Il Presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, ha dichiarato un’emergenza nazionale per il deficit commerciale statunitense rispetto al resto del Mondo imponendo dazi base del 10% su tutti i paesi, con tariffe più alte per partner commerciali specifici. Nel pomeriggio di ieri, ha annunciato tasse del 30% su beni provenienti dall’Unione Europea e dal Messico e dal Brasile del 50% con effetto a partire dal prossimo 1° agosto, suscitando critiche da leader europei come Ursula von der Leyen e Emmanuel Macron.
Donald Trump ha aumentato i dazi su acciaio e alluminio al 50% e ne introdotti del 25% sulle auto importate. Ha anche proposto dazi del 50% sul rame e indagini su settori come semiconduttori e farmaci per future restrizioni commerciali. Inoltre, ha minacciato dazi del 100% sui film stranieri per proteggere l’industria cinematografica statunitense.
L’UE ha definito i dazi del 30% un duro colpo per le catene di approvvigionamento transatlantiche, minacciando contromisure proporzionate. Il Messico ha criticato le mosse come “ingiuste” ma sta negoziando alternative. Il Giappone ha subito un calo del 7,8% dell’indice Nikkei 225 a causa dei dazi sulle auto, mentre il Vietnam ha negoziato una riduzione delle misure di protezione dal 46% al 20%.
I dazi hanno generato il 5% delle entrate federali a luglio, ma hanno anche aumentato i costi per i consumatori americani, con un impatto stimato di circa 1.200 dollari per famiglia nel 2025. Gli economisti avvertono che potrebbero causare instabilità globale, con un possibile calo del PIL statunitense dello 0,8% e rischi di recessione se i dazi più alti saranno imposti a lungo. Trump giustifica la mossa come strumento per ridurre il deficit commerciale per proteggere i lavoratori americani e riportare la produzione negli Stati Uniti.
I dazi di Donald Trump: la situazione di Cadillac
I dazi imposti da Donald Trump, hanno sollevato preoccupazioni per il loro impatto sull’industria automobilistica globale, inclusa General Motors, la casa madre di Cadillac. Tuttavia, il progetto Formula 1, che vedrà il debutto del team come 11° squadra nel campionato di F1 nel 2026, con power-unit Ferrari fino al 2028, per poi gareggiare con un proprio propulsore a partire dal 2029, sembra essere protetto da queste turbolenze finanziarie.
Mark Reuss, presidente di GM, ha dichiarato che i dazi presidenziali potrebbero causare un colpo finanziario fino a 5 miliardi di dollari per l’azienda, portando a una riduzione delle previsioni di profitto a causa dell’incertezza legata alle politiche tariffarie.

Nonostante i dazi, Reuss ha assicurato che il progetto Cadillac F1 non subirà ripercussioni negative. Il team, supportato da GM e TWG Motorsports, continua a prepararsi per il debutto nel 2026, con investimenti significativi in infrastrutture (sedi a Fishers, Indiana; Warren, Michigan; Charlotte, North Carolina; e Silverstone, Regno Unito).
Dan Towriss, CEO di TWG Motorsports, ha sottolineato l’importanza di attrarre sponsor e partner globali, con un interesse crescente per il progetto Cadillac in F1. La squadra sta anche valutando piloti esperti come Valtteri Bottas e Sergio Perez, come aveva anticipato Paul Hembery ai nostri microfoni. L’obiettivo è creare un team competitivo nonostante le difficoltà economiche globali causate dai dazi.
La reazione della Haas
La Haas Automation, l’azienda madre del team di Formula 1, Haas, aveva emesso un comunicato allarmante, evidenziando come i dazi di Donald Trump abbiano causato un drastico calo della domanda per i suoi macchinari CNC, sia da parte di clienti nazionali che esteri. L’azienda, con sede a Oxnard, California, e 1700 dipendenti, ha adottato misure drastiche per fronteggiare la crisi.
L’azienda teme che i dazi sui macchinari importati da paesi come Giappone, Taiwan e Corea, senza un corrispondente abbassamento delle tariffe su materiali grezzi e componenti, possano avere un impatto catastrofico sull’industria statunitense dei macchinari, un settore strategico da 5 miliardi di dollari.

Nonostante le difficoltà, Haas Automation si dice ottimista, sperando che l’amministrazione Trump introduca misure per alleviare il peso sui produttori americani. Tuttavia, Haas ha chiarito che, almeno per il momento, le difficoltà dell’azienda madre non influenzeranno la scuderia, ma un ulteriore calo della domanda potrebbe mettere a rischio la competitività del team in futuro.
Come ben sappiamo Donald Trump, potrebbe già cambiare idea nelle prossime ore, nei prossimi giorni o settimane, ma la schizofrenia politica del tycoon potrebbe mettere a rischio il futuro delle scuderie americane in F1, Cadillac e Haas, che dovranno ricorrere ai ripari per ogni “intrallazzo” da parte del Presidente USA.
Seguici sul nostro canale YouTube
Crediti Foto: Andretti Global/Cadillac, Haas