Certe dichiarazioni non sono casuali, determinate uscite non sono frutto del caso. Qualche giorno fa, ve ne abbiamo dato conto (leggi qui), Mohammed Ben Sulayem, nell’ennesimo atto di forza mediatico nei confronti della FOM, aveva aperto alla possibilità di introdurre un 12° team in F1 dopo aver sottolineato che i meriti dell’accettazione della “pratica Cadillac” erano sostanzialmente i suoi. E su questo punto, onestamente, non sentiamo di dare torto al vulcanico presidente della FIA che, prima di ogni altro, aveva perorato e accettato la richiesta del gruppo americano che nel 2026 sarà ai nastri di partenza come undicesima franchigia.
Ben Sulayem non è uno che si nasconde e si risparmia. In virtù delle regole della Formula 1 che parlano chiaro ammettendo fino a un massimo di 24 vetture in pista, ha avvisato i naviganti: l’ulteriore allargamento dei partecipanti non solo è possibile, ma è più che concreto. Bisogna vedere come reagiranno quelli di Liberty Media e i team presenti che già hanno dovuto turarsi il naso per accogliere General Motors, un’apertura giunta solo dopo il passo indietro della Renault.
In soldoni: serviva un nuovo costruttore e da questa necessità è nato il cambio strategico dei membri di un Patto della Concordia che a fine anno scade aprendo a una nuova versione che potrebbe presentare al suo interno enormi ostacoli per un ipotetico dodicesimo soggetto.

La F1 verso l’allargamento a 12 squadre?
Tenendo ben presente il contesto, c’è chi inizia a far pressione per mettere piede nel cerchio magico del Circus iridato. Ricordate Otmar Szafnauer? No, vi rinfreschiamo la memoria. Parliamo di un ingegnere e manager con una lunga esperienza nel motorsport. Nato il 13 agosto 1964 in Romania, è cresciuto negli Stati Uniti, dove ha studiato ingegneria e business.
Ha iniziato la sua carriera in Ford prima di entrare nel mondo della Formula 1, lavorando per British American Racing (BAR), Honda e successivamente Force India, dove ha avuto un ruolo chiave nella trasformazione del team in una squadra competitiva.
Dopo il passaggio della scuderia a Racing Point e poi ad Aston Martin, Szafnauer ha lasciato il team nel 2022 per diventare team principal di Alpine. Tuttavia, la sua avventura con la squadra francese si è conclusa bruscamente, nel 2023, a causa di divergenze con una dirigenza che all’epoca dei fatti agiva con la scure e tagliava teste impunemente.
Ora Otmar pare voglia riprovarci. Raggiunto da PlanetF1, il dirigente ha spiegato cosa sta preparando: “Ho lavorato con alcuni finanziatori americani e alcune case automobilistiche per guardare a un dodicesimo team per il futuro. All’epoca in cui ho iniziato il progetto il nostro doveva essere l’11° team. Ma ora Cadillac è dentro, quindi hanno l’11° posto.
“Quindi, quando apriranno il processo di aggiunta della dodicesima squadra, spero di essere in grado di mettere in piedi un progetto solido per permettere alla dodicesima squadra di andare alle persone che l’hanno finanziato”.
Quando Andretti aveva avviato le pratiche per l’ingresso in Formula Uno furono presentate altre domande che non superano i pre requisiti dettati dalla Federazione Internazionale. Tra queste non c’era ancora il gruppo misterioso rappresentato da Szafnauer la cui candidatura ha preso corpo nel mese di luglio, come vi avevamo anticipato: leggi qui.

12° team in F1: è necessario un cambio nell’approccio per giungere all’allargamento della griglia
Considerando l’esperienza Andretti e le difficoltà che questi ha incontrato nel vedere la sua battaglia premiata, forse è il caso che i nuovi soggetti pressino prima la FOM e poi la FIA. L’ente parigino valuta la conformità tecnica dei progetti. Confronta le carte con le regole vigenti e decreta la solidità di un gruppo richiedente.
Diversa e più complessa, poiché presenta tratti di arbitrarietà, è la valutazione che fa Liberty Media che entra in questioni prettamente commerciali. Non esistono griglie, non ci sono parametri fissi. La partita si gioca sulla capacità del team richiedente di aumentare il valore globale del brand. Andretti ha vinto quando, di fatto, ha ceduto la mano a GM, un gruppo industriale molto grande e radicato a livello globale che ha dimostrato di voler investire risorse e di voler creare anche un propulsore.
Questi espedienti sono serviti a far capire alle squadre già presenti in griglia che la torta sarebbe cresciuta a dismisura e che la relativa fetta di dividendi sarebbe stata altrettanto pingue. Se Szafnauer – o chi per egli – non mostrerà argomenti altrettanto convincenti non c’è Ben Sulayem che tenga. Anche una possibile accettazione federale, com’era stato in prima battuta per Andretti, potrebbe essere bocciata dai revisori commerciali della FOM.

Per questa ragione sarebbe necessario prima convincere Stefano Domenicali e il gruppo che rappresenta per poi passare le carte per gli uffici di Place de la Concorde. Tra FIA e FOM non tira buona aria negli ultimi tempi e un ulteriore strappo non verrebbe tollerato dalle teste d’uovo di Englewood che hanno il pieno appoggio delle scuderie.
La sensazione, in chiusura, è che chi intende entrare in Formula 1 stavolta si trova dinanzi a una montagna da scalare enorme. Molto difficilmente il Circus vorrà sentirne parlare poiché deve ancora metabolizzare la presenza di un undicesimo team che si materializzerà tra dieci mesi.
Crediti foto: Formulacritica, FIA, F1