F1 2025 – Il nuovo anno porta con sé pochissime novità regolamentari. Se da un punto di vista strettamente tecnico non cambierà nulla prima di aprire le porte alla più grande mutazione genetica della storia della F1, che si consumerà a partire dal 2026, qualche piccola novità si registra sulle questioni prettamente sportive. Tra queste, si evidenzia l’abolizione del punto aggiuntivo per il giro veloce in gara.
Con una nota, la FIA, qualche mese fa, aveva ratificato l’abolizione del controverso bonus. Il GP di Singapore ha segnato un momento chiave in questa decisione, poiché Daniel Ricciardo, che non era in zona punti, aveva strappato il miglior crono a Lando Norris, favorendo di fatto Max Verstappen, pilota della Red Bull proprietaria della Visa Cash App RB.
“Il Consiglio Mondiale ha approvato alcune modifiche minori ai regolamenti sportivi e tecnici per il 2024 e il 2025, tra cui la rimozione del punto assegnato per il giro più veloce“. Con questo comunicato si era chiusa una storia controversa che non ha mai convinto del tutto.

Il punto per il giro veloce: come funzionava e quando è stato introdotto
Il punto per il giro veloce in gara non è una novità. La norma esisteva agli albori della serie e fu mantenuta per ben dieci stagioni, dal 1950 al 1959. Poi si stabilì la rimozione, a cui fu posta fine solo nel 2019 con il sistema che è tornato in vigore fino al GP di Abu Dhabi 2024.
La regola, lo ricordiamo, prevedeva l’assegnazione del punto suppletivo solo se ottenuto da un pilota che chiudeva in zona punti. Questa pratica ha di fatto stravolto la gestione strategica delle gare, aprendo anche a qualche polemica di troppo. Come dimostrato in apertura, è successo che piloti che non avevano nulla da chiedere alla gara in termini di classifica montavano gomme fresche negli ultimi giri per strappare il punticino, impedendone l’assegnazione ai rivali.
Questa pratica, quando usata da un team satellite come la Visa Cash App Racing Bulls, si è configurata come uno strumento che evidenziava un innegabile conflitto di interesse. Tutto il sistema rischiava di trasformarsi in un gioco sporco che poteva essere condotto solo da chi possedeva più di una squadra in Formula 1. E questo soggetto è appunto la Red Bull.
Per evitare questo genere di polemiche, una volta tanto con un atto risoluto, i decisori della Formula 1 hanno stabilito di ritornare allo status quo ante 2019, ripristinando il sistema di punteggio che premia i primi dieci e congelando la proposta di allargare ulteriormente i benefici ad altre posizioni oltre la top ten.
Il ritorno a un meccanismo standard e certamente meno cervellotico nell’esecuzione cambierà, dalla stagione che scatterà a marzo, le strategie di gara. Non vedremo più piloti fermarsi negli ultimi giri, a patto di avere un vantaggio cospicuo su chi segue, per montare pneumatici nuovi e prendersi l’extra punto.

F1 troppo morbida nel rincorrere la trasparenza
La Formula 1 cerca quindi di essere più trasparente, eliminando uno strumento che è stato sicuramente sfruttato in maniera diversa rispetto alle intenzioni del legislatore, il quale intendeva animare ulteriormente i Gran Premi mettendo in palio un bonus. Ma si sa che i team non ricercano la coerenza etica, bensì la massimizzazione del profitto. E se qualcuno può incidere su un’altra squadra per il proprio tornaconto, lo fa sicuramente, come ha dimostrato Red Bull.
Forse i vertici del Circus, per essere ulteriormente adamantini, non avrebbero dovuto abolire solo il giro veloce, ma avrebbero dovuto imporre un fortissimo giro di vite sulle multiproprietà, che generano un conflitto di interesse anacronistico e sempre meno giustificabile. Ma evidentemente, da questo punto di vista, la Formula 1 non riesce a trovare una sintesi, superando le sue contraddizioni che saranno reiterate nei prossimi anni.
La FOM ha condotto una battaglia senza quartiere contro Andretti, vietando il suo ingresso nonostante questi avesse superato tutte le adempienze imposte dal regolamento della Federazione Internazionale dell’Automobile. Si è arrivati all’undicesimo team solo nel momento in cui Renault ha deciso di dismettere il suo programma motori di Viry-Chatillon. I decisori, con un autentico giro di valzer, sono tornati sui propri passi aprendo quindi al nuovo soggetto.
Magari sarebbe bastato imporre al gruppo Red Bull GmbH la vendita della controllata di Faenza, favorendo l’ingresso di un altro costruttore e mettendo fine a una posizione di vantaggio che si fa sentire non solo in pista, come dimostrato dall’episodio sopracitato, ma anche nelle stanze del potere, nelle quali ci si può presentare con un alleato in più. E non è roba da poco.
Crediti foto: FIA, Red Bull