L’anno prossimo la F1 non abbraccerà solo la sua più grande rivoluzione tecnica, si prepara anche a una svolta sul fronte economico. Dal 2026, infatti, il budget cap di spesa annuale concesso alle scuderie sarà innalzato a 215 milioni di dollari, cifra che segna un netto incremento rispetto agli attuali 135 milioni. L’adeguamento non è stato pensato per concedere margini extra ai team, ma per armonizzare i conti con inflazione e nuovi costi inclusi nei parametri regolamentari.
Lo ha chiarito Federico Lodi, direttore dei regolamenti finanziari FIA, in un’intervista concessa a RacingNews365.
Dalle origini del budget cap alla nuova soglia
Il limite ai costi, introdotto nel 2021 con una soglia iniziale di 145 milioni, era stato ridotto gradualmente negli anni successivi, stabilizzandosi a 135 milioni nel triennio 2023-2025. Un valore comunque soggetto a correttivi legati all’inflazione, complicati dal fatto che le dieci squadre iscritte operano con tre diverse valute – sterlina, euro e dollaro – e percepiscono premi in denaro denominati in valuta statunitense.
Dal 2026, con l’ingresso dei nuovi regolamenti tecnici e l’arrivo di Audi e Cadillac, il tetto sarà alzato a 215 milioni di dollari (circa 159,6 milioni di sterline). La cifra, ha sottolineato Lodi, riflette soprattutto il riassorbimento di spese che finora erano rimaste al di fuori del perimetro di controllo.
“Non si tratta di concedere più libertà di spesa – ha spiegato il dirigente – ma di portare all’interno del sistema costi che già oggi le squadre sostengono. Per questo il livello deve essere più alto. È un diverso metodo di calcolo, non un aumento reale del capitale a disposizione”.
Audi, un caso particolare
Un’attenzione specifica riguarda Audi, pronta a debuttare in Formula 1 con base in Svizzera, nella sede della Sauber che ha acquisito. In quel contesto i salari sono sensibilmente superiori rispetto a Regno Unito e Italia (circa il 35-45% in più, ndr) e la FIA ha previsto margini aggiuntivi per bilanciare la disparità strutturale.
Budget cap F1 – Il nodo delle eccezioni
Il nuovo regolamento manterrà comunque alcune aree escluse dal tetto, come gli stipendi dei piloti e dei tre dipendenti con i compensi più alti all’interno di ciascun team. Lodi ha sottolineato quanto sia stato complesso raggiungere un consenso tra undici scuderie (Cadillac ha quindi partecipato al tavolo delle trattative), ognuna portatrice di priorità e interessi particolaristici:
“Se avessimo scritto le regole da soli, sarebbero apparse in maniera diversa. Ma per arrivare a un accordo comune sono necessarie concessioni, ed è il motivo per cui oggi ci troviamo con 20-25 voci escluse anziché cinque o sei. È un lavoro di compromesso, che richiede tempo e trattative serrate”.
Libertà di allocazione
Una delle critiche più frequenti al budget cap riguarda la gestione del personale, ridotto in molti casi per rispettare i vincoli economici. Lodi però respinge l’idea di un sistema penalizzante, sostenendo che il regolamento sia costruito su un meccanismo “autoregolante”. Il libero mercato applicato alla Formula 1.
“Abbiamo scelto di non imporre vincoli su categorie specifiche di spesa. Ogni team ha a disposizione 215 milioni e decide autonomamente come investirli: personale, sviluppo tecnico o altre aree. Se un reparto viene sovraccaricato, il rischio è perdere risorse preziose, quindi esiste un equilibrio naturale. È una libera scelta delle squadre stabilire le proprie priorità”.
La Formula 1, quindi, punta a garantire maggiore elasticità operativa per affrontare le sfide che il nuovo regolamento impone in uno scenario internazionale in cui il livello dei prezzi tende a salire anche a causa di una nuova ventata protezionista definita dall’amministrazione Trump che rischia di avere effetti negativi di lungo periodo.
Seguici e commenta sul nostro canale YouTube: clicca qui