La Formula 1 che sta per venire non può promettere certezze. Assicura, piuttosto, instabilità strutturale, mutamento continuo, gerarchie fragili. Stefano Domenicali lo pensa e lo dice scegliendo una formula che è già manifesto regolamentare: “la classifica nella prima gara non sarà la stessa dell’ultima gara“. Come a dire che nell’anno i valori continueranno a mescolarsi. Non si tratta di un auspicio, ma di una previsione figlia di un 2026 concepito per rompere equilibri e moltiplicare le variabili.
L’8 marzo, a Melbourne, si aprirà ufficialmente una nuova era. Ma il vero battesimo avverrà molto prima, tra il 26 e il 30 gennaio al Circuit de Barcelona-Catalunya, quando le monoposto 2026 scenderanno in pista per la prima volta. Cinque giorni che produrranno titoli giornalisti, entusiasmi, sentenze premature. Come spesso avviene in questo sport. Poi altri due blocchi di test in Bahrain, a febbraio. Undici giornate complessive (leggi il calendario completo dei test) per comprendere vetture profondamente diverse, per permettere ai piloti di adattarsi alla nuova guida, per decifrare regolamenti scritti deliberatamente per evitare convergenze tecniche rapide. Una sfida, prima ancora che sportiva, concettuale.

Domenicali non si nasconde: il 2026 sarà un inno alla variabilità. “Il libro dei record verrà buttato fuori bordo. La gerarchia sarà incerta. E alla fine, la pista mostrerà dove si trovano tutte le squadre“. Parole che certificano una scelta politica precisa: rendere lo sviluppo una corsa continua, quasi feroce, potenzialmente destabilizzante per chiunque. Non conterà partire davanti, conterà quanto velocemente si saprà reagire.
In questo contesto già caotico, si inserisce quella che su Formulacritica abbiamo definito da tempo una variabile impazzita: la questione della compressione geometrica delle componenti endotermiche della power unit 2026. Una zona grigia regolamentare che, secondo indiscrezioni sempre più insistenti, Mercedes e Red Bull avrebbero interpretato in modo particolarmente aggressivo. Per mesi il paddock ha dato per acquisito un vantaggio iniziale delle power unit di Brixworth. Oggi, però, quell’assunto non è più granitico. Se la FIA decidesse di intervenire, di chiarire o addirittura di limitare certe soluzioni, l’intero quadro potrebbe essere riscritto.
Ed è qui che la visione di Domenicali trova piena coerenza. “Sono abbastanza sicuro che il posto in cui ti qualificherai nella prima gara non sarà lo stesso di dove finirai a fine anno. Così veloce e intensa sarà la corsa allo sviluppo“, ha argomentato il manager imolese.
I test invernali, tra un mese esatto, offriranno solo un’istantanea. I valori osservati a fine gennaio o febbraio potrebbero essere completamente stravolti nel corso della stagione, travolti dall’ottimizzazione regolamentare, dalla capacità di recupero dei team che partiranno attardati, dalla rapidità con cui si sapranno leggere e sfruttare le pieghe del regolamento.

La Formula 1 2026, insomma, nasce senza certezze e senza padroni annunciati. Tante incognite, sì. Ma anche tanta adrenalina. È il prezzo – e il privilegio – di un campionato che ha scelto di rimettersi in discussione, di rinunciare alla stabilità per inseguire il movimento. Domenicali guarda avanti con fiducia: “La Formula 1 sta attraversando un periodo emozionante. La crescita è solida e tutti si chiedono: ‘e adesso?’“. La risposta, come sempre, sarà in pista. E potrebbe cambiare più volte, prima di diventare definitiva.
Crediti foto: F1, Scuderia Ferrari HP
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