Enrico Cardile è soltanto l’ultimo anello di una catena che a Maranello non si interrompe mai. Dopo anni ai comparti progettazione della Ferrari, l’ingegnere italiano ha salutato la Rossa per legarsi ad Aston Martin, nuova tappa di una carriera che lo vede ora immerso in un progetto ambizioso, destinato a prendere forma con le regole del 2026.
L’addio, consumatosi l’anno scorso nel bel mezzo della stagione, non è stato indolore visto che Maranello ha ottenuto dal tribunale di Modena che l’ingegnere scontasse tutto il periodo di gardening leave ritardando l’approdo a Silverstone che, nei fatti, si è consumato solo in questo mese.
Non è un caso isolato quello del tecnico aretino, ma l’ennesima conferma di una tendenza che si ripete da decenni: professionisti di valore che, messi da parte o logorati dall’ambiente ferrarista, trovano altrove il contesto ideale per esprimersi e vincere.

Il copione è noto e consolidato. Aldo Costa, il caso più emblematico, un professionista forse liquidato troppo in fretta, ha costruito a Brackley le fondamenta tecniche della Mercedes dei record. James Allison, incapace di trovare la giusta collocazione in Italia, è rinato in Inghilterra, diventando uno dei tessitori di un ciclo dominante. Questi i nomi più eclatanti, ma ve ne sono decine e decine che sono volati oltremanica scrivendo pagine di storia del motorsport. Sarebbe un esercizio stancante riportarli tutti.
La costante è sempre la stessa: la Ferrari non riesce a trattenere i propri cervelli migliori, oppure non sa valorizzarli. La pressione dei media italiani, la politica interna del team e l’ossessione del risultato immediato creano un meccanismo che divora energie e persone. Da anni la Rossa sembra incapace di proteggere un progetto tecnico, di difendere i suoi ingegneri dalle tempeste quotidiane e di garantire quel tempo indispensabile a costruire cicli vincenti.

Enrico Cardile e la nuova vita in Aston Martin
Cardile, ora, ha trovato a Silverstone un ambiente radicalmente diverso. Aston Martin lo ha inserito nel cuore della sua nuova struttura, affiancandolo a mostri sacri come Adrian Newey e Andy Cowell. Qui l’ingegnere italiano non è un bersaglio della pressione, ma un tassello valorizzato di una struttura che ha scelto la continuità come metodo. Non a caso, le sue prime parole sono state un elogio alle risorse e alla visione a lungo termine del progetto: il contrario del clima di urgenza permanente che caratterizza Maranello.
“Sono felice di aver iniziato a lavorare con l’Aston Martin, è molto emozionante far parte di questa squadra, perché credo fermamente che abbia tutto ciò che serve. Il mio lavoro è quello di supervisionare lo sviluppo della vettura, seguire da vicino le prestazioni, l’aerodinamica, il design dell’auto, i test, praticamente tutte le attività dall’idea al circuito“, ha detto Cardile in un video pubblicato da Aston Martin sui suoi social network.
“In Andy [Cowell] ho trovato un ingegnere molto rigoroso, attento a ogni dettaglio del processo e al modo in cui facciamo le cose, che ci guida per essere la migliore squadra in griglia. Le persone sono molto aperte ad affrontare insieme queste sfide e a cambiare il modo in cui facciamo le cose. Avremo bisogno di tempo per crescere e, man mano che cresciamo, daremo tutto per ottenere grandi risultati“.

A tratti l’ingegnere italiano è sembrato essere un bambino in un negozio di giocattoli: felice, stimolato, entusiasta. “Ci sono molte cose che mi hanno impressionato positivamente: il campus è incredibile e, essendo un ingegnere, la galleria del vento ti toglie letteralmente il fiato per tutta la tecnologia, per quanto è avanzata. C’è la visione incrollabile di Adrian e la costante spinta a continuare a migliorare, a perfezionare ogni dettaglio della vettura“.
Sapete qual è il vero paradosso? La Ferrari, la scuderia più famosa e ambita del mondo, continua a non soddisfare i propri talenti arrivando a perderli, incapace di offrire quel respiro che altrove trasforma gli “esuberi” in campioni del mondo. Cardile potrebbe diventare l’ennesima dimostrazione di una verità scomoda: il Cavallino Rampante non smette di produrre ingegneri vincenti, semplicemente regala agli altri il tempo e le condizioni per farli fiorire.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP, Aston Martin, Mercedes
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