Sappiatelo, signore e signori, per vincere in Formula Uno non bisogna essere gentili. Riponete il manuale del bon ton e date fondo al peggio di voi. Rammentate questo consiglio se decideste di far carriera nel mondo del motorsports. Fuor di provocazione, l’incipit di questo scritto prende le mosse da recenti dichiarazioni, che avrete sicuramente letto, di Robert Doonrbos (attenti, vi vedo googlare). Il pilota olandese con all’attivo una decina di gare nella massima serie (!), ha detto più o meno che Charles Leclerc è troppo gentile per diventare campione del mondo.
Le sue argomentazioni. Sedetevi e leggete: “Charles non è in grado di fare quello che fa il campione del mondo e non può fare quello che possono fare Hamilton o Verstappen. Supponiamo che la Ferrari costruisca la migliore macchina per la prossima stagione. A quel punto sarà divorato da Hamilton. Leclerc non mi sembra un duro quando si tratta di errori o di parlare con i suoi ingegneri”.
Questo tipo di narrazione accompagna il monegasco della Ferrari da troppo tempo. Anche Nico Rosberg ebbe a sottolinearlo qualche anno fa: “Non so, forse Leclerc è davvero molto gentile, ma credo che lo sia un po’ troppo”.
Insomma, amiche e amici, la gentilezza è un disvalore in questa Formula Uno in cui ci si deve presentare nella versione più inurbana. Viva i modi rozzi, le interazioni sgarbate, le interviste scortesi!
![Red Bull GP Cina](https://www.formulacritica.it/wp-content/uploads/2024/04/Charles-Leclerc-Gp-Cina-2024-750x375.webp)
Ma smettetela! Charles non ha bisogno di avvocati difensori e men che meno del mio personale sostegno, ma certe uscite sembrano delle cazzate – sì cazzate – belle e buone.
In Formula Uno si sono alternati campioni del mondo famelici e dal comportamento sicuramente poco ortodosso a dei veri e propri gentiluomini che avevano impostato il proprio agire sulla pacatezza e sui rapporti – interni ed esterni – basandoli su armoniose conversazioni e non su esplosioni leonine.
A Charles il carattere non manca e ammettere i propri errori in diretta mondiale, magari in radio team, non è sintomo di debolezza, bensì di consapevolezza. Un momento per ripartire di slancio superando le difficoltà.
Fanno ridere, sì ridere, quelle argomentazioni da psicologi da tastiera che arrivano a conclusioni traballanti o a verdetti scritti ancor prima che si compiano. Charles, evidentemente, ha avuto una buona educazione. Cosa che dovrebbe essere un valore aggiunto.
Ma forse, in una società in cui i prevaricatori, i maleducati, i doppiogiochisti fanno ancora la voce grossa, essere ammodo è considerato anacronistico. No, non ci sto. È vero l’esatto contrario.
Crediti foto: Scuderia Ferrari, GQ
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