Oggi abbiamo davanti agli occhi le varie star dello sport, che ci fanno sognare ed emozionare. Li vediamo come miti, personaggi in grado di compiere azioni che a noi, comuni mortali, sembrano impossibili. Eppure, anche loro fanno affidamento su persone, siano esse agenti, fisioterapisti o semplici assistenti, di cui si fidano ciecamente e con cui si confidano nei momenti difficili.
Si potrebbe banalmente pensare che il fisioterapista sia semplicemente colui che previene e cura le difficoltà motorie di un atleta. In F1, molto spesso li vediamo a fianco dei piloti, in griglia di partenza, intenti a sorreggere l’ombrello al proprio assistito.
Uno degli esempi più noti nell’ambito della Formula 1 è probabilmente il rapporto tra il sette volte campione del mondo, il pilota britannico della Ferrari Lewis Hamilton, e la sua fisioterapista, la neozelandese Angela Cullen. Dopo la scomparsa di Aki Hintsa, primo collaboratore di Hamilton, la Cullen ha lavorato alle dipendenze del sette volte campione, standogli sempre accanto nelle gioie e nei dolori che questo meraviglioso sport può regalare.
Nel marzo del 2023 è stata annunciata la rottura del loro rapporto, ma due anni dopo, in occasione dell’arrivo del sette volte iridato alla corte di Maranello, Angela Cullen è tornata a lavorare con Hamilton.
Anche altri campioni del mondo di F1 hanno avuto fisioterapisti con cui confidarsi e dai quali ricevere consigli.
Basti pensare a Balbir Singh, storico collaboratore indiano di un altro sette volte campione del mondo, Michael Schumacher, che lo seguì anche nella tradizionale sciata della Ferrari a Madonna di Campiglio. La collaborazione tra i due è durata ben 10 anni.

Anche il due volte campione del mondo, lo spagnolo Fernando Alonso, fin dai suoi esordi agli inizi degli anni 2000 e fino al suo primo ritiro avvenuto nel 2018, ha avuto come collaboratore l’italiano Fabrizio Borra.
Oltre alla F1, anche i grandi campioni dei altri sport hanno avuto persone su cui fare affidamento nei momenti più difficili della loro carriera. Uno fra tutti è il calciatore argentino Diego Armando Maradona. Il “Pibe de Oro” incarnava il genio e la sregolatezza come nessun altro; non era un personaggio facile da gestire, ma due persone, in particolare, riuscivano a comprendere i suoi problemi e le sue paure, affrontandoli insieme a lui.
Il “Diez” era seguito dal suo preparatore atletico, l’argentino Fernando Signorini, che lo rimise in forma in vista dei Campionati Mondiali di calcio del 1986, e dal massaggiatore del Napoli, Salvatore Carmando che fu più di un assistente sanitario: confidente, amico e talismano.

Questo tipo di figura, che un tempo lavorava nell’ombra, oggi subisce una sovraesposizione che, secondo alcuni, è esagerata. Negli albi d’oro della Formula 1, ad esempio, vengono iscritti solo i nomi dei piloti e non quelli dei fisioterapisti, così come nei costruttori appare solo il nome della scuderia, senza menzionare chi ha progettato la monoposto.
Posso teoricamente essere d’accordo con chi ritiene che l’interesse verso chi ruota attorno ai piloti abbia oltrepassato i limiti. Tuttavia, ritengo anche che oggi, in un mondo sempre più connesso, in cui si viene a conoscenza di tutto e di tutti in tempo reale, sia giusto che chi lavora e contribuisce al successo dei nostri beniamini riceva un riconoscimento. Non può essere solo quello che mantiene l’ombrello al pilota plurititolato e plurimilionario.
Andy Warhol disse: “In futuro tutti saranno famosi per 15 minuti”. E quei “tutti” includono anche i collaboratori dei campioni dello sport.
Crediti foto: Ferrari, McLaren F1, Mercedes