Siamo alla vigilia dei test in pista della stagione 2024 eppure, mai come quest’anno, sembra che del mondiale di F1 che sta per partire non importi più di tanto. L’attesa è ai minimi storici, manca quel brio che accompagna un mondiale nascente che è solitamente carico di aspettative. Perchè succede ciò? Un po’ poiché è possibile immaginare chi possa vincere (Red Bull – Verstappen?), un po’ in quanto tutti aspettano il 2025 per vedere realizzato il matrimonio del secolo tra il team più blasonato e il pilota più vincente di sempre.
Per quanto riguarda il primo punto, ossia chi siano i favoriti assoluti, guardando le monoposto in sede di presentazione appare chiaro come tutti si siano ispirati ai concetti espressi dalla RB19 portando progetti molto simili tra loro che si distinguono, senza entrare nel tecnico, giusto per le livree. Peraltro poco fantasiose. Solo Mercedes ha introdotto qualche concetto nuovo che andrà verificato in pista e che non si sa se possa cambiare i valori in campo.
Mentre gli altri si sono allineati al 2023, la Red Bull RB20 ha presentato un’evoluzione tutt’altro che conservativa e che dà l’impressione di essere una generazione avanti rispetto a tutte le altre vetture. Cosa non scontata nell’era delle limitazioni normative, del budget cap e dei token che limitano la facoltà di recupero degli avversari.
![Mercedes](https://www.formulacritica.it/wp-content/uploads/2024/02/Mercedes-2-jpg.webp)
Lo stesso Toto Wolff, gran boss della squadra di Brackley, ha ammesso che rifacendo telaio e retrotreno non è stato possibile intervenire in altre aree dell’auto. Questa è la Formula Uno “congelata” voluta da Liberty Media e avallata dai team che ratificano le regole: il prodotto finale rischia di tramutarsi in un dominio che durerà probabilmente fino al 2026. Con buona pace di chi vuole creare hype con strilli, complotti, e rimonte farlocche.
Pertanto ci sono ben poche aspettative per questo 2024 in cui l’auspicio è solo quello di vedere una battaglia un po’ più serrata per il podio visto che il gradino più alto potrebbe essere cosa appannaggio dei soliti noti. Certo, potrebbe sempre essere che la Red Bull abbia sbagliato il progetto spingendosi troppo in oltre con soluzioni ardite, ma questa più che una reale possibilità è un desiderio.
Ferrari – Hamilton: tanto rumore per poco?
Per quanto riguarda invece il secondo punto – e torniamo al legame Ferrari e Hamilton – c’è da fare qualche riflessione. Prendere un sette volte campione del mondo, ultraquarantenne e a fine carriera può far fare il tanto agognato salto di qualità alla Ferrari?
C’è il rischio che la nuova line-up porterà all’ennesima guerra interna di cui si gioveranno gli avversari che, puntando su un solo pilota, continueranno a massimizzare i risultati anziché lasciare punti per strada. Questa operazione è stata voluta dal presidente John Elkann e c’è la sensazione che alla base ci sia più un senso mediatico che pratico, con buona pace di chi continua a sostenere che Hamilton, a 40 anni suonati, sarà lo stesso pilota di 20 anni fa!
![Lewis Hamilton](https://www.formulacritica.it/wp-content/uploads/2024/02/Hamilton-jpg.webp)
Già nel confronto con George Russell, difatti, abbiamo visto un Lewis più conservativo e meno arrembante. Più riflessivo, se vogliamo. Anche nella vita di tutti i giorni, svolgendo qualsiasi attività, ci si rende conto che lo scorrere del tempo “opacizza lo smalto”. Questo è il mondo reale, non le favole con cui si riempiono le pagine web (parlare di giornali ormai ha poco senso).
In tempi non troppo lontani ingaggiare campioni veri come Michael Schumacher, Fernando Alonso e Sebastian Vettel ha portato a vincere mondiali. O perlomeno a giocarseli. Nei casi degli ultimi due menzionati, con un mezzo inferiore, il miracolo sportivo non è riuscito ma il team è tornato comunque ai vertici lottando, di tanto in tanto, alla pari con realtà fortissime come Red Bull e Mercedes. Parlavamo di piloti all’apice della carriera e non in cerca di un buon ritiro prima di smettere.
Vi invitiamo alla riflessione più razionale e meno sensazionalistica: non sarebbe forse stato meglio puntare sul solo campione come Leclerc, affiancandogli magari un giovane pilota della Ferrari Driver Academy come Olivier Bearman, valorizzando il suo talento?
Magari il Cavallino Rampante il nuovo Hamilton poteva costruirselo in casa invece di puntare su un conducente che non può attivare la macchina del tempo e tornare indietro agli albori della sua straordinaria storia sportiva. In altre epoche i campioni andavano a finire la carriera in squadre minori o altre categorie. Oggi le cose stanno diversamente perchè in ballo ci sono altri interessi. Come quelli commerciali.
Questa, tuttavia, è solo l’opinione di chi si siede dalla parte del torto perché i posti dalla parte della ragione erano tutti occupati. E così diamo senso anche al nome di questa rubrica che si prefigge di essere ficcante e fuori dagli schemi canonici.
Proprio per quello che s’è scritto sinora, c’è la sensazione che molti vorrebbero saltare a piè pari questo campionato per vedere cosa accadrà nella stagione 2025 o addirittura in quella successiva, quando ci saranno nuove regole del gioco. Quando, insomma, si capirà davvero se l’affare del secolo, così come è stato dipinto dai media, porterà benefici alla Rossa.
Crediti foto: F1, Mercedes AMG