La stagione di F1 2025 non ha ancora emesso il primo vagito, ma i team pensano già a quel che verrà, al nuovo contesto normativo del 2026. Esagerato? Apparentemente sì, ma non è così. Il quadro regolamentare definito dopo un lungo ed estenuante cammino fatto di interessi incrociati, veti, pressioni politiche, aveva trovato tutti d’accordo su un particolare: permettere di mettere mano alle auto di nuova generazione solo dal primo gennaio 2025.
Una necessità emersa non solo perché le regole definitive sono state deliberate solo qualche settimana fa, ma soprattutto per evitare che la stagione 2024 e parzialmente quella 2025 si trasformassero in annate di passaggio nelle quali preziose risorse temporali e finanziarie venivano distratte per veicolarle sui modelli del 2026.
Al primo gennaio le auto che animeranno il prossimo mondiale sono praticamente definite in quasi tutti i dettagli. Helmut Marko, qualche giorno fa, spiegava come la RB21 fosse praticamente alle soglie della fase di produzione. Ciò significa che le linee generali dei modelli 2025 sono state definite e che nessuna risorsa è stata sacrificata in vista della campagna sportiva del 2026.

F1 2025: comparti tecnici sdoppiati in vista del 2026
Da questo momento sarà possibile impostare le auto del prossimo futuro. Per questo motivo i team, verosimilmente, raddoppieranno i propri comparti tecnici. Parte dei reparti progettuali lavoreranno sui modelli del prossimo campionato, altri gruppi si concentreranno sulle monoposto del futuro.
Non si tratterà di comparti stagni: l’interazione e il flusso di idee da una parte all’altra sarà garantito, ma via via che la stagione andrà dipanandosi, le forze andranno a tendere al gruppo che si occupa delle auto 2026, come logico che sia.
A tal riguardo, si prenda ad esempio l’Aston Martin, una scuderia che da tutti viene ritenuta una seria candidata a scrivere pagine importanti nella “Formula 1 2.0” del ’26. Adrian Newey sarà libero dal gardening imposto dalla Red Bull dal primo marzo 2025. Ragion per cui è ipotizzabile che si occuperà direttamente delle monoposto del futuro, provando a colmare il ritardo di due mesi che può avere un peso relativo, soprattutto se il team non si concentrerà oltre misura su un 2025 che potrebbe essere un mondiale-ponte per la franchigia di Silverstone.
F1 2025: il rischio del “fine corsa”
In presenza di un quadro normativo statico, è verosimile immaginare che la convergenza prestazionale osservata durante il campionato scorso si riproporrà intatta e forse addirittura solidificata. Si spera, quindi, che il campionato possa essere combattuto tra più soggetti fino alla fine dell’anno. Questa cosa stimolerebbe la competizione non solo sportiva, ma anche quella tecnica, con i team concentrati a far progredire le proprie vetture fino all’ultimo, compatibilmente con le necessità che si prospettano per la stagione successiva.
Se invece uno dei top team dovesse accorgersi sin da subito che il progetto basilare impostato non ha quelle caratteristiche, quella forza per potersela giocare concretamente, allora potremmo osservare squadre mollare di botto – ed è questo l’effetto fine corsa – andando a puntare tutte le fiches sui progetti 2026.
Con l’obbligo di lavorare alle vetture del futuro dalla data odierna si è provato a scongiurare proprio questo aspetto, che non si può limitare del tutto. I vertici della Formula 1 sono consci che, avendo congelato le norme telaistiche, aerodinamiche e motoristiche per tanti anni, si possa ora andare verso un’annata di transizione in vista di una rivoluzione che forse è una delle più grandi della storia della categoria, in considerazione del fatto che investe ogni tipo di aspetto tecnico.
Molto, quindi, dipenderà da quali valori emergeranno a inizio anno. Se uno o più top team dovessero mostrare subito dei deficit importanti, è possibile che si chiamino consapevolmente fuori dalla tenzone sportiva, preferendo guadagnarsi – o almeno provare a farlo – un vantaggio temporale e tecnico in vista del 2026.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing, Scuderia Ferrari HP, F1