Il regolamento tecnico che rivoluzionerà la F1 a partire dal 2026 non dovrebbe riservare sorprese inattese per i team. È questa l’idea che piò o meno ha paventato Simone Resta, vicedirettore tecnico della Mercedes, intervenuto sul tema nelle scorse settimane.
Le novità che entreranno in vigore l’anno venturo sono molteplici e soprattutto sostanziali: si parte dalla rimozione del MGU-H, portando a una maggiore enfasi sull’elettrificazione, per passare all’introduzione dell’aerodinamica attiva favorendo, più o meno direttamente, il ritorno a una configurazione priva dell’effetto suolo. Contestualmente si giungerà ad una riduzione del peso delle vetture da cui scaturirà anche un (non eccessiva) compattazione delle masse. Il pacchetto legislativo del 2026 segna l’inizio di una nuova era per la categoria regina del motorsport.

Dopo la pubblicazione delle cornici regolamentari le squadre hanno avuto modo di analizzare a fondo le specifiche tecniche, sollevando inizialmente preoccupazioni su aspetti legati all’efficienza energetica delle monoposto in circuiti ad alta velocità, come Monza, dove si temeva che le batterie potessero esaurirsi prima della fine del rettilineo. Un dibattito che aveva persino riacceso, seppur brevemente e in chiave polemica, l’idea di un ritorno ai motori V10. Studi ne sono seguiti ma si è rapidamente giunti all’idea di accantonare un’architettura anacronistica e non in linea con gli obiettivi di ecosostenibilità che la Formula 1 si è data col programma Net Zero 2030.
Superata quella fase di frizione politica e tecnica, oggi il dialogo tra FIA, Formula 1 e scuderie appare più coeso. “La FIA sta lavorando attivamente per chiudere ogni possibile scappatoia normativa”, ha spiegato Resta a Motorsport.com. “Le regole sono ormai ben definite e c’è spazio per progetti molto diversi. È un’opportunità per chi saprà interpretarle meglio degli altri”.
Resta non nasconde la complessità di ciò che attende il paddock. Sebbene alcuni circuiti, come lo stesso Monza, potrebbero ancora rappresentare una sfida dal punto di vista dell’autonomia energetica, l’ingegnere italiano minimizza il rischio di problematiche estese: “Su molte piste non sarà un tema rilevante. E con i primi sviluppi sulle power unit, anche nei tracciati più critici l’impatto sarà contenuto”.
Un punto di svolta importante è stato raggiunto a inizio 2025: da gennaio i team hanno potuto avviare legalmente le simulazioni in CFD e le prove in galleria del vento basate sulle specifiche 2026. Una condizione che, secondo Resta, ha permesso di recuperare gran parte del carico aerodinamico che si era perso nelle prime valutazioni.

“La normativa ha trovato una stabilità significativa Ci sono ancora piccoli aggiustamenti sul fronte aerodinamico, ma nel complesso possiamo dire che il quadro regolamentare è maturo. E questo ci consente di lavorare con chiarezza e precisione”.
Il quadro che si profila per il 2026 è quello di una rivoluzione strutturale e simultanea su tutti i fronti: dal propulsore alla trasmissione, passando per telaio, sospensioni, freni, aerodinamica e sicurezza. “Sarà una sorta di tempesta perfetta – evidenzia Resta – tutto cambierà nello stesso momento, una rarità nella storia della F1 dove, tradizionalmente, i cambiamenti erano più diluiti”.
Oltre al debutto dei carburanti sostenibili e all’eliminazione dell’MGU-H, le monoposto saranno dotate di nuove trasmissioni, pneumatici più piccoli e componentistica meccanica completamente ripensata. Il tutto in un quadro tecnico che riduce il peso minimo delle vetture di 50 kg rispetto agli standard attuali.
“La complessità è enorme, ma rappresenta anche un’occasione irripetibile per chi saprà interpretare meglio la direzione tecnica. È un regolamento che aumenterà i margini d’errore, ma anche il potenziale per emergere”.
Con lo sguardo rivolto al futuro, i team si trovano ora di fronte a uno snodo epocale. E la partita, almeno nelle parole di Resta, è già cominciata: “Non è più il momento di parlare, è il momento di fare la differenza”.

La vera sfida delle nuove norme sarà quella di produrre auto che non presentino livelli prestazionali troppo differenti tra loro. Questa è la convinzione dei vertici della Formula 1 che hanno scommesso sul nuovo quadro tecnico per evitare domini come quello imposto da Mercedes nel 2024 o dalla Red Bull nel 2022. Se vi fosse un accettabile livellamento allora lo spauracchio di osservare una nuova Brawn Gp sarebbe scongiurato. Una volta tanto, quindi, vedere la montagna partorire il topolino sarebbe un bene.
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team, FIA, Scuderia Ferrari HP
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