Abbiamo già parlato in più occasioni del fatto che FIA, F1 e alcuni team sembrano sempre più intenzionati a tornare agli albori degli anni 2000 in merito a un cambiamento regolamentare che risulterebbe di nuovo storico: il ritorno dei motori V10 o dei motori V8, eliminando la tecnologia ibrida degli attuali propulsori V6.
Tra gli appassionati e i tifosi sorge però una domanda: perché tornare ai motori V10 o V8? Cosa accadrebbe con le Power Unit 2026 alla vigilia di un cambio regolamentare? Per rispondere alla prima domanda, andiamo per gradi e iniziamo, come al solito, dalla storia di questi motori.
F1 – Storia del motore V10
Dalla stagione 1989, Honda e Renault furono le prime a utilizzare in Formula 1 i motori V10. Il regolamento tecnico previde il divieto di utilizzare motori turbo, accelerando lo sviluppo invece di quelli aspirati. Nonostante tecnicamente si potessero utilizzare sia il motore V12 che il motore V10, Honda e Renault optarono per il propulsore V10 come conseguenza del minor spazio disponibile nel vano motore a causa dell’arretramento degli abitacoli previsto dal nuovo regolamento in vigore proprio da quell’anno.

A giudicare dai risultati, la scelta di Honda si dimostrò vincente perché con questa tecnologia motoristica vinse i campionati mondiali piloti e costruttori non solo del 1989, ma anche del 1990.
Altri team, invece, si sono allineati alla tecnologia V10 col passare degli anni. Basti pensare che Ferrari utilizzò per la prima volta questo tipo di frazionamento solo nel 1996 con la Ferrari F310, prima vettura del Cavallino guidata da Michael Schumacher, che gli regalò il primo successo con la Rossa nel “diluvio” di Spagna proprio nel 1996.
Fu solo nel 2001, invece, che la FIA rese obbligatorio per tutte le squadre l’utilizzo del motore V10, anche se i team avevano ormai da anni adottato questa tecnologia motoristica.
Parlando del periodo in cui sono stati presenti i motori V10 sulla griglia, la classifica dell’albo d’oro recita:
- Renault (con Williams nel 1992, 1993, 1996 e 1997 – con Benetton nel 1994 e 1995 – con Renault nel 2005): 7 campionati del mondo costruttori – 7 campionati del mondo piloti;
- Ferrari: 6 campionati del mondo costruttori (1999-2004) – 5 campionati del mondo piloti (2000-2004);
- Honda (con McLaren nel 1989, 1990): 2 campionati del mondo costruttori – 2 campionati del mondo piloti;
- Mercedes (con McLaren nel 1998 e 1999): 1 campionato del mondo costruttori (1998) – 2 campionati del mondo piloti (1998-1999).

F1 – Storia del motore V8
Nel 2006 la FIA intervenne ulteriormente mettendo mano ai regolamenti dei motori. Il timore era che le big dell’epoca, Ferrari e Renault, avessero accumulato un vantaggio eccessivo sulla concorrenza e, inoltre, le vetture erano diventate eccessivamente veloci proprio grazie ai propulsori. Per questo si passò a un motore V8 2.4 litri.
Nonostante questo intervento, i motori V8 si dimostrarono subito in grado di sfornare prestazioni simili ai V10 e, in alcuni circuiti, nel 2006 vennero superati i tempi rispetto al 2005 (ultimo anno con i motori V10).
L’albo d’oro dei motori V8 recita:
- Renault (con Renault nel 2006 – con Red Bull nel 2010, 2011, 2012 e 2013): 5 campionati del mondo costruttori – 5 campionati del mondo piloti;
- Ferrari: 2 campionati del mondo costruttori (2007 e 2008) – 1 campionato del mondo piloti (2007);
- Mercedes (con McLaren nel 2008 – con Brawn GP nel 2009): 1 campionato del mondo costruttori (2009) – 2 campionati del mondo piloti (2008 e 2009).
F1: a chi conviene il ritorno dei motori V10 o V8?
Come già riportato in alcuni dei nostri articoli, diversi rumors indicano che Ferrari e Red Bull Powertrains (in collaborazione con Ford) sarebbero i portavoce del ritorno ai motori aspirati con abbandono del turbo, completamente alimentati con benzine bio-sostenibili.
Parlando della Ferrari, il team di Maranello non ha mai vinto alcun campionato nell’era turbo-ibrida. I suoi successi sono arrivati tutti con motori turbo e aspirati. L’ultimo pezzo glorioso di storia, con Schumacher e poi Raikkonen, è arrivato grazie ai motori V10 e V8. Anche quando non è stata in grado di vincere il campionato mondiale piloti o costruttori, ha lottato per un lungo periodo per la vittoria, poi sfumata nelle ultime gare (1997, 2006 e 2008), dimostrando di trovarsi a suo agio in quello stile regolamentare, specie dal punto di vista motoristico.
Per Red Bull, invece, la situazione è molto diversa. La divisione Powertrains del team di Milton Keynes, appena fondata in collaborazione con Ford, che l’assiste per la parte ibrida/elettrica, pare non abbia visto i risultati sperati e sarebbero ben lieti di abbandonare subito il progetto delle Power Unit 2026 per dedicarsi alla ricerca e alla costruzione di motori aspirati V10 o V8.
Per quanto riguarda gli altri motoristi in griglia, iniziamo una considerazione partendo da Mercedes. Il team ha avuto successi con i motori aspirati, seppur non competendo con i trionfi di Renault e Ferrari. Peraltro, Mercedes ha ottenuto questi successi solo come fornitore di motori e non come costruttore vero e proprio.

Nel periodo turbo-ibrido, invece, la Stella a Tre Punte ha letteralmente dominato la scena dal 2014 al 2021 con 8 campionati mondiali costruttori e 7 campionati mondiali piloti. A Brixworth, dove progettano e assemblano le Power Unit della Mercedes, sembrano non ‘temere’ alcun cambiamento regolamentare.
Anzi, dalle prime voci sembrerebbe che il team di Toto Wolff sia avanti rispetto alla concorrenza in merito allo sviluppo e alla progettazione delle PU 2026. Ecco perché lo stesso Wolff si è posizionato in un ‘campo neutro’ in merito al tornare a motori aspirati, pur lasciando la porta aperta per qualcosa nel 2029 o ancora più tardi.
Parlando invece di Honda e Audi, il discorso è molto diverso. Honda ha ottenuto vari successi nell’era turbo-ibrida, tutti con Red Bull al momento, con 2 campionati del mondo costruttori e 4 campionati del mondo piloti. Nel 2021, Honda scioccò il paddock annunciando il proprio ritiro, scatenando un effetto domino con Red Bull, che decise in questo modo di fondare la propria divisione motori.
A valle dell’accordo nel 2022 per i regolamenti del 2026, Honda si è dimostrata disponibile a tornare in Formula 1 annunciando un accordo con Aston Martin che partirà solo dal 2026. In merito ai motori V10 e V8, anche Honda ha una lunga tradizione in griglia, conoscendo già la tecnologia, seppur sembri che al momento non siano del tutto interessati a un abbandono veloce delle regole 2026.
In merito ad Audi, invece, la ‘casa degli anelli’ sembra non essere assolutamente intenzionata, come anticipato in un nostro articolo, a un ritorno ai motori aspirati.
Audi ha sempre dichiarato di vedere nelle Power Unit 2026 il motivo principale per cui è entrata in Formula 1 e non sembra al momento disposta a tornare indietro. Qualora si tornasse ai motori V10 e V8, non sarebbe impossibile pensare a una clamorosa uscita dal Circus dopo solo poche stagioni.
Ultimo capitolo, invece, per Renault. Il team di Enstone, ribattezzato Alpine, ha chiuso la propria divisione motoristica al termine del 2025, stringendo un accordo con Mercedes per la fornitura delle nuove Power Unit a partire dal 2026.
Il ritorno ai motori V10 o V8 sarebbe una mazzata clamorosa per un team che ha primeggiato con entrambe le tecnologie e che, avendo chiuso i battenti, potrebbe trovarsi a ‘mangiarsi le mani’, avendo una gloriosa e prestigiosa storia con questi motori aspirati. Molto del personale motoristico di Alpine si sta accasando nei team rivali, come ad esempio Ferrari.
Quanto discusso da FIA e Formula 1 sembra non restare solo chiacchiere. Qualora i rumors diventassero ufficiali, assisteremmo a un vero e proprio ‘valzer’ di opinioni e decisioni dei motoristi.
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team, Scuderia Ferrari, Renault
Ma la McLaren nel 1991 non aveva il V12?
Sì, in effetti è stato un nostro errore. Grazie per averlo segnalato