Il 2026 segnerà una delle transizioni più profonde nella storia recente della F1: nuova architettura ibrida delle power unit semplificate nella mappa concettuale ma più generose nella quota elettrica, peso e ingombri (leggermente) ridotti, aerodinamica attiva maggiorata e l’introduzione del concetto di “sostenibilità prestazionale”. Adrian Newey, l’uomo che più di ogni altro ha saputo interpretare le rivoluzioni regolamentari trasformandole in dominio tecnico, invita alla cautela. Per il britannico, la vera variabile non sarà tanto il dettato del regolamento quanto la capacità dei team di preservare la propria cultura di eccellenza nel mezzo del cambiamento.
“È difficile dare un giudizio a causa di questo grande cambio regolamentare”, spiega Newey al podcast James Allen on F1. “Ma le probabilità che i team migliori di quest’anno saranno i team migliori dell’anno prossimo sono alte”. Un’affermazione che suona quasi conservatrice, ma che in realtà nasconde una profonda consapevolezza: le grandi squadre non vincono soltanto per il progetto, ma per la continuità di metodo, la solidità organizzativa e la capacità di correggere la rotta più velocemente degli altri.

Le lezioni del passato. Che non sempre ritorna
La storia non è ciclica. Newey cita il 2009 come eccezione, l’anno della rivoluzione aerodinamica e della Brawn GP, quando Ferrari e McLaren sprofondarono mentre la Red Bull spiccava il volo. Ma la stessa scuderia allora diretta da Christian Horner era un team in piena crescita, libero dai vincoli dell’abitudine e spinto da un’idea: sperimentare senza paura di fallire. È quel tipo di audacia che, nel pensiero del progettista britannico, separa i buoni team dai grandi.
Le sue parole riflettono una consapevolezza maturata in decenni di rivoluzioni regolamentari: la vera differenza non nasce dal foglio bianco, ma dal modo in cui un gruppo di lavoro reagisce all’ignoto. Le squadre che hanno consolidato processi, infrastrutture e fiducia interna sono naturalmente avvantaggiate in ogni fase di cambiamento. Per questo, secondo Newey, la Red Bull – così come Ferrari, Mercedes e McLaren – resterà nei pressi del vertice anche nel nuovo ciclo tecnico.
F1 2026 – Cultura del lavoro: il fattore invisibile
Ma Newey, ormai osservatore più che protagonista diretto, apre anche una finestra sulla dimensione culturale della performance, prendendo come esempio la sua ex Red Bull e il percorso che la portò a trasformarsi da eredità fallimentare (Jaguar) a impero tecnico. “La Red Bull veniva dalla Jaguar, che con questo marchio ebbe un successo scarsissimo. Dunque il team perse fiducia e pensò di non poter mai vincere: quando smetti di crederci tutto va storto, perché subentrano l’autocompiacimento, la pigrizia, il vizio di dare la colpa agli altri”.
Parole che fungono da monito per Aston Martin, oggi in piena espansione strutturale ma ancora prigioniera di una crescita che fatica a tradursi in risultati. Per Newey, la mentalità vincente è un processo che non si compra, e neppure si costruisce in un paio d’anni. È una trasformazione lenta, che richiede fiducia collettiva e la capacità di vivere il fallimento come parte del progresso. Ecco perché, anche se Lawrence Stroll sogna un’ascesa immediata, il progettista britannico suggerisce che la “scalata al vertice di Aston Martin sarà più lunga di quanto si possa immaginare”.

“È stato piuttosto difficile ribaltare la situazione in Red Bull: non voglio rivelare troppo, ma ho una sensazione di déjà vu”, conclude Newey. Una frase che suona come un avvertimento ma anche come una speranza: la possibilità per chi, come Aston Martin, si trova nella fase in cui la struttura cresce più in fretta del sistema tecnico e umano che la deve sostenere.
Il 2026, con la nuova generazione di power unit e un’aerodinamica ridisegnata in chiave “active”, sarà un banco di prova non solo per la genialità dei progettisti, ma per la tenuta filosofica dei team. In fondo, se c’è una lezione che Newey ha lasciato in vent’anni di progetti vincenti, è che il successo non nasce dall’interpretazione del regolamento, ma dalla coerenza con cui si porta avanti una visione.
E in questa Formula 1 che si prepara a un futuro più elettrico e più leggero, le parole del suo architetto più visionario risuonano come un promemoria: la tecnica cambia, ma la cultura della vittoria resta la sola costante in grado di costruire l’eccellenza.
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team, Formulacritica, Oracle Red Bull Racing, Scuderia Ferrari HP, McLaren F1
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