La nuova era della F1 è già cominciata, almeno sulla carta. Dal 2026 entreranno in vigore regolamenti che ridisegneranno il volto dello sport, ma non tutti sono pronti ad applaudirli. Anzi, tra gli scettici più autorevoli spicca Sebastian Vettel, che non ha risparmiato critiche a un impianto normativo giudicato troppo timido e privo di coraggio.
Il quattro volte campione del mondo, da sempre attento osservatore dell’evoluzione tecnica, ha puntato il dito contro il peso delle vetture. I nuovi regolamenti prevedono una riduzione di appena 30 chilogrammi, dagli attuali 798 a 768. Una variazione che per Vettel è poco più che cosmetica: “È come una goccia nell’oceano. Le auto dovrebbero pesare almeno 200 chilogrammi in meno”, ha dichiarato ad Auto Motor und Sport.
Dietro questa posizione non c’è nostalgia, ma la convinzione che auto più leggere offrirebbero uno spettacolo migliore, rendendo le gare più vive e la guida più centrale rispetto alla gestione attuale. Secondo il tedesco, un taglio radicale al peso garantirebbe benefici su tutti i fronti: maggiore efficienza nei consumi, più maneggevolezza e competizioni meno dipendenti da strategie conservative.

Non è solo una questione di numeri sulla bilancia. Vettel guarda con sospetto anche alle scelte sul recupero energetico. Una soluzione che, secondo l’ex pilota Ferrari, rischia di snaturare il bilanciamento delle vetture e di aprire scenari di sviluppo difficilmente controllabili. “Bisogna vigilare sulla direzione che prenderà l’evoluzione tecnica – ha avvertito il tedesco – perché c’è il rischio che il regolamento generi conseguenze opposte a quelle immaginate”.
Le parole di Vettel arrivano a pochi giorni dalle dichiarazioni di Oscar Piastri, che al contrario ha promosso le nuove norme, come riportato qui. Un segnale chiaro: la Formula 1 del 2026 divide già il paddock e l’opinione pubblica. Da un lato c’è chi intravede un passo avanti verso sostenibilità e modernità, dall’altro chi teme che la categoria finisca per appesantirsi non solo nei numeri, ma soprattutto nello spirito.
In questo scontro di visioni, l’interrogativo resta aperto: la Formula 1 del futuro sarà capace di tornare alle sue radici, fatte di agilità, imprevedibilità e velocità pura, o rischia di perdersi dietro alla sua stessa ingegneria?
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