Dalla parte di Max

Max Verstappen è nell'occhio del ciclone dopo il Gp d'Austria. L'olandese è vittima di una F1 disabituata ai duelli

Max Verstappen ha un problema con questo sport. La Formula 1 è cambiata nel tempo, sia dal punto di vista tecnico che di percezione, di racconto popolare e di filosofia. È stato un mutamento lento, impercettibile, iniziato dopo il primo addio di Schumacher alle corse, coinciso con l’abolizione dei test nelle piste private per contenere i costi, che però ha impoverito il sistema.

Dopo il 2006, abbiamo assistito a due domini importanti, il primo terminato a causa di un cambio regolamentare che ha scombinato le carte ma che ha conferito la supremazia tecnica a chi si era ben preparato per cogliere l’occasione.

Per 15 lunghi anni ci siamo abituati all’idea che il pilota non fosse più in grado di fare la differenza; non potendo salire sulla macchina dominante del periodo, i conducenti erano per lo più delle comparse. Il periodo di Alonso in Ferrari ci ha illuso che ci potesse essere una speranza, che Davide potesse battere Golia, ma per una serie di ragioni così non fu.

L’Halo salva la vita a Lewis Hamilton sovrastato dalla ruota posteriore della Red Bull RB16B di Max Verstappen – Gp Italia 2021

Poi è arrivata la stagione 2021, che ha cambiato gli equilibri. Quel dominio è in bilico, ora ci sono due forze che possono lottare e la differenza, finalmente, la fanno i piloti. È stata una stagione memorabile, ma il tifoso medio non è più abituato a tutto questo. Non lo è più neanche la stessa Formula 1, i commissari e i regolamenti poco chiari che vengono applicati. Si viene penalizzati se si frena in modo diverso rispetto al giro precedente, perché chi vuole superare perde la concentrazione e, tra il volante e guardare la strada, va fuori pista.

Si viene penalizzati in generale se ci si vuole difendere, anche grazie a un’idiozia chiamata DRS, o se si è un millimetro fuori con la gomma per i track limits, quando basterebbe la ghiaia. Si diventa notai per stabilire se trai vantaggio o meno tagliando un fazzoletto di via di fuga. E se lo fai in partenza, tutto ok, ma poi dipende: magari i commissari cambiano idea e ti penalizzano.

Sembra incredibile che vent’anni fa in F1 corresse Montoya, o Schumacher. C’è molta ipocrisia tra chi commentava – ai tempi del già citato Michael – e chi commenta ora Verstappen e ogni primo maggio commemora (con una certa dose di retorica) Senna. Questi tre piloti sarebbero dei pesci fuor d’acqua in questa F1, insieme a Verstappen.

Le gesta gloriose di Senna, un mito senza età che attrae anche le generazioni che non l’hanno visto correre, vengono giustamente celebrate. Il suo ricordo è diventato imprescindibile per tutti noi. Al museo dell’automobile di Torino è possibile visitare una mostra temporanea dedicata a Senna, che consiglio a tutti. È impossibile non empatizzare col dolore che questa scomparsa improvvisa ha creato.

Ma questo non può cancellare Suzuka 1990, così come i mondiali di Schumacher in Ferrari non possono cancellare Adelaide 1994. Non è un caso che Verstappen sia paragonato in questi giorni – giustamente – a questi due piloti: Max è l’erede del “cannibalismo”, per loro non esiste nulla che non sia la vittoria. Rinunciarci non è neanche contemplato.

Sono scorretti? Sì, e anche tanto, ma la differenza tra Grosjean e Verstappen è che il primo faceva casino senza sapere bene come, mentre per Max è tutto calcolato, così come lo era per Senna e Schumacher. Erano talmente bravi da potersi permettere quell’arroganza che tanto incuteva timore negli avversari.

Max Verstappen, vincitore della Sprint Race del Gp d’Austria 2024

Ma, come sottolineato in precedenza, non siamo più abituati ai duelli. Li vogliamo vedere, ma poi sussultiamo al primo contatto. Tante polemiche per un episodio abbastanza innocuo, se pensiamo alle “manovre” spericolate fatte in passato da Max; senza citare quelle del 2021, mi limito a prendere in esame Austria 2019, quando diede una bella sportellata a Leclerc – altro che quella a Norris – spingendolo effettivamente fuori. Il clamore qui viene suscitato dalla foratura e dal ritiro di Norris, che fa più scena, piuttosto che dalla manovra in sé, un po’ da “Padre Pio”.

Verstappen rappresenta quella F1 vecchio stile, che schifa le Sprint Race e tutto l’effimero mondo di Liberty Media. È un appassionato genuino di questo sport. Il problema di Verstappen è correre in Formula 1 ai nostri giorni, un movimento che si meriterebbe solo piloti come Norris, incapaci di capire che, quando c’è di mezzo una vittoria, un vero pilota non ci rinuncia mai.


Crediti foto: F1, Oracle Red Bull Racing

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