Nel pieno del dibattito sul futuro della Formula 1, Liberty Media spinge per aumentare a dodici le sprint race nel prossimo futuro, con l’obiettivo di trasformarle nel format di riferimento. Accanto a questa linea, già controversa, c’è chi invoca perfino l’introduzione della griglia invertita per dare maggiore imprevedibilità ai Gran Premi. Ma dalla voce di James Vowles, team principal della Williams, arriva una proposta radicalmente diversa, destinata a riaprire la discussione.
Intervenendo al podcast “Business of Sport”, l’ex braccio destro di Toto Wolff ha delineato una visione alternativa: comprimere il format a soli due giorni, limitando l’azione in pista al sabato e alla domenica. Una rivoluzione che, nelle sue parole, permetterebbe di ridurre i tempi morti, mantenere intatta – se non aumentare – la quantità complessiva di gare in calendario e offrire ai tifosi un prodotto più snello e avvincente.

“Non penso che la Formula 1 abbia troppe gare”, ha dichiarato l’ingegnere inglese. “Ma chiediamo agli appassionati di passare metà dei loro weekend davanti alla TV. Portando i Gran Premi a due giorni, il numero complessivo di eventi potrebbe anche crescere, senza intaccare il tempo netto che le persone devono dedicare allo sport. Sarebbe un modo diverso di commercializzare la F1, e soprattutto credo che ne uscirebbe un prodotto migliore”.
F1 – Vowles e l’analisi numerica vincente per allargare il calendario
La proposta di Vowles non nasce da esigenze di puro marketing. Al contrario, poggia su considerazioni tecniche e logistiche. Un fine settimana ridotto a una sola sessione di prove libere, magari spezzata in due slot più brevi, seguita dalle qualifiche il sabato e dalla gara la domenica, introdurrebbe maggiore incertezza: “Con meno tempo a disposizione, i team sarebbero più vulnerabili agli errori. Una McLaren potrebbe qualificarsi quindicesima per un incidente o un problema di setup, ed è proprio questo tipo di variabilità a rendere lo sport più emozionante”, ha spiegato il n°1 della Williams.
L’analisi numerica rafforza la tesi: con l’attuale format di tre giorni, 24 Gran Premi equivalgono a 72 giornate di attività in pista. Riducendo a due giornate e portando il calendario a 26 gare, si scenderebbe a 52 giornate effettive, che diventerebbero 60 persino con 30 appuntamenti stagionali. Un alleggerimento che comporterebbe sì più trasferte, ma meno tempo complessivo lontano da casa per team e piloti. Secondo Vowles, questo potrebbe anche tradursi in un risparmio economico, dato che il chilometraggio complessivo resterebbe inferiore a quello attuale.

La questione, naturalmente, non si esaurisce con i calcoli. Restano aperti interrogativi cruciali: gli organizzatori locali, che fanno affidamento sull’indotto generato da tre giorni di attività in pista, potrebbero considerare svantaggioso un Gran Premio ridotto a due. Lo stesso discorso vale per gli sponsor e per le amministrazioni pubbliche che sostengono i costi di hosting. Non è un caso che, in passato, ogni ipotesi di taglio sia stata accolta con resistenze e timori.
Una F1 capace di cambiare il suo DNA
Ma Vowles insiste sul fatto che la Formula 1 debba adattarsi al contesto competitivo in cui opera, dominato dal calcio e da sport capaci di catalizzare audience con format brevi e intensi. “Le tradizioni non devono essere un ostacolo. Anche il DNA evolve, nella vita reale come nello sport. La F1 deve trovare il coraggio di cambiare”, ha affermato.
La sua proposta, per ora, resta un punto di vista personale. “Non è un sondaggio, non è una provocazione: è la mia opinione”, ha puntualizzato. Un’opinione che contrasta apertamente con la direzione indicata da Liberty Media, più incline ad aggiungere sprint che a ridurre giornate di pista.
In ogni caso, la discussione è aperta. Da un lato c’è l’idea di un campionato sempre più fitto di mini-gare, dall’altro la visione di un weekend compresso, che possa restituire alla Formula 1 la componente di imprevedibilità che troppo spesso le è mancata negli ultimi anni. Il Circus del futuro è argilla da plasmare e la ricetta di Vowles potrebbe aiutare alcune piste rimaste fuori dal calendario a rientrare. O potrebbe consentire a circuiti storici come Spa-Francorchamps di evitare la mortificazione dell’alternanza.
Crediti foto: Williams, McLaren, F1
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