Il 2026 si avvicina come una linea di demarcazione netta nella Formula 1 moderna. Il nuovo quadro regolamentare cambierà in profondità le vetture, imponendo ai team un ripensamento radicale di concetti consolidati. Le power unit adotteranno una distribuzione pressoché simmetrica tra energia termica ed elettrica, pari al 50% per ciascun sistema, mentre l’aerodinamica introdurrà elementi attivi attraverso ali mobili non solo al posteriore. A completare il pacchetto ci sarà una modifica alle misure al peso (leggermente inferiore) degli pneumatici, con una riduzione della sezione di 25 millimetri all’anteriore e 30 al posteriore.
James Allison, direttore tecnico della Mercedes, ha chiarito quale sarà la vera costante in un contesto così instabile: la gomma. “Telaio e aerodinamica possono esprimere soluzioni sofisticate, ma restano sempre al servizio dello pneumatico. È l’elemento finale, quello attraverso cui passa ogni decisione tecnica”, ha sottolineato in un’intervista a Nextgen Auto.
F1 2026 – Gestione della potenza: addio ai picchi estremi
L’introduzione delle nuove unità di potenza eliminerà una delle criticità più discusse dell’attuale generazione: le richieste eccessive di carico motore nei finali di rettilineo. Il bilanciamento previsto dal 2026 porterà valori più stabili e gestibili, uniformando le condizioni operative tra i team. Allison ha definito questo passaggio un beneficio per l’intero schieramento, anche se ha precisato che la vera complessità resterà quella di governare il comportamento del nuovo telaio e del pacchetto aerodinamico.
Le ali mobili e l’aerodinamica attiva apriranno infatti scenari inediti. I progettisti dovranno studiare soluzioni che non compromettano l’equilibrio dinamico della vettura nelle fasi di transizione, quando i flussi aerodinamici varieranno in tempo reale in funzione delle regolazioni delle appendici.
F1 2026 – La nuova configurazione delle gomme e i rischi connessi
La riduzione della sezione degli pneumatici comporterà vantaggi e svantaggi tecnici. Sul fronte positivo, minore superficie frontale significa resistenza aerodinamica ridotta, con benefici sui consumi e sulla velocità di punta. Inoltre, la riduzione del peso complessivo del pacchetto ruota contribuirà ad alleggerire le masse non sospese.
Di contro, la minore impronta a terra aumenterà le sollecitazioni specifiche sulla mescola, imponendo agli pneumatici di gestire carichi verticali e laterali più elevati a parità di superficie di contatto. Allison ha evidenziato che “[…] pneumatici più piccoli significano più lavoro per la gomma”, soprattutto considerando la scomparsa delle termocoperte, che obbligherà gli ingegneri a trovare strategie di warm-up alternative.
La Pirelli avrà dunque il compito di progettare mescole capaci di garantire grip anche in condizioni di basse temperature iniziali. Una sfida che appare tutt’altro che risolta: i primi test con la mule car 2026 hanno suscitato perplessità tra diversi piloti, George Russell compreso, a causa della difficoltà nel portare rapidamente in temperatura le gomme.

F1 2026, regolamenti ancora in evoluzione
Il quadro normativo non è ancora definitivo: la FIA sta lavorando alle ultime correzioni prima dell’approvazione finale. Proprio ieri, in tal senso, è stato comunicato la modalità d’uso della componente elettrica su alcuni tracciati: leggi qui. Tuttavia, la direzione intrapresa è chiara. I team dovranno concentrare gran parte degli sforzi sull’ottimizzazione aerodinamica e sull’adattamento dei telai alle nuove condizioni di carico. Nonostante ciò, l’ago della bilancia resterà invariato rispetto al passato: la performance della gomma determinerà l’efficacia di ogni altra scelta tecnica.
In altre parole, anche nella Formula 1 del 2026, dominata da power unit ibride più equilibrate e soluzioni aerodinamiche futuristiche, il fattore limitante continuerà a essere il medesimo di sempre: lo pneumatico.
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team, Pirelli Motorsport
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