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Home Editoriali

F1, Alpine: la cura Briatore non funziona

Flavio Briatore, chiamato in fretta e furia da Luca De Meo, non sta incidendo nelle sorti di Alpine. Serve pazienza o il manager ha perso lo smalto dei tempi migliori?

Diego Catalano by Diego Catalano
26 Settembre 2024
in Editoriali, F1, News
Tempo di lettura: 4 minuti
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Flavio Briatore

Flavio Briatore, super consulente Alpine

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AAA – Cercasi Alpine. La scuderia francese è protagonista di un mondiale 2024 davvero deludente. Per lunghi tratti, la A524 è stata la cenerentola del gruppo insieme alla Sauber. Qualche punto è arrivato, ma nulla che possa far gridare al miracolo, visto che la classifica langue ancora pietosamente. Rispetto all’anno scorso, il passo indietro è netto. Ma ciò che preoccupa ancora di più è un futuro avvolto in una grigia nebulosa, che non lascia intravedere nulla di positivo.

Dopo la pausa estiva, Esteban Ocon, promesso sposo della Haas, e Pierre Gasly hanno collezionato un solo arrivo a punti: il nono posto nel GP d’Olanda di quest’ultimo. Per il resto, si registrano le solite difficoltà di una vettura nata male, sviluppata peggio e che forse risente dell’incertezza che si respira all’interno di una scuderia prossima a dismettere il suo programma motori per accordarsi con Mercedes.

La squadra transalpina vive un momento di grandi cambiamenti, culminati recentemente nell’introduzione di due nuove figure: Oliver Oakes nelle vesti di Team Principal e Flavio Briatore nel ruolo di super consulente con poteri operativi che, onestamente, dall’esterno non sono del tutto chiari.

Probabilmente il buon Flavio, tra l’inaugurazione di un Crazy Pizza e l’altro, aveva fissato degli obiettivi che non è riuscito nemmeno a sfiorare. Almeno alcuni di questi. Il target principale che probabilmente deve gestire è il passaggio ai propulsori Mercedes dopo che il reparto di Viry-Châtillon, nonostante proteste e rimostranze, sarà ridimensionato e si occuperà solo del programma WEC. Gran parte delle maestranze e delle competenze attualmente allocate saranno ridistribuite, con molte che verranno assorbite dal comparto produzione della casa madre Renault.

Un passaggio che segna una sconfitta cocente per la Losanga, che nell’era turbo-ibrida non ha mai avuto successo, subendo batoste a destra e a manca. Dopo anni di vani tentativi, Luca De Meo, amministratore delegato del gruppo, ha deciso che non c’erano più i margini per continuare, alzando bandiera bianca e disponendo una resa senza appello per gli orgogliosi francesi.

Alpine sta pagando i continui cambi di leadership. Non si contano più i Team Principal, manager e ingegneri licenziati, rimossi e riallocati in un turbine di figure che ha fatto perdere punti di riferimento a un’equipe che ancora non ha trovato stabilità.

David Sanchez è diventato il nuovo responsabile tecnico, Briatore è l’advisor e Oakes il Team Principal. Tuttavia, sono in sella da troppo poco tempo e stanno affrontando le difficoltà legate al comparto powertrains che mettono in agitazione l’intera struttura.

Flavio Briatore

Flavio Briatore: un medico che non cura

Tralasciando per un attimo la questione sindacale e organizzativa relativa alla sezione motoristica di Viry-Châtillon e i conseguenti accordi in via di definizione con Mercedes, Flavio Briatore ha dovuto occuparsi di due questioni sulle quali non è riuscito a incidere.

Secondo pilota

Non è un mistero, è inutile girarci intorno: Flavio Briatore, sin dal momento del suo insediamento, aveva puntato su Carlos Sainz. Non lo diciamo noi di Formulacritica, lo ha riferito direttamente l’ex numero 1 della Benetton, finanche in un’intervista rilasciata al TG1, nella quale aveva fatto chiara menzione del ferrarista, affermando che si stava provando a convincerlo per fargli sposare la causa francese.

Il fatto che Carlos abbia preferito la Williams e non l’Alpine è indicativo della mancanza di fiducia in un progetto che, evidentemente, non risulta accattivante anche per la questione motoristica alla quale abbiamo accennato in apertura. Sulla carta, un team cliente come la Williams dovrebbe offrire meno possibilità di competere ad alti livelli rispetto a una struttura che crea telai e motori, ma la deriva verso la quale Alpine sembra andare ha sicuramente condizionato il giudizio di Sainz, portando al fallimento delle avance di Briatore.

In definitiva, al manager italiano non rimanevano molte opzioni, visto che i piloti di un certo livello erano già tutti impegnati. Briatore non ha potuto far altro che puntare sulla soluzione interna, che risponde al nome di Jack Doohan, senza però esserne troppo convinto.

Pubblicamente, Flavio ha affermato che l’australiano deve dimostrare di meritarsi un sedile che però gli è stato concesso per la chiara mancanza di alternative. Da un manager rinomato per risolvere brillantemente situazioni difficili, presentarsi con una sorta di piano B – ma anche C – non è propriamente quello che possiamo definire un gran successo.

Sanchez Alpine
David Sanchez, neo direttore tecnico Alpine

Direttore tecnico

Nei fatti, Flavio Briatore ha ereditato l’ingaggio di David Sanchez, proveniente dalla fulminea e deludente esperienza in McLaren. Verso la metà di agosto, quando la Formula 1 osservava la pausa estiva, hanno cominciato a rincorrersi voci su un possibile tentativo di Alpine di ingaggiare Adrian Newey. Suggestioni che lo stesso Briatore ha alimentato con qualche battuta pubblica allusiva.

Il manager ci ha evidentemente provato, come del resto hanno fatto team ben più solidi, come la Ferrari, ma non è riuscito a convincere la “tech-star”, che invece si è lasciata lusingare dai soldi, dal progetto e dalle strutture tecniche offerte da Aston Martin, un team che dall’esterno è visto come una sorta di Eldorado.

Il risultato è che Alpine si ritroverà con un direttore tecnico che probabilmente sa che si è cercato di acquisire un ingegnere più vincente per affiancarlo o, magari, per mettersi in una posizione superiore in una struttura piramidale. Se questo potrà incidere sulla buona riuscita dei prossimi modelli è un fatto da verificare, ma il tutto racconta di un certo grado di confusione che aleggia ancora nei capannoni di Enstone.

Per ora, quindi, la “cura Briatore” è stata come somministrare una Tachipirina a un uomo che sta combattendo con i severi postumi di un incidente traumatico. È ovvio che in Formula 1 nulla si realizza dal giorno alla notte e che occorre tempo per impostare dei programmi operativi efficaci, ma gli obiettivi di breve periodo che Briatore doveva raggiungere non sono stati centrati.

Giunti a questo punto, è possibile immaginare che il 2025 sarà un altro anno di sofferta transizione, in attesa del 2026, anno in cui si spera di poter trarre vantaggio dal nuovo contesto regolamentare, sfruttandolo al meglio e godendo di motori più competitivi rispetto a quelli che negli ultimi dieci anni hanno conosciuto più sconfitte che vittorie. Sinceramente, da un esperto come Briatore, ci si attendeva di più. Ma il tempo per recuperare, tra una pizzeria e l’altra, c’è.


Crediti foto: Alpine

Tags: AlpineF1Flavio BriatoreNews
Diego Catalano

Diego Catalano

Partenopeo Classe 1977 con formazione nell’ambito delle Relazioni Internazionali. La passione per il motorsport nasce sin dalla prima adolescenza. Proprio questa forte pulsione mi ha portato, negli anni, a volermi cimentare con la narrazione di ciò che circonda la Formula Uno. Ho fatto parte, come fondatore, di diversi progetti editoriali a tema: MotorQube, Fatti di Motori, Undici Metri; esperienze chiusesi ma che mi hanno permesso di approdare in FormulaUnoAnalisiTecnica. Realtà nella quale, per cinque anni, ho ricoperto il ruolo di caporedattore e coordinatore. Nel gennaio del 2024 ho deciso di rimettermi in gioco creando Formulacritica.it, un contenitore plasmato sulle mie necessità espressive che ho voluto impostare su un modo di raccontare il motorsport diverso, votato all’analisi concettuale del fenomeno. In parallelo curo un altro figlio editoriale: PuntoNapoli. A tempo perso pesto sui tamburi e sui piatti di una batteria e provo a dare del tu a un paio di bassi elettrici. Con risultati rivedibili. La musica e il prog-rock sono un’altra ragione di vita. Ne parlo su No Limits Radio nello spazio denominato "Blog To The Edge" del quale esistono proiezioni sui principali social network e su YouTube.

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