Oggi, è estremamente raro vedere un campione del mondo di Formula 1 in carica – e per giunta nel pieno della lotta per il titolo – cimentarsi in altre categorie. Questa reticenza è dovuta principalmente a motivi contrattuali stringenti e all’enorme carico di lavoro e specializzazione richiesti dalla F1 moderna.
In passato, invece, la situazione era radicalmente diversa. Soprattutto negli anni ’50, ’60 e ’70, era prassi comune per i piloti di Formula 1, inclusi i detentori del titolo, gareggiare regolarmente in altre discipline, a volte perfino nello stesso anno.
Basti pensare a leggende come:
Juan Manuel Fangio (Campione F1 1951, 1954-1957) che partecipava a diverse gare di sport prototipi e a competizioni storiche come la Mille Miglia durante il suo periodo d’oro in F1.
Graham Hill (Campione F1 1962, 1968), l’unico pilota ad aver conquistato la celebre “Tripla Corona” (Gran Premio di Monaco, 500 Miglia di Indianapolis, 24 Ore di Le Mans). Hill vinse la 24 Ore di Le Mans nel 1972, consolidando la sua eredità.
Mike Hawthorn (Campione F1 1958) e Phil Hill (Campione F1 1961), che erano assidui frequentatori delle gare di endurance, inclusa la 24 Ore di Le Mans.
Jochen Rindt (Campione F1 1970), che vinse la 24 Ore di Le Mans già nel 1965, mentre era uno dei protagonisti del Circus.
Questa tendenza è andata scemando nel corso degli anni. Sebbene le competizioni moderne siano più sicure, la F1 richiede una preparazione fisica e mentale sempre più specifica. Le sue vetture sono diventate talmente sofisticate e uniche che guidare in categorie come l’endurance o le gare americane non offre più vantaggi significativi in termini di training, ma richiede un inutile sforzo di adattamento.
Il fattore decisivo, tuttavia, resta il capitolo contratti. Gli accordi attuali sono estremamente restrittivi: non solo vietano la partecipazione a qualsiasi altra gara automobilistica, ma spesso limitano anche lo svolgimento di sport più “a rischio”, tutto finalizzato a ridurre il pericolo di infortuni e garantire la completa concentrazione sulla F1.
È per questo motivo che le “fughe” di campioni come Kimi Räikkönen (nei rally) e Fernando Alonso (nell’IndyCar) hanno generato così tanta attenzione mediatica, sebbene entrambi le abbiano intraprese durante periodi di pausa o interruzione dalla F1.
Dunque, caro Max, non possiamo che ringraziarti per la splendida pagina di automobilismo che ci hai regalato, risvegliando il sapore dei tempi andati. E non temere per gli impegni familiari: siamo certi che, per permetterti qualche altra incursione fuori dai Gran Premi, i nonni Nelson e Jos non si faranno pregare per portare la piccola Lily al parco!
Autore: Fabrizio Schilirò
Foto: Oracle Red Bull Racing
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