La nostalgia non cambierà la traiettoria della Formula 1. Il ritorno ai gloriosi V10, simbolo di un’epoca fatta di urla metalliche e potenza pura, resta un miraggio. La F1 Commission ha ribadito con fermezza il proprio impegno verso il futuro: dal 2026, la categoria regina delle corse continuerà a puntare su power unite ibride, come previsto dai regolamenti approvati recentemente.
Eppure, il percorso non è privo di ostacoli. Le prime simulazioni hanno evidenziato una criticità tecnica che preoccupa tutti: la possibilità che le vetture esauriscano la spinta elettrica prima del termine dei lunghi rettilinei che caratterizzano alcuni tracciati, compromettendo performance e spettacolo. Il rischio è concreto e coinvolge tanto l’ingegneria quanto la narrazione stessa dello sport. Per tale ragione c’ è chi spinge per una revisione delle quote elettrico-endotermico che ora sono divise esattamente a metà.

F1, power unit 2026: la FIA propone modifiche, ma c’è scetticismo
Per rispondere a questa sfida, la FIA sta considerando l’introduzione di una funzione chiamata “turn down ramp rate”: un sistema che limita l’erogazione istantanea della potenza elettrica in uscita di curva, favorendo una distribuzione più progressiva lungo i tratti retti. Un’idea che si pone di superare il dibattito che sta corrompendo i rapporti tra costruttori che, di colpo, hanno perso quell’unanimità che li aveva mossi nel definire il nuovo quadro legislativo, in accordo con gli altri soggetti deputati al processo di scrittura delle leggi.
Al vaglio c’è anche una proposta più radicale: ridurre la componente elettrica da 350 a 200 kW, per garantire continuità energetica lungo tutto il giro. Ed è proprio qui che il fronte si sta sgretolando. Alcuni motoristi – tra cui Audi, Honda e soprattutto Mercedes – non vedono di buon occhio cambiamenti in corsa. Altri, come Red Bull, si mostrano aperti se l’intento è preservare la qualità dello spettacolo. Christian Horner, a Jeddah, era stato perentorio nella sua chiarezza verbale: “Se è per il bene dello sport, va sostenuto”. Toto Wolff ha liquidato la questione parlando di “uno scherzo”.

E la Ferrari come si comporta? Il team di Maranello mantiene una posizione più sfumata. Frédéric Vasseur ammette che alcuni aspetti del regolamento potrebbero essere stati sottovalutati e invita i colleghi a non erigere muri solo per difendere presunti vantaggi competitivi.
Quello che si delinea è uno scontro tecnico, ma anche politico. La Formula 1 del futuro sarà il risultato di compromessi difficili, tra l’esigenza di sostenibilità e la necessità di non snaturare lo spirito della competizione. Il prossimo passo? La riunione della F1 Commission di domani dove si deciderà se le “modifiche minori” – che sono all’oggetto – saranno davvero tali. O se, ancora una volta, sarà il compromesso a dettare le regole del gioco.
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team, F1