Le monoposto che debutteranno nel 2026 sono il frutto di una grande rivoluzione regolamentare, forse la più impattante della storia della categoria considerando gli elementi che saranno rivisti. Più leggere, più compatte e con una spinta elettrica senza precedenti, potrebbero avvicinarsi alla barriera simbolica dei 400 km/h. Ma dietro le simulazioni entusiastiche dei team e le proiezioni ottimistiche della FIA (o spaventose, a seconda dei punti di vista), si nascondono incognite tecniche e perplessità da parte dei piloti, che dovranno adattarsi a un modo di correre radicalmente diverso.
Un nuovo volto per la Formula 1
Le immagini diffuse dalla Federazione nei mesi scorsi rappresentano al momento l’unico indizio concreto su come potrebbe essere le monoposto del 2026. Il disegno concettuale mostra vetture più corte, più strette e con un approccio aerodinamico semplificato rispetto all’era attuale dell’effetto suolo. Le ali anteriori perderanno un flap, quelle posteriori guadagneranno un profilo aggiuntivo, mentre la beam wing scomparirà. I canali Venturi saranno ridimensionati a favore di un fondo piatto con un gradino centrale e zone laterali meno sigillabili proprio per superare l’effetto suolo che doveva generare auto meno sensibili alle scie negative. Cosa mai avvenuta. Ed è questo il vero flop delle attuali norme tecniche.

James Allison, direttore tecnico Mercedes, ha spiegato la filosofia dietro queste scelte affermando che le vetture del 2026 non avranno più la stessa capacità di generare carico dal fondo. L’effetto Venturi sarà ridotto, ma non si tornerà a ciò che si aveva negli anni precedenti al 2022. Sarà una via di mezzo: meno carico, meno aderenza, ma più possibilità di lavorare su altezze e configurazioni dinamiche.
Il risultato sarà una monoposto che, in curva, genererà meno deportanza e dovrà affidarsi maggiormente al grip meccanico generato dalle sospensioni e degli pneumatici che, è bene ricordarlo, manterranno i cerchi da 18 pollici ma avranno un’impronta a terra più piccola a causa del restringimento della larghezza. Si tratta di gomme che secondo Pirelli sono destinate a cambiare il rapporto di equilibrio tra aderenza meccanica e carico aerodinamico.

F1 2026 – L’esplosione della potenza elettrica
Se l’aerodinamica andrà a ridursi come incidenza generale per favorire l’efficienza e la riduzione dei consumi in ottemperanza col programma Net Zero 30, il cuore delle prestazioni sarà nel powertrain. Le unità ibride del 2026 manterranno il motore endotermico, ma con un’erogazione limitata a circa 575 cavalli. La vera rivoluzione arriverà dall’ibrido: la parte elettrica raggiungerà quota 475 cavalli, quasi il triplo rispetto agli attuali sistemi.
Significa che quasi metà della potenza complessiva deriverà dall’energia immagazzinata nella batteria, un cambiamento epocale che trasformerà la dinamica di guida. Le monoposto scaricheranno coppia istantanea in uscita di curva, con accelerazioni brutali che i piloti paragonano a “una spinta da razzo”.
L’introduzione dell’aerodinamica attiva darà ulteriore slancio alle velocità di punta: sui rettilinei sarà possibile appiattire sia l’ala anteriore che quella posteriore, riducendo la resistenza al minimo. “Con tutta la potenza disponibile arriveremo a sfiorare i 400 km/h”, ha riferito Toto Wolff. Una sensazione? No. Vediamo
Felipe Drugovich, collaudatore Aston Martin, ha confermato al simulatore le sensazioni del grande boss Mercedes che evidentemente parla con cognizione di causa: “La spinta in accelerazione è incredibile, sembri seduto su un missile. La velocità massima si raggiunge già a metà rettilineo, poi la power unit entra in ricarica e si resta sospinti fino alla frenata”, riporta AMuS.
Critiche e timori dal fronte piloti
Non tutti, però, hanno accolto con entusiasmo questa rivoluzione. Charles Leclerc ha bocciato le prime sensazioni: “Così non è divertente, non riesco a immaginare come si possa correre”. Max Verstappen è stato più cauto: “È insolito, ma siamo ancora agli inizi dello sviluppo”.
Wolff ha risposto alle critiche invitando a non giudicare troppo presto: “Come si può demolire qualcosa che non è ancora nato?”. Sulla stessa linea Stefano Domenicali, CEO della Formula 1: “Il feeling sarà diverso, ma diverso non significa peggiore. Servirà adattarsi”.
Allison, invece, ha sottolineato come il bilanciamento potrà addirittura risultare più stabile rispetto alle monoposto odierne: “Ci sarà meno sbilanciamento tra curve lente e veloci, meno differenza tra fase di inserimento e fase di trazione. Il comportamento sarà più lineare, i piloti avranno un controllo migliore sul sottosterzo e sul sovrasterzo”.
Una visione condivisa anche da chi ha già provato i nuovi pneumatici Pirelli: la minore influenza dell’aerodinamica consentirà di percepire meglio il lavoro delle gomme, restituendo sensazioni più “meccaniche” e dirette.
Strategia e gestione: il pilota torna al centro
Uno degli aspetti più discussi è l’impatto strategico. Con il nuovo regolamento, la gestione energetica non sarà più automatizzata come oggi. Sarà compito del pilota decidere quando scaricare potenza elettrica e come ricaricare la batteria, in base a circuito, consumo e situazione di gara.
Alexander Albon sostiene che il pilota avrà un ruolo molto più importante e che chi capirà meglio come sfruttare la batteria e dosare l’energia avrà un vantaggio. Non sarà quindi più solo una questione di ingegneri, ma di sensibilità in pista. Drugovich ha confermato che questa filosofia richiede tempo per essere assimilata parlando di auto più divertenti in curva, che possono contare sempre sulla potenza a disposizione. Potenza che però cala a metà rettilineo poiché l’unità entra in ricarica.
Il rischio, pertanto, è che la gestione energetica diventi un fattore troppo complesso per lo spettatore medio. Ma la FIA ha voluto deliberatamente restituire al pilota la centralità che negli ultimi anni sembrava offuscata da strategie e software.
Un regolamento in movimento
Il regolamento 2026 è ancora in fase di definizione. La FIA continua a modificare dettagli su base mensile, recependo i feedback di team e piloti dalle simulazioni. L’obiettivo è prevenire derive tecniche che possano portare a eccessi di turbolenza o squilibri tra le monoposto.
Recentemente sono stati rivisti diffusore e prese dei freni, con la rimozione di alcune alette e la modifica della cascata di profili aerodinamici. Per i team, però, questi cambiamenti continui sono un ostacolo. James Vowles, team principal Williams, ha protestato: “Se sei partito presto con lo sviluppo, ogni modifica regolamentare ti penalizza più delle squadre che hanno iniziato tardi. Non è una situazione equa”.
Anche la gestione dell’energia è in fase di affinamento: la FIA stabilirà parametri precisi per ogni circuito, definendo quanta potenza elettrica sarà scaricata e con quali modalità la batteria dovrà essere ricaricata. Serve evitare che in circuiti cittadini come Monaco si arrivi a velocità folli. Senza limiti, si potrebbero superare i 350 km/h. Una follia.

F1 2026: una sfida tra spettacolo e tecnica
Il nodo centrale resta il compromesso tra spettacolo e complessità tecnica. Le monoposto 2026 potrebbero infrangere la barriera dei 400 km/h in determinati tracciati, un traguardo che da sempre ha un fascino mitico. Ma l’altra faccia della medaglia è la riduzione del carico aerodinamico, che potrebbe portare a monoposto meno performanti in curva e con gare potenzialmente più lineari.
D’altra parte, il ritorno a una maggiore influenza del pilota potrebbe restituire un elemento di imprevedibilità. Sarà la capacità del singolo di interpretare al meglio l’energy management a fare la differenza, introducendo nuove variabili tattiche e riportando il talento umano al centro della scena.
Guardando al 2026, appare chiaro che la Formula 1 stia cercando di reinventarsi senza tradire la propria essenza. La spinta elettrica, l’aerodinamica attiva e l’attenzione all’efficienza rappresentano la risposta alle sfide tecnologiche e ambientali, mentre la centralità restituita al pilota mira a mantenere viva la componente sportiva.
Resta da capire se questa rivoluzione saprà conquistare il pubblico. Alcuni piloti temono una perdita di divertimento, altri vedono nuove possibilità. I team, divisi tra entusiasmo e frustrazione per le continue modifiche regolamentari, sanno che la partita è appena iniziata.
Una cosa, però, è certa: mai come oggi la Formula 1 si trova davanti a un bivio: la barriera dei 400 km/h, che per decenni è sembrata un miraggio, potrebbe diventare realtà. E quando accadrà, segnerà l’inizio di una nuova epoca, in cui velocità, tecnologia e spettacolo si intrecceranno in un equilibrio ancora tutto da scoprire. Bisogna essere onesti: una cosa del genere entusiasma non poco.
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team, F1, FIA, Renault
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