F1 – Aerodinamica deportante per curve da paura

Come le monoposto vengono “schiacciate” al suolo per andare più forte 


F1 – Cos’è l’aerodinamica deportante 

Le ali delle vetture di Formula Uno sfruttano lo stesso principio su cui si basano quelle degli aerei:  ma sugli aerei vengono utilizzate per “sollevare” il veicolo, sulle Formula Uno per “schiacciare” la  vettura sull’asfalto, consentendo di raggiungere velocità in curva altrimenti impossibili con la sola  aderenza meccanica.  

Semplificando brutalmente il principio che consente agli aerei di volare, si può dire che le ali hanno  un profilo tale che, nel flusso d’aria che le avvolge, si genera una differenza di pressione tra le zone al  di sopra e quelle al di sotto di esse: con una pressione minore sopra e maggiore sotto, l’aereo viene  sostenuto. In tal caso si parla di aerodinamica portante. Se le ali vengono utilizzate “al rovescio”, il  mezzo sarà spinto verso il basso. Ed è esattamente quello che accade alle vetture con aerodinamica  deportante

F1 Ferrari DRS

F1 – Come lavora l’aerodinamica deportante 

Questa spinta aerodinamica verso il basso può essere vista come una forza peso, ma mentre una  vera forza peso sarebbe generata da una massa, il cui risvolto della medaglia sarebbe una maggiore  inerzia (deleteria nel motorsport), in questo caso la forza verso il basso è ottenuta senza aggiungere  massa al veicolo (se non quella dei componenti aerodinamici): si fa in modo che le gomme premano  di più sull’asfalto senza aumentare l’inerzia.

Le superfici alari, però, recano con sé uno svantaggio:  generano resistenza aerodinamica (drag, per gli anglofoni) che, insieme al corpo vettura e,  soprattutto, alle ruote scoperte, rende il Cx (coefficiente di resistenza aerodinamica) di una moderna  Formula Uno peggiore di quello di un’utilitaria (circa 0,7-1,1 contro circa 0,3). Ma come? Una  Formula Uno ha una penetrazione aerodinamica peggiore di quella di una Fiat Panda? Con tutto  quello che spendono? Rincaro la dose: persino molti camion fanno di meglio in quanto a  penetrazione aerodinamica! 

F1 – Non solo ali 

Il carico aerodinamico, però, non viene ottenuto solo attraverso le ali. Si ottiene deportanza anche  con l’effetto suolo, grazie al fondo delle vetture e al diffusore: l’aria che passa sotto al fondo della  vettura, dovendo “scorrere” in uno spazio più stretto rispetto all’aria che passa sopra la vettura, va  più veloce (si pensi ad un fiume quando gli argini si restringono: la velocità del fluido, in questo caso  l’acqua, aumenta). La differenza di velocità tra il flusso inferiore e quello superiore crea una  depressione che “risucchia” la vettura verso il basso, senza generare molta della resistenza che le ali  generano. 

Vista posteriore della Mercedes W15

F1 – Cosa consente di ottenere l’aerodinamica deportante 

Perché le Formula 1 non sono così efficaci nel “bucare” l’aria? Perché non sono i siluri che molti  profani immaginano? Semplicemente perché non conviene. Non conviene perché ciò che conta per  essere veloci su un circuito non è la semplice velocità di punta, bensì la velocità media sul giro. E per  tenere una velocità media elevata, non serve a niente andar forte in rettilineo e poi basta. Bisogna  andar forte in ingresso di curva, in percorrenza di curva, in uscita di curva. E per far ciò serve tanta  downforce (termine anglofono per deportanza), anche a costo di sacrificare la velocità massima.

Per questo le Formula Uno sacrificano la penetrazione aerodinamica in favore dello schiacciamento  al suolo. Si pensi che l’aerodinamica deportante consente a queste vetture di raggiungere valori di  accelerazione laterale maggiori di 5.5g, mentre una normale vettura di serie, quand’anche sportiva,  arriva a poco più di 1g.

Avete presente quando nella vostra utilitaria percorrete una curva a velocità  molto, molto sostenuta e vi sentite spingere verso l’esterno? Ecco, lì siete ben al di sotto del valore di  1g. Con un’accelerazione laterale di 5g, la testa del pilota viene spinta verso l’esterno con una forza  di circa 35 kg. Servono allenamenti specifici molto severi… E alcuni fenomeni sostengono che la  Formula Uno non sia uno sport… 

La Red Bull RB20 in azione a Silverstone

F1 – Un po’ di storia 

In Formula Uno le ali fecero la loro comparsa nel 1968. Poi, nel 1977, la Lotus mise in pista una  vettura a effetto suolo, aprendo l’era delle wing car. Negli anni l’evoluzione dell’aerodinamica è stata  massiccia: stiamo parlando della competizione motoristica dove si sono concentrati maggiormente  ricerca e sviluppo dell’aerodinamica applicata alle vetture. 

Conclusione 

La downforce che una moderna Formula 1 riesce a creare, tra ali e fondo, può raggiungere valori  superiori ai 3000 kg: è per questo che, da una certa velocità in poi (e in dipendenza della  configurazione aerodinamica), tali vetture sarebbero in grado di viaggiare sottosopra “incollate” ad  un ipotetico soffitto. La forza che le schiaccia, infatti, può superare di gran lunga la loro forza peso! Simpatico, vero? Ma se avete una Formula 1 in garage, fermi lì, non fatelo: i loro motori non sono  progettati per lavorare sottosopra…


Crediti foto: F1, Autosport, Scuderia Ferrari, Oracle Red Bull Racing, Mercedes-AMG Petronas F1 Team

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