and Communications Conference, tenutasi a Boston, ha fatto un quadro della situazione per quanto riguarda la F1 negli Stati Uniti.
Sotto la guida del nuovo CEO, Liberty Media sta rivalutando la centralità degli Stati Uniti come motore di crescita, riconoscendo che, nonostante il successo di Drive to Survive su Netflix e l’investimento nel Gran Premio di Las Vegas, la F1 fatica a radicarsi nella cultura sportiva americana, dominata dalla NFL, dall’NBA e dalla MLB. Chang ha ammesso: “Negli Stati Uniti, non siamo un attore principale, ma a livello globale lo siamo”.

F1 – Las Vegas fa suonare il campanello d’allarme
L’esperimento del Gran Premio di Las Vegas, che doveva essere il fiore all’occhiello di Liberty Media Corporation, ha mostrato i suoi limiti, con un calo di entusiasmo tra il primo e il secondo anno più marcato del previsto. “Il calo dal primo al secondo anno è stato un po’ più drammatico del previsto”, ammette il manager americano, anche se prevede la ripresa per il Gran Premio di quest’anno.
Sul fronte mediatico, i diritti TV negli Stati Uniti, attualmente detenuti da ESPN fino al 2025, sono un punto critico. La F1 punta a un accordo da 180 milioni di dollari annui dal 2026, ma NBC si è ritirata ed ESPN potrebbe non accettare il prezzo. “Stiamo cercando un partner che possa aiutarci a far crescere la base di fan”, ha detto Chang, sottolineando che rispetto a leghe come NFL, NBA e MLB, la F1 ha ancora “molto margine di crescita” negli Stati Uniti. “Sta a noi capitalizzare su questo”, conclude.
Chang vede la serie non più solo come sport, ma come un fenomeno culturale, arricchito da storytelling e appeal cinematografico, ulteriormente potenziato dal film sulla F1 con Brad Pitt, in uscita il 25 giugno, supportato da Apple e Warner Bros.
Addio agli Stati Uniti?
A livello globale, Liberty Media sta spostando l’attenzione verso mercati come Cina e India. In Cina, dove la Formula 1 ha una gara a Shanghai, gli investimenti sono stati finora limitati, mentre l’India, che ha ospitato la categoria tra il 2011 e il 2013, con il suo amore per sport e intrattenimento, è vista come una frontiera promettente, con paralleli tra l’appeal della categoria e quello di Bollywood o dell’Indian Premier League, campionato nazionale di cricket.
La strategia di Chang non prevede un abbandono degli Stati Uniti (dove si tengono ben tre Gran Premi, di cui uno, quello di Miami, che ha firmato un prolungamento fino al 2041), ma una globalizzazione con approcci regionali su misura. Liberty Media punta a conquistare il prossimo miliardo di fan, riconoscendo che ogni mercato richiede strategie uniche.
Il sogno si è tramutato in incubo?
Liberty Media ha subito un brutto risveglio. Il boom d’interesse previsto della F1 negli Stati Uniti non si è realizzato del tutto. Uno sport con una tradizione europea come la F1 non rispecchia appieno i canoni dello spettatore medio americano, abituato allo sports-entertainment, come può essere il football, il basket, la NASCAR o il wrestling.
Per uno strano scherzo del destino, Liberty Media dovrà affidarsi alle prestazioni del nuovo team americano che si aggregherà il prossimo anno, la Cadillac, che la stessa compagnia di mass-media ha ostracizzato fino all’ultimo, per poi arrendersi alla realtà dei fatti. Una Cadillac vincente potrà risollevare l’interesse degli americani verso la Formula Uno? Ai posteri l’ardua sentenza.
Crediti foto: Liberty Media
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