Carlos Sainz ha deciso di legare il proprio futuro alla Williams in un momento nodale per la sua carriera considerando l’età. Dopo anni trascorsi tra Toro Rosso, Renault, McLaren e Ferrari, il madrileno ha accettato (le alternative non erano troppe, a voler essere onesti) una sfida che va oltre il presente: contribuire alla rinascita di una scuderia storica, capace in passato di dominare la Formula 1, ma che da troppo tempo vive ai margini della griglia. Una scelta che, per ovvie ragioni, non è stata dettata dalla ricerca del risultato immediato, ma da una visione a lungo termine, in linea con il ciclo regolamentare che nel 2026 segnerà una svolta epocale per l’intero Circus.
Williams: un 2025 di transizione e nuove certezze
L’approdo di Carlos a Grove non era privo di rischi. Le incognite riguardavano non soltanto le prestazioni, ma anche la solidità di un progetto che negli anni recenti aveva alternato pochi progressi a molte ricadute. Le prime quattordici gare della stagione hanno però permesso a Sainz di dissipare gran parte dei dubbi: la Williams si è dimostrata una realtà affidabile nella zona centrale dello schieramento, con una monoposto capace di lottare stabilmente per i punti.
La stagione in corso non ha regalato exploit eclatanti, ma il potenziale espresso ha superato le attese del pilota spagnolo. L’unico rammarico, confessa, è che i risultati non abbiano rispecchiato fedelmente le sensazioni avute in pista. “A Jeddah ho vissuto l’unico weekend davvero pulito. Negli altri casi, tra episodi sfortunati ed errori, non ho raccolto quanto avrei potuto”, spiega il madrileno. Un bilancio in chiaroscuro in cui emerge la distanza da Alex Albon ma che è accompagnato dalla consapevolezza di aver fatto la scelta giusta: “Temevo di trovarmi in fondo alla griglia senza possibilità di crescita, invece vedo un progetto solido e un futuro concreto”.

Il parallelo con McLaren e l’ambizione mondiale
Sainz non nasconde quale sia il modello di riferimento. L’esempio della McLaren, capace in tre anni di passare dall’essere una squadra di centro gruppo a contender per vittorie e podi con la stessa motorizzazione da cliente, è la traiettoria che lo spagnolo immagina anche per la Williams. “Voglio che questo progetto segua un percorso simile. Crescere gradualmente fino ad arrivare, nel finale del ciclo regolamentare, a giocarsi qualcosa di importante”, specifica l’ex Ferrari.
L’obiettivo è ambizioso: trasformare una realtà oggi non competitiva per il vertice in una forza capace di contendere il titolo mondiale. Una visione che si intreccia inevitabilmente con il 2026, quando entreranno in vigore i nuovi regolamenti tecnici.
Williams e le sfide dei regolamenti 2026
James Vowles, team principal della Williams e grande artefice della massiccia ricostruzione ancora in corso, è consapevole di quanto il prossimo cambio normativo rappresenti una grande opportunità, ma anche una montagna da scalare. Le vetture non hanno ancora messo le ruote in pista, ma i test al simulatore hanno già mostrato chiaramente quanto sarà impegnativo il lavoro dei piloti.
Le monoposto di nuova generazione non richiederanno soltanto abilità nel controllo e sensibilità nella gestione degli pneumatici, ma introdurranno un carico di lavoro più complesso: dall’aerodinamica attiva – ben più articolata del DRS – alla gestione dell’energia, fino all’utilizzo delle differenti mappature motore da calibrare curva dopo curva. Una mole di variabili che renderà il ruolo del pilota ancora più centrale, imponendo un’intelligenza tattica e una rapidità di adattamento non comuni.
Vowles non ha dubbi: “Chi avrà la capacità intellettuale per interpretare queste nuove esigenze farà la differenza. Molti dovranno modificare radicalmente il proprio stile di guida, e non tutti ci riusciranno”. Le parole del team principal evocano un parallelo con il 2014, quando l’introduzione delle power unit ibride mise in difficoltà alcuni piloti di grande esperienza.
Sainz e Albon hanno già avuto modo di confrontarsi con i nuovi parametri regolamentari attraverso il simulatore. Il primo impatto è stato complesso, racconta Vowles: “All’inizio c’era sorpresa e anche un po’ di rifiuto. Al quarto tentativo, però, il tema non era più discusso: i piloti avevano accettato che le cose sarebbero state così”.
Questo processo di adattamento è fondamentale. Le prime esperienze indicano che le difficoltà, inizialmente percepite come quasi insormontabili, possono essere normalizzate con il lavoro e con la ripetizione. Per la Williams, avere due piloti capaci di affrontare questa curva di apprendimento con spirito costruttivo rappresenta un valore aggiunto inestimabile.

Regola 2026: un carico di lavoro maggiore per tutta la squadra
L’introduzione dei nuovi regolamenti non complicherà solo la vita dei piloti. Anche il muretto sarà chiamato a un impegno superiore, dovendo gestire più variabili contemporaneamente per supportare i propri uomini in pista in tempo reale. L’interazione tra macchina, strategia e pilota diventerà ancora più sofisticata, con margini di differenza enormi tra chi saprà sfruttare al meglio il pacchetto e chi invece non riuscirà a integrarlo.
Vowles vede in questo scenario anche un potenziale beneficio per lo spettacolo. Le differenze di velocità in rettilineo, generate da un uso strategico dell’energia e delle nuove modalità ibride, potrebbero ampliare le opportunità di sorpasso, anziché ridurle. “Le nuove regole potrebbero migliorare le possibilità di attacco”, osserva. “Sta a noi renderle un’opportunità e non un ostacolo“.
In attesa di quella rivoluzione, il 2025 resta una stagione di costruzione. Sainz sa che non arriveranno vittorie clamorose, ma la sua soddisfazione deriva dall’aver trovato un contesto che gli permette di sentirsi nuovamente parte di un progetto ambizioso. “Mi sento competitivo, veloce, capace di esprimere ancora molto potenziale. È frustrante non tradurre tutto ciò in punti, ma guardo con fiducia al futuro”.
Il pilota spagnolo non nasconde che il suo undicesimo anno in Formula 1 non sia semplice da vivere sotto il profilo emotivo: troppi weekend lasciati a metà, troppe occasioni mancate. Eppure, il quadro complessivo lo porta a rinnovare la fiducia nella scelta fatta dodici mesi fa. “Non mi pento di nulla. Sono convinto che stiamo andando nella direzione giusta”.

La prospettiva a medio-lungo termine
Per la Williams, che ha fatto la storia della Formula 1 negli anni ’80 e ’90, questa è una fase delicata poiché segna un momento di passaggio. La franchigia inglese sta lavorando per riprendersi un posto tra le protagoniste e avere un pilota come Sainz, con esperienza e ancora tanta fame di successo, rappresenta un tassello fondamentale. Il madrileno sa di non poter ambire a successi immediati, ma ha sposato una visione che guarda oltre.
Il percorso potrebbe ricalcare quello di McLaren: dal centro gruppo a contender mondiale, con un lavoro metodico e paziente. La speranza è che nel giro di tre anni, quando il ciclo regolamentare sarà ormai maturo, la Williams possa tornare a sognare in grande.
Per Sainz, la sfida è duplice: contribuire alla crescita di una squadra e dimostrare, al tempo stesso, di avere ancora il talento e la costanza per lottare ai massimi livelli. Una scommessa personale e collettiva, che passa attraverso il presente fatto di piccoli passi e un futuro che si preannuncia rivoluzionario.
Crediti foto: Williams F1
Seguici sul nostro canale YouTube: clicca qui